Stati Uniti e Cina hanno negoziato una tregua nella guerra commerciale. I rivali hanno accettato di sospendere la maggior parte dei dazi reciproci per un periodo di 90 giorni, segnando una de-escalation nel conflitto. L’intesa è stata annunciata al termine di due giorni di negoziati a Ginevra e prevede una riduzione sostanziale delle tariffe doganali imposte negli ultimi mesi con toni sempre più minacciosi.

Tariffe ridotte

Secondo quanto dichiarato dal Segretario del Tesoro, Scott Bessent, gli Stati Uniti abbasseranno i dazi sulle importazioni cinesi dal 145 al 30 per cento, mentre la Cina ridurrà le tariffe sui beni americani dal 125 al 10 per cento. Questa mossa mira a rilanciare gli scambi commerciali bilaterali, che nel 2024 avevano superato i 660 miliardi di dollari ma erano stati gravemente compromessi dalle recenti misure protezionistiche.

L’intesa include anche l’istituzione di un nuovo meccanismo di dialogo economico permanente, con incontri alternati tra i due paesi o in sedi terze, per prevenire future escalation, cosa che dà all’iniziativa un sapore simile a quella intrapresa con il Regno Unito, con il quale è stato siglato un accordo che non è un accordo, ma una cornice generale. I dettagli sono tutti da negoziare.

Durante i colloqui, è stata affrontata per la prima volta anche la questione del controllo del fentanyl, con gli Stati Uniti che hanno sollecitato Pechino a intensificare le misure contro la produzione illegale dell’oppioide che è al centro di una epocale crisi sociale americana.

Con linguaggio felpatissimo, la dichiarazione ufficiale parla della «importanza di una relazione commerciale ed economica duratura, sostenibile e reciprocamente vantaggiosa», e la retorica potrebbe essere più lontana da quella del “liberation day”, che in fondo era soltanto un mese e mezzo fa, quando Donald Trump diceva gli Stati Uniti vengono «saccheggiati, vessati, stuprati e spogliati dalle potenze straniere vicine e lontane».

Per Trump questa tregua è l’inizio per un «reset totale» con la Cina e il presidente ha detto che la relazione fra i paesi è «molto, molto buona», annunciando che forse parlerà con il presidente Xi Jinping alla fine di questa settimana. Addirittura la Cina, in questa rosea narrazione abbracciata d’improvviso, è un partner migliore dell’Unione europea: «L’Ue per molti versi è più cattiva della Cina», ha detto Trump, lamentandosi di essere stati «trattati in modo molto ingiusto».

La realtà dietro a questa cortina fumogena di retorica è che l’amministrazione ha ceduto. La devastante prospettiva di una crisi dei beni importati – se il simbolo dell’inflazione sono le uova, quello della guerra commerciale con la Cina sono le bambole – ha dato fiato alle parti più moderate della Casa Bianca, che fanno capo a Bessent, e il presidente ha preso la strada obbligata del disgelo commerciale, presentando naturalmente la tregua imposta a suon di minacce come una grande vittoria negoziale.

I mercati finanziari hanno reagito positivamente alla notizia: le borse statunitensi, europee e asiatiche hanno registrato rialzi significativi, e il dollaro si è rafforzato. La tregua a sorpresa ha dato respiro a e prospettiva all’economia globale, incatenata alla sfiducia per l’autolesionista guerra commerciale fra le due superpotenze mondiali.

Restano in vigore alcune tariffe statunitensi su settori strategici come semiconduttori e acciaio, a testimonianza della volontà di Washington di mantenere una certa indipendenza economica in ambiti sensibili, ma i mercati hanno reagito a uno scampato pericolo. Almeno per il momento.

La rivolta dei bond

La realtà è che sono stati anche – se non soprattutto – proprio i mercati che ora esultano a costringere Trump a cedere. Charlie Gasparino, analista economico di Fox News, network non incline alla critiche al presidente, ha spiegato che «Trump ha messo i dazi a tutto il mondo, e i mercati – in particolare quelli dei bond – di cui abbiamo bisogno per finanziare il nostro debito, si sono ribellati. Trump è stato costretto a fare un passo indietro, fine della storia. Quello che abbiamo visto è una lezione su come i mercati esercitano il loro potere. Quando dipendi così tanto da loro non puoi scatenare una guerra commerciale globale senza che accadano delle brutte cose».

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