Tra i mille pensieri che passano per la mente di Donald Trump durante le eterne giornate trascorse in tribunale c’è cosa mangiare. Non meno importante, dove farlo. L’imputato non può uscire dall’aula, ben sorvegliata e pattugliata, e il tempo della pausa pranzo è limitato, imposto dal ritmo del processo. Nessun ex presidente è tuttavia rimasto mai a stomaco vuoto.

Così alcuni membri del suo staff hanno chiamato il Pizza Pie Guy a Baxter Street, proprio dietro il Criminal Courts Buildings situato nel Lower Manhattan. Hanno ordinato quattordici pizze: quattro al formaggio, altrettante con salsiccia e pepperoni, cinque solo pepperoni, una pollo e pancetta. Oltre a questo, vari tovaglioli e piatti. Tutto documentato dal New York Times, che ha pubblicato le foto di due uomini in giacca e cravatta camminare velocemente in direzione del tribunale, attenti a non ungersi con i sette cartoni che ciascuno dei due trasportava.

Non è un unicum il fatto che l’ex presidente sfoghi la sua tensione nel comfort food – è pur sempre il primo former president a finire alla sbarra per un reato penale. A cinque minuti dal luogo in cui è chiamato a difendersi, c’è anche un McDonald’s. È lì che si sono diretti più volti altri funzionari della squadra del tycoon durante le varie udienze che lo vedono protagonista. Il 18 aprile scorso, ad esempio, ne sono usciti con ventisette panini, lo stesso numero di porzioni di patatine, vari chicken McNuggets e hamburger di pesce (il Filet-O-Fish è il preferito di Mr Trump). Un pranzo da 700 dollari, 200 in meno rispetto all’ordine che hanno effettuato il martedì successivo.

A quanto pare, il cibo dei fast food è ciò con cui Trump si alimenta durante i processi. Non è una novità, visto che più volte aveva manifestato il suo amore per il junk food. D’altronde, la foto probabilmente più iconica del suo mandato è stata scattata il 14 gennaio del 2019, quando l’allora presidente aveva inviato alla Casa Bianca la squadra di football americano che aveva vinto il campionato universitario nazionale, i ragazzi del Clemson Tigers.

Solo che si era in pieno Shutdown, quando tutte le attività amministrative si bloccano. Comprese quelle di catering. Pertanto, The Donald aveva chiamato McDonald’s, Wendy’s, Burger King e diverse pizzerie. “«Abbiamo 300 hamburger, pizze, molte, molte patatine, tutti i nostri cibi preferiti», aveva dichiarato lasciandosi immortalare dietro una tavola su cui era disposta la cena. Anche mentre era in convalescenza dal Covid-19, i racconti di chi gli era vicino lo vedono ordinare spesso e volentieri da McDonald’s.

Esiste anche un altro problema di natura logistica. Per le regole del tribunale, non è possibile portare in aula né cibi né tantomeno bevande. Ragione per cui qualcuno ha azzardato che, dietro la sonnolenza che ha colpito più volte il leader del partito repubblicano, apparso più di una volta addormentato durante il processo, ci sia l’astinenza da Diet Coke. Sebbene meno carica di zuccheri rispetto a quella tradizionale, nel momento in cui uno è abituato a berne 12 ogni giorno – o almeno così scriveva nel 2017 il New York Times – c’è una fisiologica carenza di caffeina.

Mangiare pesante non è di certo il miglior consiglio raccomandato per tenersi svegli, ma tant’è. La passione di Trump per il cibo spazzatura ha anche un messaggio politico, per mostrarsi all’elettorato americano come un semplice uomo del popolo, con la differenza che le persone comuni vanno nei fast food per piacere ma soprattutto per risparmiare. Lui, invece, può permettersi di spendere centinaia di dollari. Eppure, come ha raccontato un dipendente del McDonald’s dove si è presentato l’entourage di Trump, «ancora una volta non hanno lasciato alcuna mancia. Niente!».

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