Prove di dialogo tra Cina e Usa alla vigilia del viaggio a Pechino della segretaria del Tesoro ed ex governatrice della Fed, Janet Yellen, considerata una “colomba” che non vuole fare il decoupling tra i due paesi rispetto al “falco”, il segretario di Stato, Antony Blinken, fautore di una linea dura sul fronte economico e degli investimenti con la Cina per fermarne le mire egemoniche in Asia, Africa, America latina ed Europa.

In questo quadro complesso ed articolato l'ambasciatore cinese negli Stati Uniti, Xie Feng ha incontrato la segretaria al Tesoro Usa, scambiando opinioni «sulle relazioni sino-americane e su questioni economiche e finanziarie multilaterali di interesse comune».

Ma è stato il clima dell’incontro ad essere cambiato. Le parti hanno ritenuto che il meeting «fosse sincero e costruttivo e hanno deciso di mantenere la comunicazione», ha riferito il network statale cinese Cctv.

Il faccia a faccia è maturato alla vigilia dell'attesa missione di Yellen a Pechino (6-9 luglio), dove incontrerà anche alti funzionari del Partito comunista cinese, secondo la nota diffusa dal Tesoro americano.

Mantenere il canale aperto

In questo quadro di tentativi di riallacciare i contatti, Pechino ha annunciato di voler ridurre le quote di export di due terre rare, come il gallio e il germanio che sono utilizzati in una varietà di prodotti, inclusi chip per computer e pannelli solari.

Entrambi sono nell'elenco dell’Unione europea delle materie prime critiche, ritenute “cruciali” per Bruxelles. La Cina è il maggior produttore mondiale di gallio e uno dei principali produttori mondiali di germanio, secondo l’US Geological Survey.

Poliziotto “buono”

Secondo il Wall Street Journal il viaggio della Yellen va interpretato nel senso che «Washington e Pechino tornano a parlare». Ma bisogna verificare se possa stabilirsi un nuovo equilibrio geopolitico che eviti di sconvolgere l'economia globale o ricadere in un ciclo di ripicche e rappresaglie dannose per tutti e due i contendenti.

Il viaggio del segretario al Tesoro Janet Yellen, nella veste del “poliziotto buono”, rispetto al “poliziotto cattivo” interpretato da Antony Blinken, arriva mentre le tensioni su commercio, tecnologia, Ucraina e Taiwan spingono entrambi i paesi a riconsiderare i rapporti commerciali e di investimento che hanno definito la relazione dal 2001, anno in cui la Cina è entrata nell’Organizzazione mondiale del commercio come una economia di mercato (dato non vero) e con vantaggiose clausole di salvaguardia da paese emergente (fatto che non risponde più alla situazione attuale).

Yellen spera soprattutto di tenere aperti i canali di comunicazione mentre i dirigenti politici di Pechino sono preoccupati dal rallentamento dell’economia cinese che ha costretto la banca centrale di Pechino a tagliare i tassi di interesse per sostenere l’economia.

Le autorità monetarie cinese hanno infatti tagliato il Lpr a un anno, dal 3,65 per cento al 3,55 per cento e il Lpr a cinque anni, che è stato limato dal 4,3 per cento al 4,2 per cento. Questi tassi sono ai minimi storici ma i mercati locali non hanno ritenuto la mossa sufficiente.

Anzi Pechino sembra flirtare con la deflazione e teme di seguire le orme del Giappone degli anni Novanta mentre i consumi interni sono in frenata a causa dell’allocazione dei risparmi privati soprattutto nel settore immobiliare, oggi in grave crisi.

Anche le imprese cinesi che si sono indebitate in dollari con il taglio dei tassi interni e la conseguente svalutazione competitiva dello yuan potrebbero avere difficoltà a ripagare i debiti contratti offshore. I funzionari cinesi vorrebbero evitare il “decoupling” che il presidente cinese Xi Jinping vorrebbe evitare ad ogni costo.

Se non si trovasse un compromesso Washington spingerebbe l’acceleratore sui controlli tecnologici statunitensi per frenare lo sviluppo economico della Cina mentre Pechino potrebbe reagire bloccando l’accesso a materi prime utili per i chip, le tlc e le batterie di nuova generazione.

Le parole di Biden

Certo il duro commento del presidente Joe Biden, detto per fini elettorali interni, secondo cui Xi è un "dittatore" non ha certo rasserenato le posizioni.

Inoltre l'amministrazione Biden ha nel cassetto un provvedimento che punta a tagliare alcuni investimenti statunitensi nei settori tecnologici cinesi e sta valutando ulteriori restrizioni sull'export di semiconduttori in Cina.

Secondo il Wall Street Journal, Washington vorrebbe restringere l’accesso cinese ai cloud dei computer per proteggerne la tecnologia. Il fatto incontrovertibile è che il bilaterale commerciale aveva raggiunto l’anno scorso la cifra record di 690 miliardi di dollari, mentre ora le importazioni statunitensi provenienti dalla Cina sono in frenata come pure gli investimenti statunitensi in Cina. Questa è la leva negoziale in mano a Yellen per portare il Dragone a più miti consigli.
 

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