È l’exit strategy a mancare ancora all’appello di questa guerra che assomiglia sempre più, secondo l’Onu, a una carneficina. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ribadito che la soluzione per amministrare la Striscia di Gaza «non è l'Autorità nazionale palestinese» e ha promesso ancora una volta di sradicare Hamas dall'enclave. Anche a costo di catturare centinaia di presunti miliziani che poi si rivelano almeno in parte semplici civili.

Le parole di Netanyahu, diffuse in una nota, commentano le dichiarazioni del primo ministro dell'Anp Mohammed Shtayyeh, il quale ha auspicato che Hamas possa fungere da junior partner dell'Anp nel governo di Gaza dopo la fine del conflitto.

Un’ammissione importante sul fatto che l’annientamento di Hamas è un’ipotesi remota, se non irrealizzabile, per i dirigenti dell’Anp e quindi bisogna pensare a soluzioni politiche diverse.

Ma Israele non ci sta: «Non ci sarà Hamas, la elimineremo», ha promesso Netanyahu. «Il solo fatto che questa proposta arrivi dall'Anp non fa altro che rafforzare la mia idea politica: l'Autorità palestinese non è la soluzione».

Ma Washington la pensa diversamente e vuole un coinvolgimento dell’Anp, anche se ieri l’ambasciatore Usa all’Onu, Robert Wood, al Consiglio di sicurezza ha chiarito che  la Casa Bianca «non può sostenere gli appelli a un cessate il fuoco immediato» perché Hamas rimane «una minaccia» per Israele.

Gaza al collasso

L’ordine civile sta crollando a Gaza, ha avvertito l’Onu. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha affermato che non esiste una protezione efficace dei civili a Gaza e che nessun posto a Gaza è sicuro, parole pronunciate poche ore prima che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite votasse una richiesta di cessate il fuoco umanitario nella guerra Israele-Hamas.

«Negli ultimi due mesi, un incubo umanitario ha travolto la popolazione di Gaza. Ho scritto al Consiglio di Sicurezza invocando l'articolo 99 perché siamo a un punto di rottura, esiste il rischio elevato di un collasso totale del sistema di sostegno umanitario a Gaza, che avrebbe conseguenze devastanti», ha detto il segretario generale, affermando che «la situazione sta semplicemente diventando insostenibile».

«Ciò comporterebbe un completo collasso dell'ordine pubblico e una maggiore pressione per lo sfollamento di massa in Egitto - ha aggiunto -. Temo che le conseguenze potrebbero essere devastanti per la sicurezza dell'intera regione».

Intanto è arrivato a 17.487 vittime il bilancio della guerra nella Striscia di Gaza. I dati sono quelli del ministero della Sanità di Gaza, governata dalla stessa Hamas. Secondo stime dei media, dall'inizio delle operazioni di terra a Gaza, il numero dei soldati uccisi è salito a 93. Nella Striscia ieri sono entrati solo 70 camion di aiuti contro i 200 previsti.

Secondo l’Associated Press Israele ha designato una piccola porzione di terra per lo più senza case lungo la costa mediterranea di Gaza come zona sicura, un luogo dove ondate di persone in fuga dalla guerra possono trovare protezione dagli attacchi aerei e ricevere aiuti umanitari per le loro famiglie.

La realtà? L’area di Muwasi è una tendopoli improvvisata dove migliaia di palestinesi storditi vivono in condizioni squallide in campi non attrezzati e strade sterrate allagate. Il loro numero è aumentato mentre le persone fuggono da un’offensiva militare israeliana nelle vicine aree del sud della Striscia.

Il voto all’Onu 

Il voto della bozza di risoluzione in Consiglio di Sicurezza Onu che chiede il cessate il fuoco umanitario a Gaza è stato rimandato al tardo pomeriggio (la notte italiana tra venerdì e sabato).

Lo hanno comunicato diplomatici dell'organo delle Nazioni Unite. «Serve tempo per negoziare, un veto sarebbe un fallimento del Consiglio di Sicurezza», ha commentato l'ambasciatore francese all'Onu, Nicolas de Riviere. Usa e Gran Bretagna si sono opposti al testo preparato dagli Emirati Arabi Uniti.

I soldati della 98° divisione israeliana continuano «a combattere nell'area di Khan Yunis, una roccaforte principale» di Hamas. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui le truppe «hanno eliminato decine di terroristi, condotto ricerche e distrutto tunnel».

La 7° Brigata - ha spiegato - ha «cominciato le operazioni per rompere le linee di Hamas, centrando decine di posizioni e di posti di osservazione nemici. I soldati hanno anche fatto irruzione nella postazione militare del Battaglione Dir al Balah e localizzato armi e intelligence».

Intanto l’Iran guarda agli Houthi per intensificare la lotta con Israele. La milizia appoggiata dall’Iran nello Yemen ha già lanciato attacchi contro le navi commerciali ma i funzionari americani temono che il gruppo possa scatenare una guerra più ampia. Il vero incubo della Casa Bianca.

© Riproduzione riservata