La soluzione dei due stati, con uno statuto speciale per la città di Gerusalemme, è richiesta da sempre più voci. Papa Francesco l’ha auspicata ieri in una conversazione telefonica con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e, dal canto suo, Erdogan ha detto che gli attacchi israeliani su Gaza «hanno raggiunto il livello di un massacro» e il silenzio della comunità internazionale è «una vergogna per l’umanità». La posizione della Turchia rimane comunque immutata: l’unica via per sanare il conflitto in Medio Oriente è proprio l’instaurazione di uno stato palestinese indipendente.

Gli ostaggi

Se la Turchia ha cercato di mostrarsi come un possibile mediatore, la Russia starebbe discutendo con Hamas della liberazione degli ostaggi. Il viceministro degli Esteri Mikhail Bogdanov ha detto di aver già avuto un incontro con i leader politici di Hamas in Qatar, e la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha confermato ieri alla Tass che una delegazione di Hamas è in visita a Mosca. Anche il viceministro degli Esteri iraniano Ali Baghiri Kani sarebbe nella capitale russa. Secondo Hamas, almeno 50 ostaggi sono rimasti uccisi nei raid israeliani su Gaza.

Nella piazza di fronte al quartier generale dell’Onu a Ginevra sono comparse 200 sedie bianche e nere, una per ognuna delle persone rapite. Le loro foto sono state attaccate sugli schienali, uno striscione chiede la loro liberazione. Secondo gli ultimi numeri forniti dall’esercito israeliano, gli ostaggi sono 224.

Gli attacchi innescano un rogo ad Alma Al-Shaab

Gli altri attori

Intanto a Bruxelles si è tenuto un vertice sulla gestione del conflitto in Medio Oriente. La bozza delle conclusioni indica che il Consiglio europeo «chiede un accesso umanitario, continuo, rapido, sicuro e senza ostacoli e che gli aiuti raggiungano chi ne ha bisogno attraverso tutte le misure necessarie, compresi i corridoi e le pause umanitarie». La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha insistito di fronte alla stampa sulla necessità di «dare maggiore peso all’Autorità nazionale palestinese, e arrivare a una soluzione dei due stati nel medio termine».

Il ministro degli Esteri dell’Anp Riyad al-Maliki si è invece recato all’Aia per incontrare il procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Kahn: «La situazione a Gaza è così pericolosa ora che c’è bisogno di un intervento immediato», ha detto in conferenza stampa.

I paesi arabi hanno rilasciato un comunicato collettivo riportato da Reuters in cui condannano la violazione del diritto internazionale umanitario a Gaza. È stato firmato dai ministri degli Esteri di Emirati Arabi Uniti, Giordania, Bahrain, Arabia Saudita, Oman, Qatar, Kuwait, Egitto e Marocco: il diritto alla difesa, affermano, non giustifica il deliberato trascurare i diritti della popolazione palestinese.

Fornisce assistenza e supporto medico a giovani e anziani coinvolti nell'emergenza

Gli attacchi

La preoccupazione per quello che succederà a Gaza rimane alta, dopo la conferma del premier israeliano Benjamin Netanyahu che l’invasione via terra si farà, anche se non ha per il momento svelato modalità e tempistiche.

Durante la notte tra mercoledì e giovedì sono stati compiuti i primi blitz con i carri armati nel nord della Striscia, in preparazione «alle prossime fasi del combattimento». Nell’operazione sono stati impiegati soldati a terra e carri armati, per colpire «numerose cellule terroristiche».

In un altro attacco a Nuseirat il corrispondente di Al Jazeera Wael Al-Dahdouh ha perso tutta la sua famiglia mentre stava lavorando a Gaza City. Reuters ha diffuso invece la foto di un uomo nel campo profughi di Jabalia, che stringe il corpo del figlio di due mesi e mezzo, ucciso insieme ai fratelli e alla madre in un bombardamento israeliano.

L’esercito aveva ordinato l’evacuazione dell’area verso sud: «Anche se mi passano sopra con i carri armati, io non lascerò la mia casa», ha detto l’uomo. I raid hanno colpito anche Khan Younis, nel sud della Striscia: per l’agenzia di stampa palestinese Wafa ci sono almeno 22 morti. L’esercito ha detto che è stato ucciso il capo del sistema missilistico di Hamas, Hassan al-Adbullah.

Il fronte libanese nel frattempo rimane aperto: Al Jazeera ha scritto che l’esercito ha bombardato Ayta al-Shaab, villaggio nel sud del Libano, con l’obiettivo di colpire dei posti di osservazione di Hezbollah.

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