Il focus dell’operazione di terra israeliana si è spostato nel sud della Striscia dopo la conquista della città di Khan Yunis ma non si è ancora arrestata nel nord. I carri armati dell’esercito israeliano hanno circondato il campo profughi di Jabalia. Israele ha giustificato l’operazione dichiarando la presenza di una una base militare nel campo profughi Jabalia. 

Tra le vittime di ieri, è stata registrata anche la morte di Gal Eisenkot, figlio dell’ex capo di stato maggiore dell’Idf e attuale ministro di emergenza. Il soldato è stato ucciso a seguito dell’esplosione di un tunnel nell’area. 

Il giornale Haaretz ha riferito che sono stati resi pubblici alcuni video che mostrano l’Idf radunare dozzine di palestinesi, probabilmente combattenti di Hamas, spogliati e bendati e con le mani legate dietro la schiena. L’esercito israeliano non ha ancora commentato i video.

Nella giornata di ieri, l’Idf ha confermato anche la morte di due funzionari dell’intelligence di Hamas in un attacco aereo contro la sala di comando. Abed al Aziz Rantisi, insieme a Ahmed Ayush, era responsabile dell’osservazione di Hamas e si sospetta sia stato parte dell’organizzazione dell’attacco di inizio ottobre. L’esercito ha giustificato l’attacco dicendo: «Serviva come una risorsa strategica significativa per la gestione dei combattimenti». 

Fronte Libano

Sul fronte Libano, l’Idf ha confermato di aver effettuato attacchi aerei contri alcuni obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano. Anche il Libano ha lanciato alcuni proiettili verso il nord di Israele. Hezbollah ha confermato di aver preso di mira alcune posizioni dell’esercito israeliano lungo il confine settentrionale.

Nella giornata, un missile anticarro ha colpito un veicolo civile israeliano vicino al confine con il Libano. L’esercito israeliano ha provveduto subito a rispondere. Per ora, è stato riportata una sola vittima civile. 

La notizia  ha suscitato le critiche da parte del primo ministro israeliano. Benjamin Netanyahu ha avvisato che nel caso in cui Hezbollah desse inizio ad una guerra «trasformerebbe Beirut e il Libano meridionale come Gaza City e Khan Yunis». 

Aiuti umanitari 

Continua l’appello della comunità internazionale di consentire l’ingresso degli aiuti umanitari verso la Striscia di Gaza. L’Egitto, detentore del controllo del valico di Rafah,  ha sollecitato per una consegna più rapida degli aiuti confermando il suo ruolo nella cooperazione per evitare una crisi umanitaria. Dopo le pressioni americane, Israele ha deciso di aprire per la prima volta dallo scoppio del conflitto il valico Kerem Shalom con Gaza, utilizzato in passato come il principale passaggio di merci verso la Striscia. 

Anche se la decisione non ha soddisfatto completamente le aspettative del presidente americano Joe Biden perché funzionerà solo per l’ispezione dei camion, un funzionario americano ha detto che si tratta comunque di un passo nella giusta direzione. L’apertura del valico è arrivata anche a seguito della decisione del governo di concedere un aumento «minimo» delle forniture di carburante per «evitare un collasso umanitario e lo scoppio di epidemie».

L’ufficio del primo ministro ha aggiunto: «L'importo minimo sarà determinato di volta in volta dal gabinetto di guerra in base alla situazione umanitaria nella Striscia». 

Infatti, l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha dichiarato di essere preoccupata per la diffusione di malattie a Gaza. La probabilità della trasmissione di infezioni aumenta a casa della situazione dell’acqua, definita dal portavoce «estremamente critica ovunque». 

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