L’esibizione gratuita del male, della crudeltà e della cattiveria è ormai moneta corrente sui media. Ma non c’è trionfo per il male, nemmeno quando viene spettacolarizzato. Non c’è futuro. C’è solo la morte: ma la morte non è vittoria per nessuno
Molti sono scioccati dalle immagini della liberazione delle soldate israeliane e dagli show confezionati da Hamas o dal caos della Jihad Islamica. L’esibizione gratuita del male, della crudeltà e della cattiveria è ormai moneta corrente sui media. Siamo in balia della pornografia del male che entra in tutte le case e appare su tutti i cellulari con immagini atroci, sdoganate senza più vergogna.
Morti, armi, annegati, folle inferocite, stupri, droni assassini, carri armati in fiamme: la realtà supera ogni giorno Hollywood esibendo il male come fosse il new normal della vita del mondo. Hamas utilizza senza imbarazzo la popolazione civile di Gaza come scudo umano e come sfondo dei suoi spettacoli agghiaccianti, attirando Israele in un crudelissimo gioco delle parti nel quale ciascuna giustifica le proprie uccisioni con quelle dell’altra.
Alla fine sarà sterile cercare “chi ha iniziato prima” ed è proprio ciò che Hamas ottiene con i suoi show: mette in scena una parodia di vittoria come se le liberazioni fossero suo merito. Con questo consegue una forma di riconoscimento e approvazione (non sappiamo quanto duraturi) da parte dei palestinesi e ben oltre essi. Dalla sua Israele mostra senza pudore le immani distruzioni ottenute a Gaza, indicando le macerie come la sua “vittoria” contro un nemico in realtà sempre più sfuggente. Anche questa è pornografia del male.
Le immagini estreme del pogrom del 7 ottobre continuano a circolare sui social arabi (e non solo) mentre quelle delle uccisioni dei terroristi di Hamas girano in Israele assieme alle foto dei soldati che posano soddisfatti davanti alle distruzioni. Altra tragica pornografia del male.
Non citiamo nemmeno le immagini della guerra in Ucraina dove video con gli attacchi dei droni e soldati che tentato vanamente di fuggire sono postate dalle due parti, dopo che siamo stati bombardati (è il caso di dirlo) da migliaia di immagini sui carri armati distrutti o colpiti in azione. Ha fatto molto parlare il video in cui un soldato (in questo caso russo) chiede al suo nemico di lasciarlo morire in pace, accettando la propria sconfitta. Tutta pornografia della morte ostentata.
L’esibizione del male che si fa abitudine
Siamo ormai preda di questa esibizione del male che tende a farci abituare a cose terribili che prima ci avrebbero fatto rabbrividire. E questo vale anche per le morti in mare dei migranti, così come i corpi sospinti dalle onde sulle spiagge o disseccati nel deserto. O incatenati e deportati. L’esposizione del male vuole farci cambiare di mentalità: si punta ad una società meno solidale, meno soccorrevole o benevola, perché divenga più dura e inflessibile.
Per tempi difficili – si pensa – ci vogliono cittadini meno generosi e più spietati. La pornografia del male (potremmo fare innumerevoli esempi) ci vuole tutti feroci. «Pietà l’è morta» cantavano gli alpini nella prima guerra mondiale, nella seconda e poi durante la resistenza. Inesorabilmente la pornografia del male contribuisce al nostro imbarbarimento collettivo. Viene perduto il senso del limite e ogni forma di pietas appare come debolezza ed è criticata continuamente dalla politica e sui media.
La tradizione italiana, umanistica, cattolica e solidale, scompare in favore di una forma “adulta” e “matura”, adeguata (si dice) alle responsabilità del presente. È questo il lavoro della guerra: far svoltare il pensiero comune verso un’opinione di apparente realismo. In tempi duri ci vogliono uomini e donne duri, insensibili e pronti a tutto. È in questo contesto che il bene viene travisato e distorto, come nel caso delle soldate liberate in mezzo a un tripudio agghiacciante. Sullo sfondo di tale show falsificato, si intravedevano tuttavia le macerie.
Perché questo è il vero il risultato di ogni guerra (comunque la si voglia qualificare): un risultato senza appello favorevole al male che tutto riduce in un cumulo di macerie. Non c’è trionfo per il male, nemmeno quando viene spettacolarizzato. Non c’è futuro. C’è solo la morte: ma la morte non è vittoria per nessuno.
© Riproduzione riservata