Il summit Russia-Africa che si è tenuto a San Pietroburgo la scorsa settimana ha dato un nuovo impulso alle trattative di pace per la guerra in Ucraina. Mosca ha detto di aver ricevuto ben 30 proposte di pace diverse dai leader africani, ha detto che le valuterà ma ieri dal Cremlino hanno fatto sapere che al momento non ci sono margini per trattative.

Nella serata di domenica, invece, un altro paese si è fatto avanti per prendere in mano le trattative: l’Arabia Saudita. La monarchia, guidata dal principe ereditario Mohammed bin Salman, finora ha mantenuto un comportamento equidistante nella guerra ucraina. Il monarca ha parlato sia con Vladimir Putin sia con Volodymyr Zelensky. Non ha né interrotto le relazioni economiche con Mosca né imposto sanzioni commerciali di alcun tipo. Ma a oggi, l’unico “successo” diplomatico vantato da bin Salman è quello ottenuto insieme al presidente turco Recep Tayyip Erdogan, quando lo scorso settembre i due paesi hanno mediato un grande scambio di prigionieri tra russi e ucraini: erano circa trecento.

Il summit

Citando funzionari sauditi l’Associated press ha riferito che nei primi giorni di agosto a Gedda si terranno una serie di colloqui di pace. La notizia è stata confermata anche dall’ufficio presidenziale di Volodymyr Zelensky. Il summit si terrà tra il 5 e il 6 agosto ma c’è un elemento non indifferente: la Russia non è invitata. Ci saranno invece circa 30 paesi tra cui Stati Uniti, Brasile, India e Sud Africa, stati che – eccetto per Washington – sono vicini a Mosca. Al momento non è chiaro se sia stato invitato anche il presidente Zelensky o se interverrà inviando oramai il suo consueto videomessaggio, dato che in Ucraina sono giorni importanti per la controffensiva lanciata a fine primavera.

Ciò che è sicura invece, è la base di partenza dei negoziati. Ancora una volta, gli ucraini vogliono incentrare i colloqui sulla proposta di pace presentata da Zelensky al g20 di Bali. Punti che prevedono, tra le altre cose, la restituzione della Crimea e del Donbass a Kiev, il ritiro delle truppe russe dall’Ucraina e l’istituzione di un tribunale internazionale per perseguire i crimini di guerra commessi. Ma siamo sicuri che la monarchia saudita sia il partner migliore per portare avanti trattative di questo tipo, dopo che neanche la Turchia di Erdogan ci è riuscita? Da parte saudita c’è anche un forte interesse economico dietro, dato che serviranno centinaia di miliardi di dollari per ricostruire intere città ucraine. Spazio per la ricostruzione ce n’è per tutti e i sauditi vogliono la loro fetta di mercato.

Le relazioni tra il regno e la Russia

Nelle stesse ore in cui venivano annunciati i colloqui di pace, sul portale online del quotidiano Arab News – di fatto di proprietà della monarchia – veniva messa in evidenza un’intervista rilasciata da Andrey Baklanov, ex ambasciatore russo in Arabia Saudita.

Un’intervista che racchiude tutto il mantra della propaganda del Cremlino in cui Baklanov dice: l’unico modo per arrivare alla pace è «l’annientamento del regime di Zelensky»; gli obiettivi della Russia non sono cambiati e tra questi c’è la «denazificazione dell’Ucraina», la «demilitarizzazione» e così via.

Per capire come mai un’intervista di questo tipo sia stata ospitata dal giornale della monarchia, occorre guardare alle relazioni tra i due paesi. Arabia Saudita e Russia da anni portano avanti un percorso di avvicinamento che non è stato interrotto neanche dalla guerra in Ucraina. Non è un caso se per la prima volta i grandi colossi dell’energia saudita sono stati tra gli ospiti d’onore al Forum economico internazionale di San Pietroburgo 2023 (Spief 2023).

Nell’ultimo anno e mezzo Mosca ha gradito le scelte dell’Arabia Saudita di alzare il prezzo del petrolio all’interno dell’Opec e ha permesso a Vladimir Putin di compensare parte delle perdite economiche causate dalla guerra con incassi record. Un fatto che non è andato giù agli Stati Uniti e ai partner europei.

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