Il nostalgico fascista José Antonio Kast e l'ex leader studentesco Gabriel Boric disputeranno il ballottaggio per la presidenza del Cile. Come nelle previsioni, i due candidati più radicali hanno sbaragliato gli avversari nel primo turno disputato ieri, rompendo con il bipolarismo moderato che ha governato il paese sudamericano negli ultimi 30 anni.

Il fatto nuovo è che il margine tra i due è più stretto del previsto, rendendo ancora più incerto l'esito finale. Kast ha raccolto il 28 per cento dei voti e Boric il 25,7. Alla fine sull'estrema destra si sono riversati meno voti conservatori di quanto gli ultimi sondaggi avessero indicato, ampliando le possibilità del 35enne Boric di sorpassare Kast il 19 dicembre, quando si svolgerà il ballottaggio.

Il terzo posto a sorpresa dell'imprenditore di origini italiane Franco Parisi (13 per cento) amplia l'importanza della sua eventuale indicazione di voto tra un mese. Parisi è un populista che ha condotto una campagna digitale sui generis dagli Stati Uniti, senza mettere piede in Cile. Sono usciti invece a pezzi dal voto i partiti tradizionali, che hanno governato il Cile dal ritorno alla democrazia nel 1990, in particolare la Democrazia cristiana.

L’ultraconservatore

Kast è un ultraconservatore che non nega le sue simpatie per il regime militare di Augusto Pinochet (1973-1990), soprattutto in economia. Ma è riuscito a prendere il posto della destra moderata del presidente uscente Sebastian Pinera grazie alla sua insistenza sull'ordine pubblico, il narcotraffico, la riduzione delle tasse e l'immigrazione. Si ispira a Donald Trump e Jair Bolsonaro. Il giovane Boric vuole l'estremo opposto, smontare il sistema pensionistico privato ereditato dalla dittatura e imporre più tasse ai ricchi. Se riuscisse a superare Kast al ballottaggio intende lavorare fianco a fianco con l'assemblea costituente eletta di recente, e che vuole riforme profonde.

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