Gaza, anche Merz ora attacca Israele: «Basta armi a Netanyahu»

Scontro fuori dall’ordinario tra il premier israeliano e il cancelliere tedesco: dopo l’annuncio del piano per l’occupazione totale di Gaza, Benjamin Netanyahu pare essersi alienato almeno in parte persino i suoi alleati più solidi. Il governo tedesco – tra i più filoisraeliani governi dell’Ue e secondo fornitore di armi a Tel Aviv dopo gli Stati Uniti – ha annunciato che fermerà la vendita di armi verso lo Stato ebraico, che potrebbero essere utilizzate nella Striscia di Gaza. Una decisione di profonda rottura rispetto alla politica portata avanti fino a questo momento dal cancelliere federale tedesco Friedrich Merz. «L’azione militare ancora più dura dell'esercito israeliano nella Striscia di Gaza, rende sempre più difficile per il governo tedesco capire come questi obiettivi saranno raggiunti», ha fatto sapere Merz, arrivato a questa valutazione dopo settimane di pressioni su come rispondere alla situazione umanitaria catastrofica di Gaza. Altro che delega di Gaza alle «forze arabe», resterà solo Netanyahu Aspra la reazione di Benjamin Netanyahu: a suo dire, la Germania starebbe «ricompensando l’organizzazione terroristica Hamas, con il suo divieto parziale sull’export di armi». L’ufficio del primo ministro israeliano ha fatto sapere che il disappunto è stato trasmesso al cancelliere: per l’esattezza, la telefonata di Netanyahu a Merz è arrivata poche ore dopo l’annuncio di Berlino. Un taglio all’esportazione di armi implica per la Germania sforbiciare un indotto che nei quasi due anni successivi all’attacco terroristico del 7 ottobre 2023 ha portato al paese circa mezzo miliardo di euro, inoltre tra il 2019 e il 2023 il 30 per cento delle armi importate in Israele partiva dalla Germania. Reazioni globali Per oggi è convocato il Consiglio di sicurezza Onu: sul tavolo proprio il piano Netanyahu per il controllo militare totale della Striscia. Ma il premier israeliano tira dritto: «Non è che occuperemo Gaza, è che la libereremo da Hamas», si schermisce. Intanto i suoi ministri, senza remore, vanno sbandierando che l’obiettivo dell’operazione è «cancellare lo Stato palestinese». Già in precedenza Netanyahu ha annunciato di essere vicino alla sconfitta definitiva di Hamas; a ogni annuncio è susseguita un’operazione militare più dura. Il re è nudo – e un po' più solo – dopo l’ondata di reazioni negative e condanne arrivate a più voci nei confronti di Netanyahu. Anche il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha esortato il governo israeliano a tornare sui suoi passi, specificando che la decisione presa «deve avere conseguenze sulle relazioni Ue-Israele»; la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, su X ha chiesto un cessate il fuoco immediato. L’altra Israele in piazza. L’Idf a Netanyahu: «Tutelare chi dissente» Pure il vicepresidente statunitense J.D. Vance ha fatto sapere che l’amministrazione Trump è «in disaccordo» con quanto deciso da Israele e hanno fatto lo stesso, di ora in ora, nel corso della giornata, il premier britannico Keir Stamer, il Belgio convocando l’ambasciatrice israeliana Idit Rosenzweig-Abu, i Paesi Bassi, la Spagna, la Danimarca, la Turchia, la Cina, il Pakistan. In questo susseguirsi di reazioni l’Italia resta silenziosa. Meloni, armi e silenzi «Il governo Meloni non trova una parola per condannare il piano di occupazione criminale – è il j’accuse arrivato dalla segretaria dem Elly Schlein in diretta social – ma l’Italia non può essere complice: servono sanzioni immediate e il ritiro degli accordi». Accordi che il governo Meloni mantiene ancora in essere, dopo essersi opposto alla revoca della cooperazione militare tra Italia e Israele: in questo Roma risulta persino più ritrosa di Berlino nel dare segni di rimostranza a Netanyahu. Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra si appresta a denunciare l’Italia alla Corte Penale Internazionale per complicità al genocidio. Dice a Domani che «l’Italia porta ancora avanti non solo l’import e l’export di armi da Israele; facciamo anche manutenzione, garantiamo forniture, così come i materiali che servono per fabbricare esplosivo come cordone detonato, nitrato di ammonio e trizio». Netanyahu conferma: mi prendo Gaza. Il bluff sulla sovranità «a forze arabe» «Lavoro sul genocidio» In risposta a un militante di Ultima Generazione che le ha chiesto cosa stesse facendo attualmente l’Italia per il genocidio, Meloni ha risposto: «Io lavoro ogni giorno sul genocidio palestinese. Siamo la nazione al mondo che ha liberato più bambini. Se fosse preparato lo saprebbe, perché la pace non si fa così». È la prima volta che la premier pronuncia il termine genocidio; ma le scelte politiche portate avanti dal governo stonano. Nello stesso giorno in cui Israele ha confermato l’occupazione totale, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato: «Non c'è giuridicamente genocidio. Quello è ciò che ha fatto Hitler contro gli ebrei».