L’arrivo di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti sta producendo scosse sismiche e riposizionamenti di politici e apparati in numerosi paesi. Fa una certa impressione vedere uno a fianco all’altro i nomi di Luigi Di Maio e Antony Blinken, che hanno firmato un editoriale congiunto per sottolineare i legami «sempre più profondi» fra Italia e Stati Uniti. Chissà se nello scrivere l’articolo i due ministri degli Esteri hanno avuto modo di discutere anche del recente rapporto reso pubblico dal dipartimento di Stato il 30 marzo e relativo allo stato della tutela dei diritti umani nel mondo.

In quel rapporto, gli Stati Uniti accusano formalmente di aver commesso un genocidio nei confronti della minoranza musulmana degli uiguri e di altre minoranze etniche e religiose nello Xinjiang. Come scrive il dipartimento di Stato nel documento: «Questi crimini sono andati avanti a lungo e includono: detenzione arbitraria o altre gravi privazioni della libertà fisica di oltre un milione di civili; sterilizzazione forzata, aborti forzati e un’applicazione più dura delle politiche cinesi di controllo delle nascite; stupri; tortura di un gran numero di persone detenute in maniera arbitraria; lavoro forzato; e imposizione di restrizioni draconiane alla libertà di religione o credo, alla libertà di espressione e alla libertà di movimento». Solo una settimana prima Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Unione europea avevano intrapreso un’azione coordinata per sanzionare funzionari cinesi ritenuti responsabili delle violazioni dei diritti umani nello Xinjiang segnalando, in modo netto, la centralità del tema nell’agenda della politica estera dei principali paesi occidentali.

Il 31 marzo, giorno successivo alla pubblicazione del rapporto del dipartimento di Stato, è apparso sul blog di Beppe Grillo un post a firma di Fabio Massimo Parenti dal titolo “Un Maccartismo disastroso. Usa e Eu hanno perso la ragione?”.

In questo intervento ci si chiede «quali siano le prove di tali accuse» in quanto si tratterebbe di «rapporti di ong basati su informazioni e speculazioni non verificabili».

È significativo che il blog di Grillo ospiti questo intervento; il 15 novembre 2019 lo stesso Parenti parlava di «manipolazioni, strumentalizzazioni per fini geopolitici (screditare il governo cinese per contenerne l’ascesa di legittimità), ingerenze e arbitrarietà di giudizio» relativamente alla situazione nella regione dello Xinjiang.

Che cosa pensa Conte?

Quando Beppe Grillo ha pubblicato l’ultimo intervento di Parenti sul suo account Facebook è intervenuto anche Alessandro Di Battista che, con un puntuale commento, ha sottolineato: «Condivido moltissimo questo scritto Beppe. Tuttavia, non credo sia particolarmente condiviso in ambito governativo. Ragione per la quale mi sono opposto al governo dei “migliori”. A ogni modo grazie per aver pubblicato questa analisi lucida e particolarmente controcorrente».

Se fosse un film di Alberto Sordi sarebbe divertente. Ma siccome nelle stesse ore Giuseppe Conte preparava il lancio del nuovo Movimento 5 stelle sarebbe interessante sapere cosa pensa l’ex presidente del Consiglio di questa vicenda. Magari potremmo ritrovarci con nuove «analisi lucide a particolarmente controcorrente».

Almeno avremo modo di ricordare a Grillo e Di Battista che, in democrazia, hanno sicuramente diritto alle loro opinioni. Ma non ai loro fatti.

 

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