Tra le tante cartine va forte quella con la graduale estensione della Nato. Mostra come negli anni si sia avvicinata ai confini russi. Per la verità, la storia è ben più complessa, non è stata affatto una marcia di avvicinamento, e c’è stato anche un momento in cui sembrava che anche la Russia potesse entrare nell’alleanza. Ma questi sono dettagli per specialisti.

I bei colori vivaci delle cartine suggeriscono che Vladimir Putin ha le sue ragioni nel sentirsi accerchiato. Per carità, non c’è discorso che non deprechi l’invasione e i suoi lutti, così come Catone ritenendo impossibile ogni pace con Cartagine terminava i suoi discorsi ripetendo sempre “ceterum censeo cartaginem delendam”.

Qui invece, deprecati i lutti, si è più incerti: anche Cartagine ha le sue ragioni. Qualche poverino ricalca la propaganda russa e addirittura attribuisce all’Ucraina di Zelenski la responsabilità della guerra. Ma i più guardando le cartine dicono che bisognava pensarci prima.

Al momento della dissoluzione dell’Unione sovietica l’occidente non doveva prender troppo sul serio la proclamazione delle repubbliche indipendenti. E così non deve oggi prender troppo sul serio le scelte di governi democraticamente eletti; il desiderio di indipendenza e libertà dei popoli va soppesato attentamente.

Del resto, lo certificano i dubbi stessi che consigliano di proclamare plauso e condivisione all’adesione dell’Ucraina all’Unione europea, ma cautele nelle procedure, perché rispetto alle sovranità occidentali, quelle dell’est erano e sono fragili, e anche se corrispondono a sentimenti diffusi non sono ben radicate negli ordinamenti e nella storia.

E forse sono un po’ condizionate dal miraggio dell’occidente edonista e consumista che diffonde i McDonald’s e Loro Piana. 

Libertà poco praticata

Devono essercene parecchi a pensarla così tra i trecento parlamentari – dicesi trecento – che hanno disertato l’aula quando parlava Zelenski.

Ma se pensano che indipendenza e sovranità, libertà e democrazia non valgono poi molto di fronte alle ragioni della geopolitica, dei “poteri forti” di Mosca e della sua potenza militare, se così pensano non è perché sono animati da forte civismo costituzionale e dubitano dell’effettiva consistenza di quello ucraino.

Tutto al contrario, tradiscono la debolezza del proprio civismo. Gli orientamenti “filoputinisti” sono in Italia più marcati che non in altri paesi europei perché qui lo spirito democratico, animato dalla “costituzione più bella del mondo”, insiste sul richiamo al popolo, sul pacifismo (articolo 11c), o sulla straordinaria generosità dell’assistenza, ma non sul culto delle libertà e dello stato di diritto, che è ben poco praticato.

Perciò a un leader machista che bacia i crocifissi nessuno ha chiesto cosa esattamente intendesse nel dichiarare di cedere volentieri due Mattarella per mezzo Putin: tutt’al più cattolicamente gli è stato chiesto di pentirsi, e non laicamente di argomentare le sue preferenze.

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