I militari del Myanmar hanno bloccato l’accesso a Facebook in tutto il paese per cercare di reprimere le proteste contro il colpo di stato eseguito il 1° febbraio. L’esercito ha detto che la decisione mira a preservare la «stabilità nazionale». Il social è diventato il punto di raccolta per i sostenitori del partito di Aung San Suu Kyi che prima di essere defenestrato dai golpisti era stato riconfermato al potere alle elezioni dello scorso novembre. I membri della Lega nazionale della democrazia (Nld) sono stati arrestati e si trovano al momento in località sconosciute. 

Il golpe militare era già circolata come ipotesi prima del 1° febbraio. Il partito dell’esercito aveva infatti accusato l’Nld di avere imbrogliato nel corso delle ultime elezioni che avevano visto un chiaro successo elettorale della formazione politica di Suu Kyi che aveva raccolto l’83 per cento. Il colpo di stato è avvenuto nel giorno in cui il parlamento era chiamato

Dal Nobel ai walkie talkie

Al governo dal 2016, Aung San Suu Kyi è considerata il simbolo della lotta per la democrazia nel Myanmar. Dopo avere ottenuto l’indipendenza nel 1948, il paese asiatico era caduto sotto il controllo di una dittatura militare nel 1962. In questo contesto Suu Kyi aveva portato avanti la sua lotta per reinstaurare le libertà civili e politiche nel paese venendo arrestata per diversi anni. Il suo impegno le era valso anche il premio Nobel per la pace nel 1991 ed era stato anche premiato dai suoi concittadini che l’avevano eletta a capo del governo alle prime elezioni libere del 2015. .

La giunta militare ha, però, avversato il nuovo corso democratico e dopo il colpo di stato del 1° febbraio ha arrestato la politica con l’accusa di importazioni illegali di Walkie Talkie. Suu Kyi sarà ora detenuta fino al 15 febbraio e rischia fino a tre anni mezzo di carcere. Intanto la comunità internazionale ha condannato il golpe, ma le Nazioni unite non sono riuscite a presentare un documento di condanna unanime a causa dell’opposizione della Cina. 

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