L’inizio della tregua nel conflitto tra Israele e Hamas è stabilito per venerdì 24 novembre alle 7, mentre nel pomeriggio è previsto il rilascio di 13 ostaggi, donne e bambini.

A dare la notizia è stato il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al Ansari. La tregua durerà quattro giorni, che serviranno anche per raccogliere informazioni sul numero degli ostaggi rimasti, per valutare un possibile prolungamento.

Per quanto riguarda il rilascio contestuale di prigionieri palestinesi, invece, al Ansari non ha rivelato numeri ma ha detto che «l’accordo è reciproco, quindi ci aspettiamo che il rilascio avvenga anche da parte israeliana». Successivamente, una fonte egiziana ha confermato il rilascio di 39 prigionieri. Il portavoce ha aggiunto: «I criteri in base ai quali dare la priorità agli ostaggi sono puramente umanitari, e il nostro obiettivo è quello di mettere le donne e i bambini fuori pericolo il più presto possibile».

L’ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ricevuto la bozza iniziale dei primi 13 nomi di donne e bambini che saranno liberati venerdì. I funzionari hanno provveduto a informare le famiglie. Per gli ostaggi restanti, le liste verranno fornite giorno per giorno.

Alla domanda sulle conseguenze di una possibile rottura dell’accordo, al Ansari ha detto che «l’accordo prevede la completa cessazione delle ostilità entro quattro giorni. Quindi ovviamente qualsiasi ripresa delle ostilità di qualsiasi tipo costituirebbe una violazione». La tregua sarà valida solamente nella zona della Striscia di Gaza e prevede anche l’ingresso di aiuti umanitari e carburante. Ma il Qatar è consapevole che il suo ruolo di mediatore non è ancora finito. «Il nostro obiettivo è raggiungere questo accordo e aprire la strada a ulteriori pause che possano porre fine a questa guerra di cui tutti soffrono. Se tutto va bene, la fine arriverà molto presto, e dobbiamo costruire questo e quello per raggiungere un cessate il fuoco permanente e duraturo».

Il portavoce di Hamas, Osama Hamdan, ha ringraziato il Qatar e l’Egitto per il ruolo che hanno avuto nella mediazione dell’accordo. «L’unica cosa che renderà soddisfatta la nazione palestinese è la fine dell’occupazione e la fine dell’attacco israeliano a Gaza», ha detto in un’intervista ad Al Jazeera.

Nonostante l’accordo raggiunto, nella giornata di ieri, il capo di stato maggiore delle Idf, Herzi Halevi, ha detto: «Non porremo fine alla guerra. Continueremo finché non saremo vittoriosi, andando avanti e proseguendo in altre aree di Hamas».

L’accordo rinviato

Il governo israeliano aveva confermato lo slittamento dell’entrata in vigore dell’accordo, prevista inizialmente per la mattina di ieri. Il ritardo aveva subito suscitato i timori relativi a un possibile passo indietro dei negoziati. Un funzionario israeliano ha riferito al quotidiano Haaretz che lo stop era nato dalla «necessità di risolvere le questioni amministrative». Anche il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar ha confermato che i colloqui sugli ostaggi stavano «procedendo positivamente» grazie alla mediazione di Doha.

Se tutto il mondo ha valutato positivamente il raggiungimento di un accordo tra le due forze belligeranti, Ben Gvir, il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, ha ordinato a tutte le autorità carcerarie di interrompere i festeggiamenti dei prigionieri palestinesi per il rilascio. «Le mie istruzioni sono chiare: non devono esserci espressioni di gioia», ha detto il ministro, esortando le forze di polizia a utilizzare la forza per fermare le celebrazioni.

Altri fronti

Nonostante lo spiraglio aperto sulla questione di Gaza, continua il lancio di missili lungo il confine nord. Nella mattina di ieri il Libano ha dichiarato di essere responsabile di 21 attacchi contro Israele. Come reazione le forze di difesa israeliane hanno confermato di aver colpito alcune infrastrutture appartenenti a Hezbollah. Il coinvolgimento libanese si è accentuato in concomitanza con la visita del ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, al leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. «Se questo cessate il fuoco non continua, le condizioni nella regione non rimarranno le stesse di prima del cessate il fuoco e la portata della guerra si amplierà», ha detto durante l’incontro.

Questione ospedali

Intanto prosegue la vicenda che riguarda l’ospedale Al Shifa. L’esercito israeliano e lo Shin Bet hanno arrestato il direttore dell’ospedale, Mohammad Abu Salmiya. Le motivazioni riguardano la responsabilità del medico per aver consentito «l’uso dell’ospedale come quartier generale di Hamas», ha detto il portavoce militare israeliano.

Il ministero della Sanità di Gaza ha annunciato la sospensione del coordinamento con l’Oms per l’evacuazione dei feriti e delle rimanenti squadre mediche. Hamas è intervenuta sulla questione durante un’intervista dicendo: «Lo consideriamo un atto spregevole, proveniente solo da un’entità priva di ogni senso di umanità e di morale, oltre a essere un crimine e una flagrante violazione delle convenzioni internazionali che garantiscono in ogni momento l’assenza di attacchi contro il personale medico».

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