La Corte suprema del Regno Unito ha stabilito che Shamima Begum non potrà tornare nel paese per appellarsi contro la decisione del governo britannico di revocarle la cittadinanza. Shamima Begum ha 21 anni, attualmente si trova in un campo controllato da guardie armate nel nord della Siria. Nel febbraio 2015 la ragazza aveva 15 anni quando, insieme ad altre due studentesse dell’est di Londra, ha lasciato il Regno Unito ed è andata in Siria per unirsi al gruppo dello Stato Islamico, dove ha sposato un terrorista di Daesh.

Dopo la fuga e l’appoggio ai fondamentalisti l’allora ministro dell’interno Sajid Javid decise di revocarle la cittadinanza per motivi di sicurezza nazionale. Il ministro aveva sostenuto che la ragazza era di origini bengalesi e che pertanto poteva andare in Bangladesh. Begum ha contestato la decisione, sostenendo che la decisione del governo britannico l’aveva lasciata apolide.

Lo scorso luglio, la Corte d’appello aveva stabilito che l’unico modo per fare ricorso contro la revoca della cittadinanza era quello di tornare nel paese. La decisione dei giudici non è stata però accettata dal ministero dell’Interno che si è appellato alla Corte suprema sostenendo che il ritorno della ragazza nel paese «creerebbe significativi rischi per la sicurezza nazionale».

I giudici della Corte suprema hanno sposato la linea del governo e hanno definito erronea la sentenza d’appello: «Non ha dato alla valutazione del ministro dell’Interno – hanno spiegato – il rispetto che avrebbe dovuto ricevere, dato che è il ministro dell’Interno che è stato incaricato dal Parlamento di fare tali valutazioni, e che è democraticamente responsabile di fronte al Parlamento per l'adempimento di tale responsabilità», ha detto il giudice Reed esprimendo il parere unanime della giuria. «Il diritto a un’udienza equa non prevale su tutte le altre considerazioni, come la sicurezza del pubblico» ha aggiunto.

© Riproduzione riservata