Il raggio tragico di azione e di influenza della guerra in Ucraina si allarga sempre di più e va a colpire popolazioni anche a migliaia di km di distanza, aggravando situazioni già ai limiti del collasso in alcuni paesi, o andando a incidere sulle strategie di sostegno in altri. Nel Corno d’Africa i due fenomeni si incrociano e creano un effetto “tempesta perfetta” che allarma molti.

In una vasta fascia che dall’Etiopia meridionale arriva a quasi tutta la Somalia passando per il Kenya settentrionale, il Sudan e il Sud Sudan, la mancanza di acqua e di pascoli uccide milioni di capi di bestiame che sono alla base dell’economia di sussistenza di tutta l’area da oltre due anni. Le stagioni delle piogge scarsissime hanno causato quattro siccità consecutive e lasciato circa 17 milioni di persone nella fame.

Il pericolo, è che dalle siccità ricorrenti si passi alla carestia assoluta, e che il numero delle decine di migliaia di famiglie attualmente nell’indigenza, che registrano morti tra i più vulnerabili, soprattutto i bambini più piccoli, possa drasticamente aumentare.

Se le piogge di ottobre-dicembre non saranno neanche questa volta almeno sufficienti, il disastro ambientale raggiungerebbe nuovi picchi. «Il problema», ha dichiarato Sean Granville-Ross, direttore regionale per l’Africa dell’agenzia umanitaria Mercy Corps, a The New Humanitarian, «è che a febbraio, quando la situazione era già drammatica,  pensavamo che il Corno d’Africa stesse guadagnando slancio e attenzione tra i donatori del mondo. Poi è arrivata l’Ucraina».

I disastri umanitari del mondo, in pratica, come in una macroscopica guerra tra poveri, si contendono l’interesse dei donatori e, come spesso accade, i paesi africani, tendono a essere i più negletti o a passare in secondo ordine. Come sostiene Oxfam, l’appello delle Nazioni Unite da 4,4 miliardi di dollari era già «tristemente sotto-finanziato», mentre l’impegno dei donatori di 1,4 milioni di dollari fatto ad aprile per coprire i prossimi sei mesi ha raccolto solo 400 milioni di dollari.

Ma il conflitto in Ucraina, ha innescato, come è noto, un altro effetto negativo per tutto il continente africano che è andato a colpire maggiormente chi viveva in situazioni di crisi già conclamate. Rispetto al 2021, i prezzi dei prodotti alimentari, aumentati in tutto il mondo, per la crescita dei costi del carburante, dei fertilizzanti e dei trasporti, sono in ascesa esponenziale nel Corno d’Africa. Il costo di un paniere alimentare medio è aumentato del 66 per cento in Etiopia e del 36 per cento in Somalia, mentre i pastori, costretti a disfarsi del bestiame per mancanza di pascoli o in cerca di risorse finanziarie, fanno i conti con una drastica discesa dei prezzi pagati dagli acquirenti, mai così bassi dai tempi del 2011.

Donne e bambini sono le vittime maggiori di questo stato di cose e rappresentano la fetta più alta del numero di sfollati interni ed esterni in costante aumento da anni anche a causa di instabilità politica e veri e propri conflitti, come nel caso dell’Etiopia o come in Somalia, dove il neonato governo, tra le tante emergenze, deve affrontare la storica penetrazione jihadista di al-Shabab. «Non dobbiamo solo soddisfare i bisogni immediati ma anche rafforzare la resilienza futura delle comunità», di nuovo Granville-Ross che invita i governi ospitanti, i donatori e le organizzazioni internazionali ad agire in fretta.

