La Libia è di nuovo in fiamme. All’annuncio dell'arresto, lunedì 14 agosto, del colonnello Mahmoud Hamza, comandante della potente Brigata 444, da parte delle Special Deterrence Force (Rada), le truppe fedeli all’ufficiale hanno scatenato una durissima rappresaglia che in poche ore, secondo quanto affermato dal Centro di Medicina di Emergenza (Cmu), ha fatto almeno 55 morti e oltre 140 feriti nella periferia sud-orientale di Tripoli. Gli scontri tra le due milizie, intensissimi quanto improvvisi, hanno coinvolto la popolazione civile che è stata costretta alla fuga. Sempre secondo il Cmu, sono state salvate ed evacuate 234 famiglie, oltre a diverse decine di medici e infermieri stranieri rimasti bloccati da lunedì sera nei combattimenti.

Ritorno alla calma

La situazione, nella serata di mercoledì, è tornata alla calma quando è stato diffuso l’annuncio della liberazione di Mahmoud Hamza. Il comandante della Brigata 444, secondo quanto fonti vicine a ciascuna delle due fazioni hanno riferito all'agenzia di stampa Reuters, sarebbe stato rilasciato da Rada quando ormai il bilancio dei combattimenti era molto alto.

Ma i timori che gli scontri possano riprendere da un momento all’altro sono molti, specie tra la popolazione civile che assiste incredula a una ripresa della violenza dopo mesi di relativa pace. Ieri sera anche il ministro degli Esteri Tajani ha detto che la situazione «è migliorata» e «si può essere ottimisti», riferendo dei suoi contatti con l’omologo libico. Parlando a un incontro al Caffè della Versiliana, Tajani ha detto anche chelasciare che Gheddafi fosseucciso è stato un «errore gravissimo».

Un pessimo segnale

I gruppi che si fronteggiano in questi giorni sono tra i più influenti a Tripoli ed entrambi dovrebbero garantire la sicurezza di un paese lacerato da divisioni interne che tardano a sanarsi e favoriscono, di tanto in tanto, lo scoppio di violenti scontri tra fazioni, in mezzo a una endemica proliferazione di gruppi armati con alleanze mutevoli. I governi in Libia, come è noto, sono due. Uno, il Governo di unità nazionale (Gnu), riconosciuto dalle Nazioni Unite, risiede a Tripoli, l’altro, il Governo di stabilità nazionale (Gsn), designato dalla Camera dei rappresentanti, è a Tobruk, nell'Est del paese. Le frazioni tra due visioni politiche spesso opposte hanno condotto a gravissimi episodi di violenza fin dalla spartizione del controllo del paese tra Tripoli e Tobruk nel 2014.

Sebbene dal 2020 sia in vigore un cessate il fuoco, non ci sono segnali di una soluzione politica duratura e lo scoppio degli scontri di ferragosto, i peggiori da mesi, sono un pessimo segnale. «La gente soffre a causa della mancanza di responsabilità nei confronti dei potenti gruppi armati qui a Tripoli – riporta da Tripoli il giornalista Malik Traina di Al Jazeera - entrambi i gruppi sono sotto l'ombrello dell'apparato di sicurezza e finanziati dal governo libico» e non solo non riescono a garantire l’ordine ma addirittura lo sconvolgono.

Non è ancora chiaro il motivo dell’arresto di Hamza né cosa ci sia dietro gli scontri. Una delle ipotesi avanzata da Anas El Gomati, direttore dell'Istituto Sadeq, un think tank specializzato sulla Libia ascoltato da Al Jazeera, fa risalire al suo aumentato potere e alla sua capacità di guadagnare posizioni: «Hamza – spiega Gomati - è formidabile nei negoziati con le forze militari rivali…E se guardiamo dove si sono estesi i combattimenti nelle ultime 24 ore, notiamo che si tratta... anche di linee di rifornimento critiche».

Relazioni commerciali

Nel frattempo la Missione di sostegno dell’Onu in Libia ha affermato di seguire con preoccupazione «gli incidenti e gli sviluppi in materia di sicurezza» e ha chiesto la fine immediata degli scontri armati in corso. La Farnesina anche segue con apprensione l’evolversi della situazione. Solo lo scorso 10 agosto l’ambasciata italiana annunciava la prima riunione del gruppo di lavoro per la preparazione del Business Forum Italia-Libia, promossa dal ministro di Stato, Adel Jouma. L’evento mira a rafforzare le relazioni commerciali tra i due paesi a partire dalle piccole e medie imprese. Il gruppo di lavoro, in quell’occasione ha anche discusso del completamento delle procedure per la riapertura dello spazio aereo, tra cui l’accordo tra enti dell’aviazione civile e del consolidamento della cooperazione universitaria. Un percorso che gli scontri, se continuassero, metterebbero in pericolo.
 

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