L’esercito di Israele ha intensificato la sua offensiva contro Hamas, dopo che gli Stati Uniti hanno posto il veto a una risoluzione delle Nazioni Unite che chiedeva un cessate il fuoco immediato. Gli Usa però «rischiano l’isolamento» internazionale, secondo molti analisti e la Bbc.
Possibile? Israele si difende e afferma di aver adottato misure per proteggere i civili e accusa Hamas di utilizzare la popolazione come scudi umani. Ma la situazione è sempre più difficile da controllare. «Mentre i combattimenti proseguono, sempre più civili verranno uccisi e le condizioni dei sopravvissuti non potranno che peggiorare. Per gli Stati Uniti, potrebbe essere una questione di tempo prima che le richieste di cessate il fuoco diventino troppo forti per essere ignorate», ha avvertito l’emittente britannica. Una voce isolata? Non proprio.

Il governo di unità nazionale del premier Netanyahu è sotto pressione affinché faccia di più per proteggere i civili, mentre cerca di “sradicare” Hamas dalla Striscia. Anche il suo principale alleato, gli Stati Uniti, ammette che esiste uno “spread” tra ciò che le autorità israeliane dicono e ciò che fanno sul terreno. Tuttavia, Washington ha posto il veto a una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che chiedeva un «cessate il fuoco immediato».
Altri 13 membri (tra cui la Francia) del Consiglio hanno sostenuto la risoluzione, mentre il Regno Unito si è astenuto, a riprova delle crescenti preoccupazioni internazionali per la disperata situazione umanitaria a Gaza. I paesi arabi stanno preparando un nuovo progetto di risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza, dopo il veto posto dagli Stati Uniti a quella precedente in Consiglio di Sicurezza.

Le reazioni

L’Autorità palestinese e Hamas hanno condannato il veto americano in un momento in cui, secondo il movimento islamista, sono 17.487 le persone uccise dall’offensiva israeliana, in maggioranza donne e minori. Nel sud di Gaza, un bombardamento israeliano a Khan Younis ha provocato sei morti e altre cinque persone sono rimaste uccise in un altro attacco a Rafah, ha fatto sapere ministero della Sanità di Hamas. Si continua intanto anche a combattere nel nord della Striscia, con lanci di razzi e combattimenti nel quartiere Shejaiya di Gaza City.

Israele bombarda Gaza dal 7 ottobre, in risposta all’attacco lanciato dai miliziani di Hamas in cui sono state uccise circa 1.200 persone, per lo più civili, e rapite altre 240. Del numero totale degli ostaggi, circa 138 rimangono ancora prigionieri: uno di loro, Sahar Baruch, è stato ucciso durante la prigionia a Gaza, come scritto in una dichiarazione della sua comunità, il kibbutz Be’eri, e del Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi. Il giorno prima Hamas aveva diffuso un video che sembrava mostrare il cadavere di Baruch, dicendo che era morto in un attacco israeliano. Venerdì le forze armate israeliane hanno detto di aver condotto un’azione mirata per tentare di liberare alcuni ostaggi, in cui due soldati sono rimasti feriti. Nella giornata di sabato, inoltre, sono stati uccisi due palestinesi in Cisgiordania. Nella Striscia, secondo il segretario generale Onu, António Guterres, tutto il sistema di aiuti umanitari «rischia il collasso»: più della metà delle case sarebbero state distrutte e 1,9 milioni di persone, l’85 per cento della popolazione, è sfollata.

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