Tra la Repubblica d’Irlanda e il Regno Unito sarà battaglia. Uno scontro legale, ma dalle motivazioni politiche e simboliche. La scorsa settimana, infatti, il governo di Dublino ha annunciato una causa contro Londra e il motivo è il controverso disegno di legge, approvato da Westminster ed entrato in vigore a settembre, riguardante i Troubles, il conflitto civile in Irlanda del Nord nel quale morirono più di 3500 persone.

Il Troubles Bill

Preannunciato nel 2021 dal governo di Boris Johnson, il Troubles (Legacy and Reconciliation) Bill nella mente dei suoi promotori ha l’obiettivo di «tracciare una riga sul passato». In pratica, però, grazie alla nuova legge si fermeranno le inchieste e i processi sugli omicidi avvenuti in Nord Irlanda nei duri anni della guerra civile e verrà concessa l’amnistia condizionale a chi è accusato di aver ucciso o ferito. Un provvedimento che interessa in prima linea i vecchi paramilitari nordirlandesi ma anche gli ex soldati britannici, spesso coinvolti in crimini efferati nella regione settentrionale dell’Irlanda. Su cui solo negli ultimi anni si è provato a fare giustizia.

Piena garanzia di sicurezza anche per chi è gravemente indiziato di reati specifici, purché confessi e riporti nuove informazioni utili per far luce sul sangue versato in quegli anni. Perché dei Troubles si conosce molto, ma non tutto, visto che circa un migliaio di omicidi non sono stati ancora risolti. È su questo elemento che ha puntato Londra: secondo Downing Street grazie alla legge si potranno trovare verità finora mai emerse, visto il potenziale contributo dei diretti interessati. Per raccoglierle è stata prevista l’istituzione di un organo apposito, la Commissione Indipendente per la Riconciliazione e il Recupero delle Informazioni (Icrir).

Le reazioni alla legge

La narrazione di una legge utile a svelare ciò che è rimasto fin qui nascosto, in modo da potersi mettere finalmente alle spalle il capitolo dei Troubles, e di dover cambiare approccio giudiziario in modo da «porre fine al nuovo ciclo di indagini che ha deluso vittime e veterani per troppo tempo», ha però convinto poche persone nel Regno Unito e soprattutto nell’isola di Irlanda.

Favorevoli alla norma, infatti, sono stati praticamente solo il partito conservatore e le associazioni dei veterani britannici. Contrari, tutti gli altri: cioè i laburisti di Keir Starmer, pronti a tornare indietro in caso di vittoria alle elezioni; tutti i partiti nordirlandesi, con leggere differenze, dai nazionalisti dello Sinn Féin agli unionisti del Democratic Unionist Party; il governo di Dublino, ma anche gli influenti Stati Uniti, e soprattutto le associazioni dei familiari delle vittime dei Troubles.

Per i più morbidi tra loro si tratta di un tentativo inutile e dannoso di cancellare i Troubles senza fare giustizia, per i più intransigenti irlandesi e critici, invece, la motivazione della legge è solo una: proteggere i soldati britannici e mantenere così al segreto i presunti coinvolgimenti dell’esercito di Sua Maestà nel conflitto, i suoi legami con i gruppi paramilitari lealisti.

La causa irlandese

Il 20 dicembre scorso, Dublino ha annunciato la sua intenzione di fare causa interstatale al Regno Unito contro il Troubles Bill, secondo la Convenzione europea sui diritti dell’uomo. «È qualcosa che stiamo facendo con rammarico, ma abbiamo preso l’impegno con i sopravvissuti in Irlanda del Nord e con le famiglie delle vittime, e saremo al loro fianco» ha detto il premier irlandese Leo Varadkar. Per il ministro degli Esteri, Micheàl Martin, il governo irlandese ha il dovere di difendere l’accordo del Venerdì Santo. L’iniziativa è stata però criticata dagli unionisti del nord e dai britannici, che hanno accusato di doppio gioco l’Eire, visto il lassismo in merito ai processi dei Troubles lato irlandese.

Ma lo scatto in avanti di Dublino è solo parzialmente giustificato dal fatto che anche la Repubblica d’Irlanda sia stata interessata dagli eventi dei Troubles e abbia avuto un ruolo diretto nel conflitto. La causa interstatale è una mossa politica che sembra testimoniare la volontà del sud dell’isola di avvicinarsi sempre più al nord, per staccarlo (più di quanto abbia fatto la Brexit) dal resto del Regno Unito. D’altronde i cambiamenti demografici e sociali in Irlanda del Nord stanno lentamente, ma costantemente, indirizzando la regione verso un nuovo referendum e la possibilità di una riunificazione. E Merrion Street deve preparare il terreno.

Per adesso sarà Dublino contro Londra. Ma sempre con in mezzo Belfast. Perché dalla storia raramente si sfugge.

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