Si infittisce il mistero dietro l’esplosione del porto di Beirut di fine agosto. Una nuova inchiesta trasmessa sul canale televisivo libanese Al Jadeed tenta di far luce su chi ha acquistato il nitrato di ammonio, la sostanza chimica che ha distrutto metà città e provocato almeno 200 morti e oltre 600 feriti.

Secondo il documentario del libanese Firas Hatoum, autore dell’inchiesta, dietro l’acquisto delle 2.750 tonnellate di materiale esplosivo c’è la Savaro Limited, società a cui sono collegati tre uomini d’affari siriani: George Haswani e i fratelli Imad e Mudalal Khuri.

Tutti e tre gli uomini, che possiedono anche la cittadinanza russa, sono già stati sanzionati in precedenza dagli Stati Uniti per aver presumibilmente fornito i loro servizi al governo del presidente siriano Bashar al-Assad. Secondo il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, Mudalal Khuri ha svolto la figura di intermediario per conto del governo siriano in un tentativo di approvvigionamento del nitrato di ammonio alla fine del 2013, proprio nello stesso periodo in cui il materiale esplosivo è entrato a Beirut. L’inchiesta solleva l’ipotesi che il nitrato fosse stato acquistato per essere utilizzato dalle forze armate siriane nel conflitto civile che attanaglia il paese dal 2011. Il governo di Al-Assad, infatti, è stato più volte accusato dalle organizzazioni internazionali di usare il nitrato di ammonio nelle armi esplosive che utilizzava contro i ribelli.

I legami tra la Savaro e i cittadini siriani

Il materiale chimico è stato acquistato dalla fabbrica georgiana Rustavi Azot dalla Savaro Limited il 10 luglio 2013, secondo un contratto di vendita pubblicato da Al Jazeera.

La Savaro è registrata come società di commercio di prodotti chimici nel Regno Unito, ma sembra avere tutte le caratteristiche di una società di comodo, dati i pochi se non nulli dipendenti a carico e i pochi affari. L’attuale direttrice della società, in carica dal primo ottobre 2020, è una cittadina cipriota di nome Marina Psyllou che secondo Al Jazeera è stata registrata come funzionario in altre 157 società diverse, la maggior parte situate nel Regno Unito e nei noti paradisi fiscali di Panama e delle Isole Vergini.

Fonte: Companies House

Secondo l’international Consortium Investigative Journalists sarebbero 11 le società offshore fino ad ora identificate a capo di Marina Psyllou fuoriuscite dai vari leak pubblicati negli ultimi anni.

Fonte: ICIJ

Graham Barrow, un esperto di antiriciclaggio, ha dichiarato ad Al Jazeera che la Psyllou è quasi certamente una persona di facciata che offriva i suoi servizi e il suo nome a persone che volevano rimanere anonime. Martedì scorso, a ridosso della pubblicazione dell’inchiesta, Marina Psyllou ha presentato una richiesta di scioglimento della Savaro alle autorità britanniche. 

Fonte: Companies House

Dal 2011 a oggi la Savaro è stata registrata in tre indirizzi diversi a Londra, i quali sono gli stessi delle società collegate agli uomini d'affari legati al governo siriano. Tra queste c’è la Hesco Engineering and Construction costituita nel 2005. La Hesco è stata diretta da George Haswani, sanzionato nel 2015 dagli Stati Uniti per aver presumibilmente facilitato l'acquisto di petrolio dai miliziani dell’Isis per conto del governo siriano. La Hesco è stata sciolta il 17 novembre 2020, tre mesi e mezzo dopo l'esplosione del porto di Beirut.

Department Treasury U.S.

                             

Il secondo indirizzo della Savaro coincide con lo stesso utilizzato dalla IK Petroleum Industrial Company Limited, una società diretta da uno dei due fratelli Khuri, Imad. La IK Petroleum è collegata a un’altra società con sede nel Regno Unito, la Interstatus Limited. Ancora una volta, la direttrice registrata della Interstatus è Marina Psyllou, già direttrice della Savaro.

Il fatto che tre indirizzi della Savaro sono collegati alle aziende degli imprenditori siriani è molto significativo e fa pensare che sono quasi nulle le possibilità di indipendenza tra tutte queste società, utilizzate per cercare di occultare i veri acquirenti del nitrato di ammonio.

Il mistero sulla destinazione del carico e la nave che lo ha trasportato

La settimana scorsa l’Interpol ha emesso degli “avvisi rossi” di cattura internazionali, di carattere non vincolante, nei confronti di Igor Grechushkin e Borys Prokoshew, rispettivamente il proprietario e il capitano della nave Rhosus che trasportò il materiale esplosivo nel porto di Beirut. Il terzo raggiunto dal mandato dell’interpol è Jorge Moreira, un portoghese coinvolto, secondo gli inquirenti, nell’acquistato del nitrato dalla fabbrica georgiana Rustavi Azot.

La destinazione ufficiale del mercantile era il Mozambico, nello specifico l’azienda Fabrica de Explosivos de Moçambique (FEM). Non è ancora chiaro come mai il nitrato sia stato dirottato e scaricato nell’hangar del porto di Beirut e non nel paese africano.
Nel frattempo le autorità libanesi hanno accusato trenta persone di negligenza criminale per non aver rimosso il carico esplosivo negli ultimi sette anni. Tra questi ci sono anche il primo ministro uscente, Hassan Diab, e tre ex ministri.

Indirizzi fittizi, dirigenti a capo di diverse società, coincidenze improbabili, se non volute, e cittadini siriani e russi collegati alla faccenda fanno sempre più pensare che in realtà la meta finale del materiale esplosivo doveva la Siria, per essere utilizzato nel conflitto.

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