«Per noi vecchi migrare è uno strappo non pensabile, anche perché ci prepariamo all’esodo finale, non a cambiar casa e terra». Stavolta per il tweet di congedo dalla comunità di Bose, da lui fondata sulla Serra d’Ivrea negli anni Sessanta, l’ex priore Enzo Bianchi non ha citato un padre della chiesa, come aveva fatto nel 2017.

Da allora, il passaggio di testimone all’attuale priore Luciano Manicardi era stato così burrascoso da richiedere l’intervento della Santa sede. Il 13 maggio 2020, con un decreto singolare approvato in forma specifica da papa Francesco, Roma invitava Bianchi a lasciare Bose perché «ha mostrato di non aver rinunciato effettivamente al governo (…). Si è posto al di sopra della regola della comunità e delle esigenze evangeliche da esse richieste, esercitando la propria autorità morale in mondo improprio, irrispettoso e sconveniente nei confronti dei fratelli della comunità, provocando lo scandalo». A distanza di oltre un anno da quel decreto, la partenza agognata dalla comunità di Bose è avvenuta.

Verso Torino

Secondo quanto riporta Repubblica, Bianchi si trasferirà a Torino, in un alloggio ristrutturato da alcuni amici. L’ex priore ha, così, rifiutato di vivere a Cellole di San Gimignano, nella pieve concessagli in comodato d’uso gratuito dalla stessa comunità di Bose e, pertanto, sguarnita nei mesi passati. Dopo un assenso iniziale, l’ex priore aveva messo in discussione i termini di trasferimento nella pieve volterrana per alcuni terreni non inseriti nel comodato d’uso, che attualmente sono affidati, con regolare contratto d’affitto, alla società agricola Agribose. Eppure, in passato l’ex priore non aveva fatto segreto che Cellole avrebbe potuto diventare il luogo del suo ritiro al punto che, in fase di ristrutturazione, aveva dato suggerimenti sulla ristrutturazione dei locali. Oggi la pieve è abitata da Adalberto, Dario, Emiliano e Valerio, quattro membri che hanno deciso di staccarsi dalla comunità di Bose per vivere in loco con una prospettiva di autonomia da realizzare entro i prossimi mesi.

Stessa città di Boselli

A Torino, invece, vive Goffredo Boselli, il membro allontanato da Bose, assieme a Lino Breda e Antonella Casiraghi, da un decreto pontificio ad personam, simile a quello che ha disposto l’allontanamento di Bianchi. Secondo il documento, infatti, i tre «fanno riferimento esclusivo a fratel Enzo Bianchi e non riconoscono, di fatto, l’autorità del legittimo priore in carica, ostacolandone gravemente l’esercizio», favorendo un «clima di estrema tensione e divisione». A Boselli, la Santa sede ha aggiunto un punto ulteriore (n.15): «Fr. Goffredo Boselli non potrà risiedere nello stesso domicilio di Fr. Enzo Bianchi e dovrà interrompere i contatti con lui». Stesso domicilio no, stessa città sì evidentemente.

«Per alcuni giorni sono stato silente e non vi ho inviato i pensieri emersi nel mio cuore» scriveva ieri l’ex priore di Bose a proposito del suo «faticoso, sofferente» trasloco. Non sono neppure terminati gli spostamenti che l’agenda dell’ex priore è già fitta di impegni. Il prossimo 10 giugno, infatti, Bianchi è atteso a Castelponzone, in provincia di Cremona, nel suo primo incontro aperto al pubblico in cui parlerà della Chiesa di ieri, oggi e domani. Una prospettiva interessante vista da un cristiano che ne ha incarnato il passato e il presente. Chissà di quale futuro parlerà invece l’ex priore, libero dai lacci della comunità di Bose.

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