A distanza di due giorni dall’ultimo incontro, il vertice Coreper, Comitato dei rappresentanti permanenti, di ieri si è concluso senza un accordo sul sesto pacchetto di sanzioni che l’Unione europea ha intenzione di adottare contro la Russia.

«Non sembrano esserci divisioni insuperabili», dicono fonti Ue da Bruxelles. Gli stati sono d’accordo nell’adottare altre sanzioni e hanno fatto dei passi avanti rispetto allo scorso mercoledì. Ma «resta ancora del lavoro da fare, sulla base del principio di solidarietà europea, per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti per gli stati membri con oggettive difficoltà infrastrutturali». Una volta superate le «questioni tecniche legate alla sicurezza degli approvvigionamenti ed alla riconversione infrastrutturale», le sanzioni saranno approvate dicono in Europa. Contano di farlo nei prossimi giorni, ma il divario tra i vari stati è ancora alto e il fatto che non è stata decisa la data di convocazione del prossimo incontro del Coreper, è sintomo di distanza.

Il punto è che l’embargo totale dal petrolio russo da raggiungere da qui a 6-9 mesi come annunciato dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è un obiettivo non condiviso da diversi stati. Primi fra tutti Ungheria, Slovacchia e Bulgaria.

Il premier ungherese Viktor Orbán ha detto che ci vogliono tanti fondi per costruire nuove infrastrutture e almeno cinque anni affinché il suo paese riesca a raggiungere l’indipendenza dal greggio di Mosca. Anche Slovacchia e Bulgaria prendono tempo, mentre Germania e Austria restano a guardare preoccupate anche loro di un embargo totale. «Non intraprenderemo azioni che danneggino noi e i nostri partner più della Russia», ha detto ieri in un discorso alla nazione il cancelliere tedesco Scholz.

Il vertice del G7

Di energia e altre sanzioni hanno parlato i leader del G7 in un video incontro ieri in cui ha partecipato anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il presidente americano Joe Biden ha annunciato nuove sanzioni nei confronti di tre stazioni tv russe e dirigenti di Gazprombank. Biden è riuscito a strappare l’impegno di ogni membro del g7 a eliminare gradualmente le importazioni di petrolio russo come gli Stati Uniti, che però sono molto meno dipendenti dal greggio di Mosca, hanno deciso già nelle scorse settimane.

Secondo la Cnn che cita un alto funzionario dell’amministrazione Biden, le tre reti televisive sanzionate sono Channel One Russia, Television Station Russia-1, e NTV Broadcasting Company. In totale, solo lo scorso anno, hanno ricevuto più di 300 miliardi di dollari di entrate pubblicitarie dai paesi occidentali. Ora non sarà più possibile.

Zelensky ha ringraziato i paesi del g7 e ha detto che intende garantire il pieno ritiro delle forze russe dall’intero territorio ucraino oltre che garanzie di difesa per il futuro. «Restiamo uniti nella nostra decisione che il presidente Putin non deve vincere questa guerra contro l’Ucraina. Lo dobbiamo alla memoria di quelli che hanno combattuto per la libertà nella Seconda guerra mondiale, continuare a combattere per essa oggi, per il popolo dell'Ucraina, dell’Europa e della comunità globale». È la conclusione della dichiarazione finale dei leader del g7 che provano a lanciare un messaggio al presidente Putin nel giorno in cui a Mosca celebra e sfoggia la sua forza militare e propaganda di stato.

 

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