Si La Corte internazionale di giustizia dell'Aia ha respinto la richiesta di Israele di archiviare il caso per crimini di genocidio nella Striscia di Gaza presentata dal Sudafrica. Lo ha detto la presidente della Corte, Joan E. Donoghue, nel corso della lettura della sentenza. Per la corte, alcune delle azioni dell’Idf compiute nella Striscia di Gaza consentono al tribunale dell'Aia «di esaminare il caso sulla base dell'articolo 9 della Convenzione sul genocidio».

Cosa ha deciso la corte

«Israele deve adottare misure in suo potere per prevenire e punire l'incitamento diretto e pubblico a commettere un genocidio, in relazione ai membri del gruppo palestinese nella Striscia di Gaza», ha detto la giudice chiedendo alle autorità di Tel Aviv di dimostrare, con un mese a disposizione, di non attuare un genocidio ai danni della popolazione palestinese.

Secondo Donoghue, «i palestinesi sembrano costituire un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso distinto, e quindi un gruppo protetto, ai sensi dell'articolo 2 della convenzione sul genocidio». E pertanto andrebbero protetti ai sensi del diritto internazionale. La giudice si è espressa anche sul linguaggio utilizzato dai leader israeliani, considerato disumanizzante nei confronti dei palestinesi. Lo ha fatto citando alcune affermazioni di ministri israeliani, come quella della Difesa Yoav Gallant che «ha ordinato un “assedio completo” a Gaza» e ha affermato che le truppe stanno combattendo contro «animali umani».

Esprimendo preoccupazione per le vittime civili, Donohogue ha detto che «il 93 per cento della popolazione nella Striscia di Gaza rischia la fame e centinaia di migliaia di bambini non hanno accesso all'istruzione». La Corte internazionale di giustizia dell'Aja ritiene inoltre che vi sia sufficiente urgenza per ordinare misure provvisorie contro Israele, disponendo che Israele prenda «tutte le misure per prevenire qualunque atto di genocidio a Gaza».

Inoltre per la Corte, Israele deve adottare misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura dei servizi di base e dell'assistenza umanitaria urgenti e necessari per affrontare le condizioni di vita dei palestinesi nella Striscia. Si dice però deluso per la mancanza di un’ordinanza per il cessate il fuoco completo.

Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha commentato positivamente la sentenza, affermando: «Ci aspettiamo che Israele, in quanto democrazia autoproclamata e Stato che rispetta lo stato di diritto, si attenga alle misure emanate». Ramaphosa e gli esponenti del suo partito hanno esultato durante la proclamazione della sentenza. «Alcuni ci hanno detto che dovremmo farci gli affari nostri e non farci coinvolgere negli affari di altri paesi, eppure è proprio il nostro posto in quanto persone che conoscono troppo bene il dolore dell’esproprio, della discriminazione e della violenza sponsorizzata dallo stato».

Come è nata la causa

La corte si pronuncia sulla base della causa intentata dal Sudafrica, che sostiene che Israele, con le sue operazioni militari a Gaza, si sia reso responsabile del reato di genocidio. Lo Stato israeliano ha respinto le accuse giudicandole «ampiamente distorte» e facendo appello al proprio diritto alla difesa dopo l’attacco subito il 7 ottobre. Diversi stati si sono opposti alla causa intentata dal Sudafrica, tra cui anche la Germania.

Le reazioni alla decisione della corte

Benjamin Netanyahu definisce «vergogna che rimarrà per generazioni» l’accusa di genocidio mossa verso Israele. «La stessa affermazione che Israele sta commettendo un genocidio contro i palestinesi non è solo falsa, è oltraggiosa, e la volontà della corte di discuterne è un segno di vergogna che non sarà cancellato per generazioni» ha dichiarato il premier dello stato ebraico. Il Ministro della Sicurezza dello Stato ebraico Itamar ben Gvir ha definito la Corte di giustizia internazionale dell'Aia «antisemita» e ha esortato Israele ad ignorarne le decisioni. Secondo il ministro «la corte non cerca la giustizia, ma la persecuzione del popolo ebraico».

In Medio Oriente si è espresso circa la sentenza della corte il presidente turco Recep Tayyip Erdogan giudicando «preziosa la decisione di ingiunzione provvisoria presa dalla Corte internazionale di giustizia in merito agli attacchi disumani a Gaza». Il premier ha dichiarato che la Turchia continuerà a «seguire il processo per garantire che i crimini di guerra commessi contro civili palestinesi innocenti non rimangano impuniti» e ha rinnovato l’impegno a battersi per «l'instaurazione di un cessate il fuoco e il cammino verso una pace duratura e a stare al fianco dei nostri fratelli e sorelle palestinesi».

Il rappresentante della Palestina alle Nazioni Unite, Riyad Mansour, ha commentato definendo la decisione della Corte «storica». Ha poi riferito che la Palestina ha indetto un incontro del Consiglio degli ambasciatori arabi per coordinare un piano d’azione. Anche il segretario generale dell’Iniziativa Nazionale Palestinese Mustafa Barghouti, ha definito la sentenza «molto importante». Le sue parole: «Significa che per la prima volta in 75 anni, Israele è privato della sua impunità di fronte al diritto internazionale. Significa che per la prima volta Israele è detenuto davanti a un tribunale per i crimini che sta commettendo contro il popolo palestinese».

Il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock ha dichiarato che Israele deve attenersi alle decisioni prese dalla Corte ma che «anche Hamas è vincolato dal diritto umanitario internazionale e deve finalmente rilasciare tutti gli ostaggi».

Un portavoce del governo degli Stati Uniti si è espresso contro l’accusa di genocidio verso Israele: «Continuiamo a credere che le accuse di genocidio siano infondate e notiamo che la Corte non ha accertato il genocidio né ha chiesto un cessate il fuoco nella sua sentenza e ha chiesto il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas». Biden ha ricordato le vittime dell’Olocausto a ridosso della giornata della memoria, dichiarando che non bisogna minimizzare i fatti avvenuti il 7 ottobre. 

Continuano gli attacchi a Khan Younis

Secondo un reporter di Al Jazeera diversi cecchini nelle vicinanze dell’ospedale al-Hamal avrebbero sparato contro alcune persone intente ad allontanarsi dall’edificio. Il giornalista ha dichiarato che l’ospedale è sotto assedio ormai da diversi giorni. Bombardamenti e attacchi aerei continuano a colpire l’intera città, anche in prossimità dell’ospedale Nasser.

L’ambasciatore israeliano ha denunciato su X l’uso sistematico degli ospedali da parte di Hamas, accusando l’Organizzazione mondiale della sanità di star volontariamente ignorando le svariate prove a sostegno dell’uso terroristico di tali strutture.

Tedros Adhanom Ghebreyesus, capo dell’Oms, ha negato le accuse di Israele nei confronti dell’organizzazione con un post su X: «L’Oms respinge l’accusa lanciata ieri da Israele, durante la riunione del Comitato esecutivo, secondo cui l’Oms è in “collusione” con Hamas e sta “chiudendo un occhio” sulla sofferenza degli ostaggi detenuti a Gaza. Tali false affermazioni sono dannose e possono mettere in pericolo il nostro personale che rischia la vita per servire i più vulnerabili. In quanto agenzia delle Nazioni Unite, l’Oms è imparziale e lavora per la salute e il benessere di tutte le persone». 

Qatar

Il direttore centrale dell’Intelligence americana e la sua controparte israeliana hanno fissato un incontro con alcuni ufficiali del Qatar per discutere di un potenziale secondo cessate il fuoco per il rilascio degli ostaggi trattenuti a Gaza.

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