«I colloqui indiretti tra Hamas e Israele per un cessate il fuoco a Gaza sono bloccati dalla volontà di Israele di mantenere le truppe nel territorio», fanno sapere due fonti palestinesi all’Afp. Dall’alba almeno 60 palestinesi sono stati uccisi dall’alba
Mentre i colloqui in corso a Doha per un cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi hanno subito un rallentamento, nella Striscia continuano a morire i civili.
Dall’alba del 12 luglio sono stati uccisi almeno 60 palestinesi, di cui 27 si trovavano a nord di Rafah vicino al punto di distribuzione degli aiuti di Al-Shakoush. Come già accaduto in passato sono stati uccisi dall’Idf mentre erano in attesa di ricevere gli aiuti umanitari della Gaza humanitarian foundation. Da oltre 103 giorni gli aiuti non vengono più distribuiti dalle Nazioni unite e dalla sua rete di organizzazioni. La popolazione è a rischio carestia, almeno 67 bambini sono morti per malnutrizione mentre sono oltre 650mila quelli a rischio.
Gli attacchi proseguono su tutta la Striscia, anche attraverso cinque divisioni che operano sul terreno. L’esercito dello stato ebraico ha riferito che nelle ultime 48 ore sono stati colpiti dall’aviazione israeliana oltre 250 obiettivi. Attacchi che hanno aumentato drasticamente il numero delle vittime, almeno 143 palestinesi sono stati uccisi negli ultimi due giorni.
Trattative in stallo
«I colloqui indiretti tra Hamas e Israele per un cessate il fuoco a Gaza sono bloccati dalla volontà di Israele di mantenere le truppe nel territorio». Lo hanno riferito all'Afp due fonti palestinesi a conoscenza del dossier.
«I negoziati a Doha stanno incontrando una battuta d'arresto e complesse difficoltà a causa dell'insistenza di Israele nel presentare una mappa del ritiro che in realtà è una mappa di redistribuzione e riposizionamento dell'esercito israeliano piuttosto che un vero e proprio ritiro», ha affermato una fonte. «Israele - secondo un'altra fonte - vuole impedire l'accordo per continuare la guerra di sterminio».
Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha pubblicato una foto su X in cui viene mostrata la città di Beit Hanoun nel nordest di Gaza completamente distrutta dai bombardamenti dello Stato ebraico.
«Dopo Rafah, Beit Hanoun: nessun rifugio per il terrore», ha scritto il ministro nella didascalia. Lo stesso Katz nei giorni scorsi aveva dato ordine all’Idf di costruire una “città umanitaria” dove rinchiudere 600mila gazawi. Una volta dentro non potranno più uscire. Il piano è stato fortemente criticato da avvocati e da leader politici internazionali. E configura una netta violazione del diritto internazionale.
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