Dopo le elezioni legislative francesi che si sono tenute il 19 giugno il presidente francese Emmanuel Macron non solo deve far fronte ai partiti d’opposizione guidati da Melenchon e Le Pen che hanno ottenuto un gran numero di seggi, rispetto alla scorsa tornata elettorale, ma deve gestire anche i dissidi interni.

Nella giornata di ieri, la prima ministra francese Elisabeth Borne ha deciso di rassegnare le dimissioni dall’incarico nelle mani del presidente francese Emmanuel Macron, a poco più di un mese dalla sua nomina. Il capo dell’Eliseo ha però respinto le dimissioni per «far sì che in questo momento il governo possa comunque agire» e ora, dicono da Parigi, effettuerà «le necessarie consultazioni politiche al fine di individuare soluzioni costruttive per la Francia e la sua popolazione» in vista della nuova legislatura.

Il voto del 19 giugno

I risultati del turno elettorale di domenica scorsa riportano un quadro frammentato e una maggioranza che non c’è per Ensemble, il partito di Macron, che ha ottenuto 245 deputati, mentre ne servivano almeno 289. Seguono la Nupes di Jean-Luc Mélenchon con 131 seggi (il 31,6 per cento) e il Rassemblement National di Marin Le Pen che triplica i voti con i suoi 89 seggi. I repubblicani, ovvero la destra tradizionale, hanno ottenuto 61 seggi.

«È una situazione inedita che rappresenta un rischio per il nostro paese viste le sfide che dobbiamo affrontare, sia sul piano nazionale che internazionale», aveva detto Elisabeth Borne dopo i risultati e aveva anche lanciato un appello all’unità per «costruire una maggioranza d’azione» per il paese attraverso ipotesi di «compromessi». In questi giorni Macron incontrerà i capi di partito per capire che tipo di accordo potrà nascere.

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