In Cina crollano i profitti delle multinazionali statunitensi e il partito comunista è pronto a utilizzare le difficoltà americane come merce di scambio anti-dazi
Hanno creduto alla favola sugli ottocento milioni di consumatori cinesi perennemente intenti a riempire le buste della spesa, che però si sono fermati a meno della metà e a cui è venuto il braccino corto. Hanno investito massicciamente nella seconda economia del pianeta, a tal punto da diventare “ambasciatori di buona volontà” della Cina a Washington, pedine di un gioco più grosso perfino dei loro fatturati multimiliardari: dimostrare al mondo – per arginare le politiche di “de-risking” – che il



