L’accordo commerciale e di cooperazione tra Unione europea e Gran Bretagna è finalmente arrivato alla vigilia di Natale, dopo quattro anni e mezzo dal referendum sulla Brexit, più di tre anni di negoziati, undici mesi dall’entrata in vigore dell’accordo di recesso, e solo una settimana prima dalla scadenza del periodo di transizione.

Londra e Bruxelles sono finalmente riuscite a trovare la quadra su un ampio spettro di regole e principi per garantire un’uscita ordinata della Gran Bretagna dall’Unione.

Il compromesso raggiunto con grande fatica dai team negoziali è stato pubblicato nella giornata di sabato e comprende in circa 1300 pagine un accordo generale, uno sullo scambio delle informazioni classificate, uno sul nucleare civile e una serie di dichiarazioni. L’accordo dell’ultimo minuto costituisce una base solida per organizzare le relazioni commerciali tra le due parti e servirà per evitare il caos alle frontiere e rassicurare cittadini e operatori privati, oltre che i mercati internazionali.

Addio libera circolazione

Come previsto, la Gran Bretagna, guidata da Boris Johnson, lascerà il mercato unico e l’unione doganale europei il 1 gennaio 2021, e di conseguenza cesserà la libera circolazione delle persone, dei beni e dei servizi da un parte all’altra della Manica.

L’accordo istituisce un’area di libero scambio caratterizzata da una serie di garanzie di carattere economico e sociale variabili a seconda dei settori.

Questo significa, ad esempio, che per spostarsi tra Regno Unito e Unione europea saranno necessari il passaporto, il visto per periodi superiori ai 90 giorni, e controlli alla frontiera.

Tuttavia, per i cittadini europei che vivono in Gran Bretagna e i cittadini inglesi che vivono in Europa rimarranno le garanzie concordate nell’accordo di recesso del febbraio scorso, ed è previsto un coordinamento in materia di sicurezza sociale per pensioni, maternità, salute e altro.

Torneranno i controlli anche per le merci, ma senza dazi e quote. Dovranno essere garantite le regole di origine, ma sarà sufficiente un’auto-certificazione, e ci saranno facilitazioni specifiche per prodotti farmaceutici, vino e settore automobilistico.

Secondo quanto stabilito nell’accordo di recesso, non sarà ripristinato un confine fisico nell’isola irlandese, ma questo implicherà controlli alle merci scambiate con l’isola britannica.

Per quanto riguarda i servizi, un settore cruciale nelle relazioni tra Londra e Bruxelles, saranno introdotte limitazioni importanti, come la fine dell’accesso automatico al mercato interno degli organismi bancari e finanziari del Regno Unito (il cosiddetto “passaporto finanziario”), e del riconoscimento automatico delle qualifiche professionali, ad esempio per dottori, infermieri, ingegneri o architetti.

La lunga transizione per la pesca

Per i diritti di pesca, diventati il pomo della discordia nelle ultime settimane di negoziato, si prevede un periodo di transizione di cinque anni e mezzo e una successiva graduale riduzione delle quote europee nelle acque territoriali britanniche.

Continuerà la partecipazione britannica ai principali programmi europei, tra i quali il programma di ricerca Horizon Europe e quello di osservazione della terra Copernicus, mentre ha fatto scalpore il ritiro di Londra dal programma Erasmus, considerato troppo costoso, che mette fine a una tradizione pluri-decennale di scambi tra studenti universitari tra i due lati della Manica.

Sul fronte delle relazioni bilaterali in materia di sicurezza, è stato deciso che continuerà la collaborazione tra la Gran Bretagna e le agenzie Europol e Eurojust, così come sarà garantita una stretta cooperazione tra le autorità di polizia e giudiziarie e saranno introdotti dei meccanismi che faciliteranno lo scambio dei dati, che non sarà più automatico, e le informazioni classificate.

L’accordo su questi punti sarà soggetto al rispetto delle regole di leale concorrenza, una delle linee rosse tracciate dall’Unione europea.

Nella loro conferenza stampa, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il capo negoziatore europeo Michel Barnier hanno sottolineato che sarà garantito il mantenimento di alti livelli di protezione in materia ambientale, diritti dei lavoratori e aiuti di stato.

Chi controlla l'accordo

Per supervisionare il rispetto di quanto delle regole, è prevista l’istituzione di un apposito Consiglio di partenariato, che comprenderà rappresentanti di entrambe le parti e si riunirà in diversi formati a seconda del tema trattato. Se non si troverà una soluzione consensuale per eventuali controversie in questa sede, sarà un tribunale arbitrale indipendente, e non la Corte di Giustizia europea, a dirimerle.

Tuttavia, sembra logico ritenere che la Corte eserciterà il suo ruolo di controllo per le questioni attinenti il commercio in Irlanda del Nord, che rimarrà legata alle regole del mercato unico e dell’unione doganale europee.

Inoltre, entrambe le parti potranno applicare misure di ritorsione in qualsiasi settore economico in caso di violazioni dell’accordo.

Nel complesso, l’accordo è ampio e quasi omnicomprensivo, anche se mancano ancora da definire pezzi importanti delle relazioni future, come quello sulla politica estera, di sicurezza e di difesa, incluso il tema delle sanzioni, che è stato escluso dai negoziati per volontà britannica. In ogni caso, una compiuta valutazione dell’accordo dovrà attendere la sua attuazione concreta.

Intanto, in attesa del consenso dei parlamenti europeo e di Westminster e in vista della decisione unanime dei 27 nel Consiglio, la Commissione europea ha proposto una sua applicazione provvisoria fino a fine febbraio. A questo punto si aprirà finalmente un nuovo capitolo nelle relazioni tra Gran Bretagna e Unione europea.

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