Dopo Gaza, l’Ucraina: Trump cerca un altro trionfo

Dopo il tour trionfale in Medio Oriente, Donald Trump vuole cavalcare l’onda della pacificazione, estendendola all’Ucraina e al quadrante minacciato dalla Russia. Il presidente americano, tornato alla Casa Bianca con la promessa di riportare gli Stati Uniti al centro del mondo, ha annunciato che venerdì incontrerà il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, a Washington per discutere di un «nuovo piano di stabilizzazione» per l’Europa orientale. Trump ha ipotizzato di fornire a Kiev missili da crociera Tomahawk «nel caso in cui Mosca non accetti di tornare al tavolo dei negoziati». Un linguaggio ambiguo, che mescola minaccia e diplomazia e lascia intravedere il doppio registro con cui il presidente americano sta cercando di presentarsi, quello del negoziatore inflessibile ma pronto a colpire. È la formula che lo ha portato alla firma della pace fra Israele e Hamas, e vuole riproporla. Nelle ultime settimane la Casa Bianca ha coltivato attentamente la narrazione dell’uomo della pace. Quella che i suoi consiglieri già chiamano “Dottrina Trump”, fatta di accordi rapidi, personalizzati e sapientemente mischiati a incentivi economici, ora viene proposta come modello anche per l’Ucraina. Secondo il Wall Street Journal, Trump concentra le sue attenzioni strategiche sui teatri di conflitto in cui gli Stati Uniti hanno interessi diretti e visibilità internazionale: l’Ucraina e il Medio Oriente rientrano in quella agenda. La potenziale proposta per Kiev comprenderà non solo armamenti, ma anche uno schema di garanzie diplomatiche e incentivi infrastrutturali che, secondo fonti vicine alla Casa Bianca, sarebbero simili ad alcune clausole del piano di pace in Israele. Trump, ego e mitomania: il leader narciso che vende la pace Un equilibrio fragile Da parte ucraina, l’incontro di venerdì è visto come un test di affidabilità per l’alleanza con Washington. I russi continuano a colpire città e civili, nelle ultime ore è stato attaccato anche un convoglio Onu di aiuti umanitari nella regione di Kherson. Sui quattro veicoli, di cui uno è finito in fiamme, viaggiava anche un funzionario italiano, rimasto illeso. Nessuna vittima, ma un atto definito «terroristico» da Kiev e «inaccettabile» dalle Nazioni Unite. Intanto, le forniture europee di armi procedono con fatica e la linea del fronte continua a oscillare. Zelensky, che si presenterà con una delegazione ristretta, punta a ottenere non solo nuove consegne ma anche garanzie politiche sul mantenimento delle sanzioni contro Mosca e un impegno americano duraturo. Trump deve capitalizzare al massimo il momento in cui tutto il mondo, anche quella parte che non lo ama, deve tributargli il merito di aver negoziato una pace che sembrava impossibile. Da settimane ripete che «solo la forza può creare stabilità» e che il suo obiettivo è «fermare le guerre infinite, non ritirarsi dal mondo». La Casa Bianca ha diffuso il vecchio slogan reaganiano “peace through strength”, pace attraverso la forza, come cifra della nuova fase di politica estera. Lo show di Trump: «Per il Medio Oriente oggi è una nuova alba» L’ombra di Mosca Il Cremlino osserva. Dmitry Peskov, portavoce di Vladimir Putin, ha accolto con favore l’annuncio di Trump di cercare la pace in Ucraina. Tuttavia, ha dichiarato che la Russia «non ha ancora ricevuto alcuna proposta ufficiale dagli Stati Uniti», sottolineando però che «qualsiasi iniziativa che riconosca la realtà sul terreno può essere discussa»: cioè Mosca non accetterà condizioni che implichino una ritirata dai territori occupati. Molti analisti sono convinti che l’offensiva retorica di Trump abbia una forte componente simbolica: ottenere una fotografia d’impatto con Zelensky serve a rafforzare l’immagine di pacificatore globale che sta coltivando. «Trump mira a raffigurarsi come colui che risolve i conflitti, anche se non ha ancora un piano concreto», commenta un alto funzionario europeo, in maniera anonima, a Domani. La seconda telefonata tra Zelensky e Trump in due giorni: dalla difesa aerea a lungo raggio al settore energetico La strategia del negoziatore Secondo fonti vicine all’amministrazione, è allo studio un pacchetto che unisce difesa, diplomazia e investimenti per la ricostruzione dei territori ucraini devastati. I piani potrebbero includere il ricorso a leve economiche che saranno collegate alle concessioni sul campo. Sono misure che ricordano per analogia i meccanismi del recente accordo in Medio Oriente, in cui l’assistenza e la ricostruzione diventano incentivi per la pace. L’obiettivo è duplice: da un lato, mettere pressione su Mosca affinché entri seriamente nei negoziati; dall’altro, creare un modello internazionale che rafforzi l’immagine di Trump come mediatore. Sarà difficile che l’iniziativa possa reggere al peso della geopolitica, ma anche la pur fragile e provvisoria tregua mediata da Trump sembrava un miraggio. Il conflitto ucraino appare lontanissimo da una risoluzione, ma il presidente americano è risoluto a non disperdere l’immagine di sé che è riuscito a proiettare. Per lui non c’è nulla che conti di più, come sanno i photo editor del Time, rimproverati duramente per la foto sgradita messa a corredo di un articolo che portava in trionfo il presidente.