Dal 7 ottobre scorso la galassia arabo-musulmana composta da organizzazioni politiche, paramilitari e alcune anche di natura terroristica è in fibrillazione. Entità diverse con differenti potenze militari.

HAMAS

Considerata organizzazione terroristica da mezzo mondo, Hamas ha mostrato tutta la sua natura ideologica e la sua forza militare nell’attacco contro i civili israeliani. È nata nel 1987 da una costola dei Fratelli musulmani in Egitto ed è di ispirazione sunnita. Nel 1988 i suoi leader hanno gettato le basi per il loro manifesto politico. L’obiettivo è chiaro: distruggere lo stato di Israele e istituire uno stato islamico in Palestina. Il mezzo per raggiungerlo è quello della violenza e del terrore. Nei primi anni Novanta, durante la discussione degli accordo di Oslo, hanno iniziato a pianificare i loro primi attentati. Il successo politico è arrivato nel 2006 con la vittoria delle elezioni a Gaza. Da quel momento, tutto ciò che entra nella Striscia è sotto il controllo dell’organizzazione. Gran parte dei fondi arriva dal Qatar (dove domina la fratellanza musulmana). Ogni anno nelle casse di Hamas entrano in media cento milioni di dollari. Il flusso continuo di denaro ha permesso all’organizzazione di rafforzare il suo braccio militare, comprare armi, dare una forma di sostegno economico ai suoi miliziani e tenere in piedi le istituzioni presenti nella Striscia. Secondo il Wall Street Journal, cinquecento uomini di Hamas e della Jihad islamica hanno ricevuto addestramento militare in Iran prima dell’attacco.

JIHAD ISLAMICA

La Jihad islamica è nata all’inizio degli anni Ottanta. Ispirati dalla fratellanza musulmana e dalla rivoluzione iraniana, i suoi fondatori provengono dalle scuole teologiche e politiche egiziane. Benché sia nato sei anni prima di Hamas, il movimento non è riuscito ad avere la stessa affermazione politica, anche perché non è il suo obiettivo principale. Con Hamas – che ne teme l’imprevedibilità anche se non c’è conflitto tra le due fazioni – condivide il controllo militare di Gaza e di altri territori palestinesi. Nel 2018 i due gruppi hanno dato vita a un coordinamento che ha prodotto azioni militari e terroristiche congiunte. Anche oggi l’apporto della Jihad islamica è fondamentale (hanno partecipato agli attacchi del 7 ottobre e detengono 30 degli oltre 200 prigionieri israeliani), ma non indispensabile dato che non possiede la stessa forza militare.

Secondo il Dipartimento di stato americano, la Jihad islamica conta solo mille membri. Un numero molto basso rispetto agli ottomila dichiarati dall’organizzazione nel 2011. Come Hamas, anche la Jihad è finanziata dall’Iran che, fino al 2016, destinava due milioni di euro al gruppo terroristico. Negli ultimi anni le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno annunciato di contribuire al bilancio dell’organizzazione con una cifra che raggiunge i 70 milioni l’anno. Secondo il think tank Counterextremism, in cambio del cospicuo finanziamento, uno dei vertici dei pasdaran, Qasem Soleimani, ha deciso la nomina di Khaled Mansour a capo della brigata al Quds della Jihad. Soleimani è stato assassinato nel gennaio del 2020 a Baghdad in un attacco organizzato con dei droni.

AL FATAH

Il movimento per la liberazione della Palestina al Fatah è l’opposizione politica ad Hamas e alla Jihad islamica. Fondata all’inizio degli anni Sessanta dalla diaspora palestinese all’estero con l’obiettivo di lottare per la causa palestinese, l’organizzazione politica e paramilitare è stata per decenni l’unico gruppo veramente dominante all’interno dell’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina). Tra i fondatori c’è anche l’attuale capo dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmud Abbas (meglio noto come Abu Mazen).

L’organizzazione ha avuto un ruolo di primo piano negli accordi di pace di Oslo del 1993 ma all’inizio degli anni Duemila è iniziato il suo declino politico culminato con la sconfitta nelle elezioni a Gaza nel 2006. Quell’evento ha portato a uno scontro armato tra le due fazioni che è durato circa un anno. La brigata dei Martiri di al-Aqsa è il movimento militare più vicino ad al Fatah, sebbene non sia mai stata riconosciuta in maniera ufficiale. La brigata non ha la stessa forza militare di Hamas o della Jihad islamica, ma negli anni si è resa protagonista di diversi attentati a danno di civili israeliani.

HEZBOLLAH

Hezbollah è nata nel 1986 per volere dell’Iran che voleva una presenza militare fissa in Libano, al confine con Israele. Nata come organizzazione militare terroristica di ideologia sciita, successivamente ha visto crescere anche il suo potere politico. Gran parte degli stati occidentali, la Lega araba e il Consiglio di cooperazione del Golfo, li considerano dei terroristi e i suoi vertici sono sottoposti a sanzioni economiche. Grazie all’Iran ha ottenuto armi, munizioni, addestramento e combattenti, questo ha permesso la creazione di un’organizzazione strutturata, in grado di espandersi anche in Siria e Iraq. Con Hamas ha un obiettivo militare in comune: distruggere Israele.

HOUTHI

Un eventuale allargamento del conflitto nella regione potrebbe chiamare in causa anche gli Houthi, il gruppo armato sciita attivo in Yemen che, da anni, è in guerra con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Anche loro sono sostenuti dall’Iran con l’obiettivo di destabilizzare Riad e contrastare la sua egemonia nella regione. Lo scorso 20 ottobre sono stati sparati dallo Yemen verso Israele tre missili e una serie di droni che sono stati intercettati.

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