New York, poco prima delle nove di sera. La televisione è accesa. La famiglia è seduta sul divano. Sul tavolino da caffè, popcorn, totopos messicane, salsa piccante e un litro e mezzo di Ginger Ale al limone. In casa si respira il nervosismo dei grandi eventi. Aspettiamo questo momento da settimane. Nell’attesa che la sfida cominci, ascoltiamo con attenzione i pronostici degli esperti. La tensione è palpabile anche tra i commentatori. La sfida a cui stiamo per assistere non è la finale degli Open di tennis e neppure il Super Bowl, ma il primo dei tre dibattiti televisivi che precedono le elezioni presidenziali del 3 novembre. Come noi, milioni di americani aspettano l’inizio dell’incontro.

Entrano i contendenti. Alla sinistra dello schermo, Donald Trump, il detentore del titolo: 6.2 piedi di altezza per 243 libbre di peso, noto per aver messo molti avversari al tappeto e per i colpi micidiali sotto la cintura. Alla destra dello schermo, lo sfidante, Joe Biden: 6 piedi di altezza per 215 libbre di peso, una lunghissima carriera in questa disciplina. Stasera i pronostici lo danno sfavorito. Il vecchio Joe non è più così veloce sulle gambe e a volte finisce ingenuamente all’angolo.

Comincia l’incontro. Da una parte il businessman, l’intrattenitore da reality show, il miliardario della Quinta Strada a cui il padre Fred lasciò in eredità 413 milioni di dollari. Dall’altra l’uomo di Scranton – la Pennsylvania delle fabbriche e delle miniere – il Joe della porta accanto, figlio di un venditore d’auto e di una casalinga irlandese.

I contendenti affronteranno molti temi nel corso della serata, dalla nomina di una giudice conservatrice alla Corte suprema, all’emergenza sanitaria, alla crisi economica, alle proteste seguite alla morte di George Floyd. Durante tutto il dibattito, Trump, più rosso in viso del solito, guarda il suo sfidante sempre di sbieco, tagliando trasversalmente lo schermo. Biden invece non incrocia quasi mai il suo sguardo. Punta verso la telecamera rivolgendosi direttamente agli americani: «Quanti di voi stamattina alzandosi hanno trovato una sedia vuota in cucina? Quanti di voi non hanno potuto dire addio alle persone che amavano e che sono morte da sole in ospedale? Questo è l’uomo che diceva che il virus sarebbe scomparso in primavera. Questo è l’uomo che sapeva che il virus era letale e non vi ha detto nulla. Gli credete ancora dopo tutte le bugie che vi ha raccontato?».

Sembra prendere confidenza il vecchio Joe mentre il dibattito entra nel vivo. Trump si trova in difficoltà e allora, come nel suo stile, vira sull’attacco personale: «Ti sei laureato ultimo della classe, avevi i voti più bassi di tutti». Joe sorride con ironia. Qualche volta nel corso della serata perde la pazienza. Trump lo interrompe spesso, lo attacca anche sui figli e Joe allora gli dà del clown, gli dirà di tapparsi la bocca. Vacilla sulle gambe, il vecchio Joe, parlando del figlio Beau, veterano della guerra in Iraq, morto a 45 anni per un tumore al cervello. Poi però, esausto, raccoglie le ultime forze e riprende il controllo del match.

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«Sei un socialista!»

Trump prova a colpirlo ancora sotto la cintura. «Sei un socialista! Sei succube dell’ala radicale del tuo partito!». Biden schiverà i colpi e risponderà a tono: «Stasera sono io il mio partito».

Parlerà con empatia il vecchio Joe, come se fosse un dialogo tra lui e gli elettori: «Siamo un paese più povero, più malato e più diviso da quando lui è presidente».

Spesso Biden si confonde sui numeri, quelli delle tasse, quelli dell’economia e anche quelli dei morti da coronavirus, più di 200mila negli Stati Uniti, un quinto dei decessi mondiali. A volte inciampa sulle parole. Era balbuziente da bambino. Raccontò lui stesso che un pomeriggio, alla fine degli anni Quaranta, tornò a casa da scuola piangendo perché i compagni continuavano a prenderlo in giro.

La madre Jean gli disse: «Se balbetti è perché sei molto intelligente, hai troppe idee in testa e non riescono a uscire tutte insieme dalla bocca».

Il dibattito continua. Il giornalista di Fox News, Chris Wallace, ha difficoltà a tenere a bada i contendenti. Non gli lasciano neppure completare la domanda.

Spesso è costretto a richiamare all’ordine il presidente che continua a interrompere lo sfidante nei due minuti che ha a disposizione per rispondere.

Le voci si sovrappongono. A volte è difficile seguire da casa. Non ricordo di aver mai visto un dibattito presidenziale così inferocito. Lo scontro continua. Le voci si sovrappongono. A volte è difficile seguire da casa. Non ricordo di aver mai visto un dibattito presidenziale così inferocito. Lo scontro continua.

Biden non risparmia gli attacchi: dalle tasse che Trump non ha pagato («paghi meno tasse di una insegnante di scuola») alla mascherina che per mesi si è rifiutato di indossare, alle cariche della polizia contro i manifestanti pacifici di fronte alla Casa Bianca.

Trump risponde che è il presidente che ha fatto di più per gli afroamericani dopo Abraham Lincoln, che è l’unico in grado di mantenere la legge e l’ordine, e che mai nessun presidente prima di lui aveva fatto così tanto per il popolo americano. Poi però si rifiuta di condannare le violenze dei Proud Boys, un noto gruppo di suprematisti bianchi, e dice che il vero problema sono gli estremisti di sinistra vicini a Biden.

President Donald Trump, left, and Democratic presidential candidate former Vice President Joe Biden, right, with moderator Chris Wallace, center, of Fox News during the first presidential debate Tuesday, Sept. 29, 2020, at Case Western University and Cleveland Clinic, in Cleveland, Ohio. (AP Photo/Patrick Semansky)

Il voto per posta

Lo scontro si chiude sulle elezioni. Nel 2018, 31 milioni di americani votò via posta. Quest’anno, a causa della pandemia, saranno probabilmente molti di più.

Il voto per posta favorisce il Partito democratico. In questo paese, per ragioni storiche, si vota solo di martedì e per l’elettorato democratico, più eterogeneo ma anche meno abbiente, è notoriamente difficile recarsi alle urne e stare in fila per ore.

Durante il dibattito, Trump ha ribadito più volte che il voto per posta si presta a frodi e manipolazioni e che non riconoscerà la sconfitta se il voto non sarà più che trasparente. Ha anche affermato che conterà sulla maggioranza alla Corte suprema per dirimere le eventuali controversie sul voto.

Si chiude così il primo round del match che porta al 3 novembre. Il vecchio Joe non è finito al tappeto neppure una volta. Trump, il picchiatore, non ha risparmiato neppure un colpo. Ci saranno altri colpi bassi negli incontri a venire. I dibattiti di solito non cambiano l’opinione di chi li segue. Ma negli Stati Uniti, più di cento milioni di aventi diritto solitamente non vota alle elezioni presidenziali. Forse questa sera qualcuno si è convinto che stavolta è davvero necessario andare a votare.

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