Secondo The New Humanitarian. in Somalia la metà esatta della popolazione, 7,7 millioni, si trova in situazione di insicurezza alimentare, sei dei quali addirittura in fase acuta, e 81mila in un livello di “catastrofe”. In Etiopia, dei 115 milioni di abitanti circa, 26 sarebbero in crisi alimentare a causa di due emergenze, la prima dovuta al conflitto in Tigray, Afare e Amhara, l’altra per la siccità nella parte sud-occidentale. In Kenya, che conta 53,5 milioni di abitanti, 4,2 sono in emergenza alimentare nel nord e nell’est del paese, con una percentuale altissima (23 per cento), di bambini malnutriti. Il quadro tracciato da The New Homanitarian per tutta la vasta area si completa con i dati relativi a Sudan, con 14,3 milioni in crisi alimentare, e Sud Sudan con 9.

Per tutti questi paesi, i donatori, con tutta probabilità “distratti” dalla crisi ucraina, già in deficit di sostegno, stanno riducendo ancora di più gli aiuti proprio nel momento di maggiore emergenza. «Dobbiamo soddisfare le attuali esigenze umanitarie», conclude  Granville-Ross, «se vogliamo evitare una crisi ancora più grave tra sei mesi».

(AP Photo/Brian Inganga)

Champs, il progetto per combattere Afrofobia e razzismo

L’afrofobia è un fenomeno  che sta prendendo sempre più piede come evidenziano i dati: secondo il rapporto “Being black in the EU” (FRA/EU, 2018), il 39 per cento delle persone di origine africana si è sentito discriminato e ha sperimentato tra i più alti livelli di esclusione socio-economica, stereotipi negativi e atti di violenza e incitamento all’odio (PAD Week-maggio 2018). Sempre secondo il rapporto, la discriminazione è particolarmente evidente in Italia, dove si segnalano rappresentazioni spesso negative degli afrodiscendenti nei media, nei curricula scolastici e nei materiali didattici.

«L’afrofobia nella mia vita ha il volto del vicino di casa che incontri per strada e cambia il marciapiede quando passi, della signora che si stringe la borsa quando ti avvicini. Credo che l’afrofobia abbia il volto di una persona qualunque». Simão Amista prova a rispondere così nel video “Non è solo una questione di pelle” e in “Get under my skin”, il ciclo di podcast realizzato nell’ambito del progetto europeo Champs (Champions of Human rights And Multipliers countering afrophobia and afrophobic Speech), visibile qui, che lancia l’impegno di 25 afrodiscendenti e della loro rete nazionale, scesi in campo per la lotta al razzismo anti-nero.

Simao – italo-afrobrasiliano, educatore e formatore nel settore dell’accoglienza e delle migrazioni – racconta: «Sono stato adottato da una coppia di Modena, la mia ricerca identitaria è partita dalla scoperta delle mie radici. Il mio “attivismo” è sempre stato improntato sulla cultura. Da anni organizzo o partecipo a mostre, eventi, seminari dove mi impegno per una divulgazione della storia, dell’arte e dei saperi da un punto di vista afrocentrico».

Storie di ragazze e ragazzi trasformati da potenziali bersagli di discriminazione in testimonial di azioni di sensibilizzazione e “sentinelle” attive nei contesti “chiave” della nostra società (media, educazione, terzo settore, salute) per promuovere una nuova attenzione e un modo diverso di reagire agli atteggiamenti afrofobici.

Un’indagine qualitativa – realizzata all’interno dello stesso progetto dall’Osservatorio di Pavia e che sarà presentata ad ottobre 2022 – conferma la pervasività di episodi di razzismo nel vissuto quotidiano e professionale di afrodiscendenti, indipendentemente dalla collocazione lavorativa, dal genere e dal territorio di residenza. Discriminazioni nella sfera individuale e in quella sociale, aggravate da una carenza di consapevolezza nella società.

“Il Cono d’Ombra. Narrative decoloniali dell’Oltremare”. La mostra a Napoli

Maschio Angioino, Napoli, 25 giugno-25 agosto 2022

È stata inaugurata sabato 25 giugno, al Maschio Angioino di Napoli, la mostra “Il Cono d’Ombra. Narrative decoloniali dell’Oltremare”. Più di cinquanta le opere esposte, un dialogo tra quelle storiche del periodo coloniale e i lavori di dodici artisti contemporanei della diaspora, che da anni lavorano sulla questione coloniale e post-coloniale. La mostra resterà aperta fino al 25 agosto 2022. Ingresso gratuito.

