La Chiesa di Francesco naviga verso Oriente: questa almeno l’intenzione a giudicare dalle prossime nomine cardinalizie in programma il 27 agosto in Vaticano; riceveranno infatti la berretta rossa, fra gli altri, i vescovi di Ulan Bator, capitale della Mongolia, di Singapore e di Goa e di Hyderabad in India. Saranno 21 in tutto i nuovi porporati scelti da Francesco, fra questi 16 ‘elettori’, vale a dire con meno di 80 anni e quindi con diritto di voto in un eventuale conclave. Il collegio cardinalizio avrà quindi un’impronta definitivamente bergogliana, tale da influire sia sulla scelta del successore quando sarà il momento, sia in grado da definire un modello di Chiesa per il prossimo futuro. Il pontificato del papa argentino, infatti, è stato in parte caratterizzato da una forte tensione fra sostenitori di un’apertura al dialogo con la modernità e depositari di un tradizionalismo che sfiorava il fanatismo religioso, c’è però un versante geopolitico del magistero di Bergoglio altrettanto significativo.

Francesco, primo papa non europeo e per di più proveniente dal sud del mondo, ha visto con chiarezza il declino del cattolicesimo occidentale, per questo ha investito in modo particolare sull’Asia, il continente nel quale il cristianesimo è ancora, quasi ovunque, una minoranza, non di rado vittima delle forti limitazioni imposte alla libertà religiosa (con la notevole eccezione delle cattoliche Filippine), e che al medesimo tempo è in tumultuoso sviluppo politico, demografico, economico. Da qui la forte attenzione della Santa Sede al dialogo con la Cina, l’attenzione all’India e alle buone relazioni con l’Indonesia, il più grande paese islamico del pianeta. Senza dimenticare però realtà più piccole ma altrettanto importanti per la Chiesa di Roma come Timor Est, il piccolo Stato insulare a maggioranza cattolica.

Salute incerta e voci di rinuncia

Tuttavia, il visibile peggioramento delle condizioni di salute del Papa, hanno imposto agli occhi dell’opinione pubblica il tema della possibile rinuncia di Francesco. L’uso frequente della sedia a rotelle per spostamenti anche brevi, i diversi riferimenti fatti al tema dimissioni dallo stesso pontefice, hanno alimentato voci e ipotesi in tal senso, anche collegate alle nomine dei nuovi cardinali.

Ma andiamo con ordine. Dei suoi problemi di salute Francesco ha parlato in modo esplicito lo scorso 30 luglio sul volo di ritorno dal Canada rispondendo alle domande dei giornalisti. «Credo che alla mia età e con questa limitazione – spiegò nella circostanza - devo risparmiarmi un po' per poter servire la Chiesa. Poi, al contrario, posso pensare alla possibilità di farmi da parte, questa, con tutta onestà, non è una catastrofe, si può cambiare Papa, si può cambiare, non c'è problema».

Quindi aggiunse con riferimento alla gonalgia di cui soffre da tempo: «Credo che devo limitarmi un po’ con questi sforzi. L’intervento chirurgico al ginocchio non va, nel mio caso. I tecnici dicono di sì, ma c'è tutto il problema dell'anestesia, io ho subito dieci mesi fa più di sei ore di anestesia e ancora ci sono le tracce. Non si gioca, non si scherza con l’anestesia».

Dunque, lo stesso Francesco delineava un orizzonte limitato per il suo pontificato, per quanto avesse poi smentito di essere sul punto di lasciare l’incarico, come confermato dall’agenda ricca d’impegni dei prossimi mesi. La strada aperta da Benedetto XVI, in ogni caso, è aperta anche per il suo successore che, per altro, ha già spiegato come in caso di rinuncia non si farà chiamare più “papa emerito” ma sceglierà il titolo di “vescovo emerito di Roma”.

Cardinali dal sud del mondo

Fra i nuovi 21 cardinali che il Papa nominerà il prossimo 27 agosto, spiccano, ancora una volta, i rappresentanti di chiese di frontiera: fra di loro troviamo il nigeriano Peter Ebere Okpaleke, vescovo di Ekwulobia; il francescano brasiliano Leonardo Ulrich Steiner, arcivescovo di Manaus, nel cuore dell’Amazzonia, e Paulo Cezar Costa, arcivescovo di Brasilia; gli indiani Filipe Neri Antonio Sebastiao do Rosario Ferrao, arcivescovo di Goa e Anthony Poola, arcivescovo di Hyderabad. Quest’ultimo sarà il primo cardinale appartenente ai dalit, ovvero i senza casta, l’ultimo gradino nella gerarchia sociale indiana, una scelta che chiarisce bene quale può essere il ruolo della Chiesa nel subcontinente indiano.

Diventeranno cardinali, poi, il salesiano Virgilio do Carmo da Silva, arcivescovo di Dili, Timor Est; il ghanese Richard Kuuia Baawobr, dei missionari d'Africa, vescovo di Wa; e ancora William Seng Chye Goh, arcivescovo di Singapore e Adalberto Martinez Flores, arcivescovo di Asuncion, Paraguay.

Due, inoltre, gli italiani con meno di 80 anni che fanno parte del gruppo: mons. Oscar Cantoni, vescovo di Como, e mons. Giorgio Marengo, missionario della Consolata, prefetto apostolico di Ulan Bator, Mongolia. Per quel che riguarda l’Italia viene confermata l’attitudine di Francesco a lasciare senza porpora sedi ecclesiali a lungo considerata cardinalizie per tradizione come Venezia, Milano e Torino. Anche Napoli resta, per ora, a secco.

La porpora americana

Da segnalare, fra le nomine che toccano Paesi di lunga tradizione cattolica, quella del francese Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, personaggio popolare e in linea con il magistero di Francesco, e quella dell’americano Robert Walter McElroy, vescovo di San Diego.

McElroy rappresenta, all’interno del conservatore episcopato americano ossessionato dalla battaglia contro l’aborto, una sensibilità differente; attento ai temi dell’immigrazione e del razzismo, non ha condiviso le posizioni più intransigenti di quei settori della Chiesa Usa che chiedevano di vietare la comunione al presidente Joe Biden e alla speaker della Camera Nancy Pelosi, entrambi democratici e cattolici praticanti, per via del loro sostegno alle legislazioni pro-choice sull’aborto, ovvero favorevoli al diritto di scelta da parte delle donne.

Fra i nuovi cardinali non manca infine il drappello dei ‘curiali’, anche in questo caso con ampia rappresentanza geografica: ci sono infatti l'inglese Arthur Roche, prefetto per il dicastero per il Culto Divino; il coreano Lazzaro You Heung-sik, prefetto del dicastero per il Clero; lo spagnolo Fernando Vergez Alzaga, Legionario di Cristo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.

Il concistoro del 27 agosto, avrà per altro un seguito: il 29 e il 30 il Papa ha convocato una riunione di tutti i cardinali per discutere della nuova Costituzione apostolica Praedicate Evangelium con la quale è stata riformata la Curia vaticana. Se questa è la ragione ufficiale della convocazione, in realtà l’incontro sarà un momento di confronto importante fra porporati provenienti dai quattro angoli del globo, molti dei quali non di conoscono ancora fra di loro. Infine, fra nomine e riunione del collegio cardinalizio, il 28 agosto Francesco farà una tappa lampo all’Aquila in occasione della festa della Perdonanza, indetta per la prima volta da Celestino V nel 1294.

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