- Kenneth Roth, direttore esecutivo di Human Rights Watch, in un'intervista a La Stampa condanna i paesi che in tutto il mondo minano il sistema globale dei diritti umani.
- Dopo l'omicidio di Giulio Regeni e l'arresto di Patrick Zaky, l'Italia fa abbastanza?, gli è stato domandato: «Nessuno dovrebbe vendere armi all'Egitto, e soprattutto non dovrebbe farlo l'Italia dopo Regeni».
- «A giugno Roma ha annunciato un negoziato sulle armi da 11 miliardi di euro con il Cairo – il più grande trasferimento di armi mai registrato per entrambi i paesi – nonostante la mancanza di progressi nelle indagini per la brutale tortura di Giulio Regeni».
«La buona notizia è che, nonostante il disastro di quattro anni di Trump, nel resto del mondo la lotta globale per i diritti umani va avanti, cresce», nonostante la Cina, la Russia, l'Egitto e una pandemia «usata dai sistemi autoritari per trasformarsi in dittature». Così in un'intervista a La Stampa Kenneth Roth, direttore esecutivo di Human Rights Watch, aggiungendo che «l'Europa, e l'Italia, vedono al-Sisi come una garanzia di stabilità nella regione, non vogliono vedere che è un dittatore brutale, che ha eliminato qualsiasi processo critico e che sulla media distanza non garantisce alcuna stabilità».
Dopo l'omicidio di Giulio Regeni e l'arresto di Patrick Zaky, l'Italia fa abbastanza?, gli è stato domandato: «Nessuno dovrebbe vendere armi all'Egitto, e soprattutto non dovrebbe farlo l'Italia dopo Regeni. La cooperazione economica con al-Sisi deve essere interrotta immediatamente, l'Italia dovrebbe far arrivare i fondi non direttamente al governo – che li usa per la repressione e gli armamenti – ma alla popolazione, attraverso gruppi umanitari per esempio, in modo da garantire i diritti fondamentali, come l'assistenza sanitaria, e non gli strumenti per reprimerli.
Invece a giugno Roma ha annunciato che stava negoziando un accordo sulle armi da 11 miliardi di euro con il Cairo – il più grande trasferimento di armi mai registrato per entrambi i paesi – nonostante la mancanza di progressi nelle indagini per la brutale tortura e l'omicidio di Giulio Regeni. Gli stati membri dell'Ue continuano a esportare armi e tecnologia di sorveglianza in Egitto, ignorando gli appelli del parlamento europeo e contravvenendo all'impegno dell'Ue nel 2013, e invece dovrebbe imporre sanzioni agli alti funzionari che dirigono la repressione».
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