- Ankara si pone come “ponte tra est e ovest”, un mediatore che non adotta le sanzioni occidentali contro la Russia e che invece usa il sistema di pagamento internazionale russo Mir, riducendo così gli effetti delle sanzioni stesse.
- Erdogan non vuole arrivare alle urne, in programma a giugno 2023, dopo un inverno al freddo o con il portafoglio svuotato dalle bollette.
- Importanti i circa otto miliardi di dollari ottenuti in prestito dalla Russia per dare ossigeno alle esigue casse della banca centrale costretta a ridurre i tassi con l’inflazione rampante, mentre ben avviati sembrano i colloqui per un fondo di venti miliardi di petrodollari sauditi.
Con Recep Tayyip Erdogan mai dire mai. Il presidente turco, leader dalle molte vite sul Bosforo dove è passato da ospite delle carceri quando minacciava la laicità dello stato ai tempi dei militari, a premier e poi presidente di quello stesso stato, sta giocando tutte le carte per vincere ancora una volta a giugno le prossime elezioni grazie all’aiuto dell’“amico” Vladimir Putin, con cui ieri ha avuto un incontro bilaterale, nell’ambito del vertice dell’Organizzazione della cooperazione di Shan