La mostra  è un progetto di Andrea Aragosa per Black Tarantella e FM Centro per l’Arte Contemporanea, in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale, con il patrocinio della Regione Campania, del Comune di Napoli e della Mostra D’Oltremare.

L’esposizione, a cura di Marco Scotini, direttore artistico di FM Centro per l’Arte Contemporanea di Milano, raccoglie più di 50 opere, fra cui opere storiche del periodo coloniale in dialogo con i lavori di 12 artisti contemporanei appartenenti alla diaspora africana, ed è allestita in due spazi di Castel Nuovo: Antisala dei Baroni nell’ala nord, al primo piano, e Sala dell’Armeria, al piano terra. Gli stessi spazi che furono parte della Seconda Mostra Internazionale d’Arte Coloniale tenutasi proprio a Napoli, nel Maschio Angioino, dal 1 ottobre 1934 al 31 gennaio 1935.

«Nonostante oggi la rimozione del passato coloniale italiano sia stata compensata da una ricca mole di studi storici e accademici rispetto a venti anni fa», recita il comunicato stampa, «la mostra Il Cono d’Ombra muove dalla necessità di trovare altre categorie concettuali (più sperimentali e meno canoniche), per ripensare quell’esperienza storica in un mutato contesto politico-sociale».

NEWS DAL CONTINENTE:

  • CENTRAFRICA           

Uomini armati russi sono in azione anche in Africa. Come riporta Nigrizia, che a sua volta cita un reportage di The Guardian, i mercenari russi della nota formazione Wagner che affiancano il governo della Repubblica Centrafricana hanno compiuto una serie di sanguinosi attacchi alle miniere artigianali di oro, nelle zone di confine tra il Sudan e il Centrafrica, nel tentativo di mettere le mani sul prezioso commercio del minerale nella regione. The Guardian, parla di dozzine di minatori uccisi in almeno tre grandi attacchi già cpmpiuti dall’inizio del 2022.

  • SOMALIA       

Il parlamento somalo ha approvato all’unanimità la nomina di Hamza Abdi Barre a nuovo primo ministro, aprendo la strada alla creazione di un nuovo governo. Tutti i 220 membri del parlamento presenti hanno dato il loro voto alla nomina di Barre, che ha poi prestato giuramento. Barre, 48 anni, ha subito dichiarato l’intenzione di formare un governo «di qualità, che si concentrerà sulla creazione di una stabilità politica inclusiva per una Somalia riconciliata e in pace con il mondo».

Le sfide che la nuova Somalia si accinge ad affrontare fanno tremare i polsi. Oltre alla nota emergenza alimentare dovuta a siccità e carestie, c’è da contenere e respingere l’avanzata ormai cronica di Al-Shabaab. Si spera che la presidenza di Hassan Sheikh Mohamud di fresca nomina, unita al premierato di Barre e al nuovo governo che quest’ultimo metterà in campo, riusciranno a porre fine a una crisi politica che ha segnato il governo precedente e che ha minacciato di far ripiombare il paese in un caos violento.

  • CAPO VERDE              

Successo e sempre maggiore attenzione attorno all’Atlantic Music Expo, l’incontro dei professionisti della musica di Cabo Verde, dell’Africa e di tutte le sponde dell’Atlantico, l’iniziativa di importanti etichette discografiche e produttori per individuare nuovi talenti che da sette anni mette in contatto gli artisti emergenti capoverdiani e africani con i mercati internazionali. Giunta alla sua settima edizione, l’AME è diventata un potente centro di riflessione su temi quali la creolizzazione, il ruolo della cultura nello sviluppo, la difesa del settore musicale africano, il rafforzamento degli scambi musicali transatlantici e altro ancora. A Capo Verde la musica è più di una passione: è anche uno stile di vita. Si pensi che il 25 per cento dei posti di lavoro nell’arcipelago è legato alla musica e alle arti dello spettacolo.

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