Al voto in assemblea generale delle Nazioni unite per la condanna dell’invasione dell’Ucraina, il continente più diviso è stato quello africano. Molti paesi si sono rifiutati di schierarsi, astenendosi o non partecipando al voto. Nel blocco africano che conta 54 membri, 17 sono quelli che hanno fatto la prima scelta, su un totale di 35 astensioni.

Tra costoro vi sono democrazie come il Senegal e il Sudafrica ma anche regimi militari vicini alla Russia come il Mali, il Sudan o la Repubblica centrafricana. Altre otto nazioni africane - Burkina Faso, Camerun, eSwatini, Etiopia, Guinea, Guinea-Bissau, Marocco e Togo - hanno scelto di non partecipare al voto.

Il “no” eritreo

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L’Eritrea è stata l’unica nazione africana a votare “no”, unendosi a Russia, Siria, Bielorussia e Corea del Nord. Le altre 28 nazioni africane si sono allineate al resto del mondo nella condanna dell’invasione. 

A inizio settimana si era già consumata una divisione simile al Consiglio dei diritti umani di Ginevra dove l’Eritrea si era opposta a un voto sulla questione Ucraina, mentre Camerun, Gabon, Mauritania, Namibia, Senegal, Somalia e Sudan si erano astenuti.

Dopo quella votazione – che ha ottenuto una maggioranza di 29 voti sui 47 membri del consiglio - Gabon e Mauritania hanno cambiato posizione, esprimendosi a New York in favore della condanna della Russia, mentre gli altri cinque hanno continuato ad astenersi o non si sono presentati al voto.

L’Africa si divide

La guerra in Ucraina ha diviso l’Africa e fomentato un polemico dibattito interno al gruppo continentale: alcuni stati africani non credono che in caso di una chiara aggressione, rifiutare di schierarsi equivalga a rimanere neutrali.

L’Uganda si è giustificato con il fatto che sta per assumere la presidenza del gruppo dei Non-allineati ma si tratta di un caso isolato. La verità è che molti paesi africani non vogliono essere trascinati in una diatriba che rischia di durare a lungo e di provocare divisioni alle Nazioni unite.

L’Onu rappresenta una delle poche piattaforme in cui il voto dell’Africa conta ed in genere ciò favorisce la sua unità. Questa volta la divisione ha dimostrato come nemmeno la moral suasion dell’Unione africana sia riuscita a convincere i membri del gruppo a rimanere uniti.

Resta il fatto che la Russia si è conquistata molti amici sul continente in questi ultimi dieci anni, con ripetute visite, qualche finanziamento ma soprattutto offrendo armi e contractors. Tuttavia la discussione rimane aperta.

Prendendo la parola al Consiglio di sicurezza il rappresentante del Kenya Martin Kimani ha denunciato il riconoscimento da parte della Russia delle regioni secessioniste del Donbass, accusando Mosca di espansionismo aggressivo.

Inoltre alcuni paesi africani non dimenticano che l’anno scorso la Russia ha posto il veto su una risoluzione presentata dal gruppo africano a proposito del cambiamento climatico. A complicare ulteriormente le cose l’invasione ha creato una crisi di rifugiati per migliaia di studenti e lavoratori africani residenti in Ucraina, molti dei quali dicono di essere stati discriminati alla frontiera e nei paesi di accoglienza mentre cercavano di fuggire.

A seguito della protesta dell’Unione africana, il ministro degli Esteri ucraino Kuleba ha promesso di risolvere la situazione. «Gli africani che cercano l’evacuazione – ha scritto il ministro su Twitter - sono nostri amici e hanno diritto di essere trattati con pari opportunità per tornare ai loro paesi d’origine in modo sicuro. Il governo ucraino non risparmia sforzi per risolvere il problema».

La posizione statunitense

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Il voto degli africani non è sfuggito all’attenzione degli Stati Uniti che sono, assieme all’Unione europea, il più grande donatore bilaterale del continente. «Vogliamo che restiate uniti al resto della comunità internazionale», ha dichiarato dopo il voto l’assistant secretary per l’Africa Molly Phee in un briefing ai media africani.

Phee ha ribadito che: «Gli Stati Uniti non vi stanno chiedendo di scegliere da che parte stare» tra la Russia e l’occidente, ma piuttosto di difendere i principi internazionali come sovranità, integrità territoriale, risoluzione pacifica delle controversie e protezione dei civili.

«L’aggressione di Putin, senza che vi sia stata provocazione, è un assalto all’ordine mondiale», ha concluso la vice ministra americana. Da parte sua la Russia ha ringraziato i paesi che si sono astenuti e che – non ha mancato di far notare – rappresentano più di un quarto della popolazione mondiale (tra cui Cina e India).

Tuttavia non c’è molta soddisfazione nella delegazione di Mosca: nemmeno vecchi alleati come Venezuela, Nicaragua o Cuba, hanno votato contro la risoluzione e, per quanto riguarda l’Africa, la stessa cosa si può dire di paesi come la Repubblica centrafricana o il Mali che hanno ricevuto dalla Russia molti aiuti militari oltre che sostegno politico.

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