Si trovava a metà del suo discorso, nel pieno di un comizio, nella cocente Pusad, nello stato indiano del Maharashtra. In quel momento, all’ombra si sfioravano i 38°C. Di colpo, il ministro dei Trasporti stradali e delle autostrade, Nitin Gadkari, si è fermato. Ha voltato leggermente la testa verso destra, gli occhi si sono ribaltati ed è svenuto: diversi minuti dopo, quando è tornato sul palco, Gadkari ha puntato il dito contro il caldo opprimente.

Gli elettori indiani, alle prese con le più grandi elezioni al mondo, stanno lottando contro condizioni meteo a dir poco torride, complice una impressionante ondata di caldo che ha colpito la nazione.

In alcune parti di stati indiani come Bengala Occidentale, Bihar, Uttar Pradesh e Karnataka, nel corso di alcune fasi elettorali (le elezioni indiane sono incominciate ad aprile e termineranno il 1° giugno) le temperature hanno superato i 40°C. Baripada, nello stato orientale dell’Orissa, pochi giorni prima del voto ha toccato il record nazionale di 45°C, mentre le urne sono state infuocate a Khammam, nel Telangana, dove la colonnina ha raggiunto i 43,4°C.

I rischi

«L’India spesso sperimenta ondate di caldo durante i mesi estivi, tra maggio e giugno. Ma negli ultimi anni sono arrivate prima, tra aprile e maggio, e si sono prolungate», spiega Dileep Mavalankar, esperto di clima ed ex direttore dell’Indian Institute of Public Health Gandhinagar. Con i suoi 1,4 miliardi di cittadini, climate change e votazioni sono per l’India un mix ad alto tasso di rischio: «Le più colpite sono normalmente le aree dell’India settentrionale e occidentale, ma anche il cuore centrale del paese, fino ad alcune zone a est. Particolarmente a rischio sono lo stato del Gujarat, dove mi trovo, e ancora Andhra Pradesh, Telangana, Madhya Pradesh. Nelle zone costiere la temperatura non è estremamente alta, ma è alta l’umidità», ricorda Mavalankar.

«L’Indian Weather Survey definisce un’ondata di caldo come una condizione particolare, per la quale la temperatura deve essere 4-5 gradi sopra la media per più di due giorni e deve essere rilevata da almeno due stazioni meteorologiche. Ma il governo negli ultimi anni ha sviluppato un Heath Index (un indice delle ondate di calore) proprio perché le misurazioni classiche non funzionavano più nelle aree costiere, mentre il nuovo indice tiene in conto di questo mix di calore e umidità».

Una scelta non da poco: la lettura standard della temperatura dell’aria ci informa su quanto è calda l’aria che ci circonda, mentre l’indice di calore spiega come vengono percepite le temperature dal corpo umano.

Gli effetti sul voto

Un rischio per la salute, ma anche per la propensione al voto: in generale, sostiene uno studio intitolato “Climate Change e partecipazione politica”, firmato dalla professoressa Amrit Amirapu, dell’università del Kent, l’esposizione alle alte temperature nell’anno prima delle elezioni aumenta l’affluenza alle urne nelle circoscrizioni elettorali rurali, zone che necessitano sostegno alle politiche agricole, un migliore accesso all’irrigazione o all’elettrificazione. Ma questa ondata di calore, ha spiegato la professoressa ad Al Jazeera, potrebbe spingere piuttosto a un voto di protesta nei confronti dei politici in carica, a favore di figure con un background agricolo.

Sistema produttivo a parte, i rischi più alti riguardano la salute dei cittadini. Una recente analisi dell’Istituto meteorologico indiano ha rivelato un aumento significativo di picchi generati da un mix di alte temperature e umidità in India negli ultimi 40 anni: guai a toccare quello che gli esperti definiscono “temperatura di bulbo umido”, per la quale il corpo umano non riesce più a disperdere il calore corporeo attraverso l’evaporazione del sudore: una condizione potenzialmente fatale. Negli anni passati, ricorda Mavalankar, si sono verificati episodi mortali, con centinaia di vittime di temperature di bulbo umido, in Uttar Pradesh e in Maharashtra.

«Nella città dove mi trovo attualmente, Ahmedabad, il primo Heat Action Plan (piano anti caldo) è stato sviluppato oltre 10 anni fa, nel 2013: è nato dopo l’ondata di caldo del 2010, durante la quale in città in una settimana morirono 1.300 persone», racconta. Lo sviluppo di questi piani in diverse metropoli, spiega Mavalankar, sta portando a risultati importanti, perché le previsioni anticipano le ondate di calore di circa cinque giorni e sono stati implementati piani di emergenza in caso di allerta rossa.

Le precauzioni

Tutti esempi serviti alle autorità alle prese con queste elezioni generali: la Commissione elettorale (che sovrintende alle elezioni), l’Autorità nazionale per la gestione dei disastri e l’Istituto meteorologico hanno formato una task force per ridurre al minimo l’impatto delle ondate di caldo prima delle giornate elettorali. «Per la prima volta, la Commissione elettorale ha consentito alle persone di età superiore a 85 anni e alle persone con disabilità di votare da casa.

A marzo ha poi pubblicato delle linee guida per ridurre al minimo l’impatto del caldo sulle elezioni: ha incaricato i funzionari elettorali di rendere disponibili acqua potabile e minerali per l’idratazione nei seggi elettorali, kit medici e servizi di primo soccorso. Sui social media, prima del giorno del voto vengono diffuse allerte che ricordano alle persone di portare con sé ai seggi protezioni contro il sole e acqua».

A oggi, non sono state riportate notizie di perdite riconducibili direttamente a colpi di calore durante le operazioni di voto. Ma il rischio c’è. Gli scienziati stimano che i cambiamenti climatici indotti dall’uomo abbiano reso le ondate di caldo 30 volte più probabili in India.

Secondo la Banca mondiale, la nazione più popolosa del mondo potrebbe presto diventare uno dei primi posti a sperimentare ondate di caldo che superano il limite di sopravvivenza umana: «Alcuni esperti, incluso me stesso, suggeriscono che le prossime elezioni generali dovrebbero tenersi in inverno, non più in estate, perché l’intensità e la violenza di questi fenomeni si intensificherà».

La politica tende un orecchio, perché il clima infuocato si ripercuote sui numeri: «Arrivati alla terza fase di voto, si è visto che lì dove le ondate di calore sono state più intense l’affluenza alle urne è diminuita del 5-6 per cento, specialmente tra le persone anziane o con comorbidità. I funzionari di alcuni stati hanno deciso di prolungare gli orari di apertura dei seggi di un’ora la sera, o di anticipare l’apertura delle urne la mattina presto, per evitare gli orari più caldi». I dati ci dicono che per la prima e più ampia tra le sette fasi elettorali, incominciata il 19 aprile (coincisa con un picco di calore), l’affluenza è stata del 66 per cento, decisamente inferiore rispetto al 70 per cento del 2019. I fattori che possano unire crollo del voto e clima sono ancora tutti da definire, ma in molti considerano le forti ondate di calore decisive nel cedimento delle percentuali di voto.

Un tema trascurato

Sorprende quindi che, nonostante lo scenario, i temi ambientali non siano stati tra i più caldi di questa campagna elettorale indiana. A livello statale, situazioni di crisi come quella vissuta dalla Silicon Valley indiana, Bangalore, che ha vissuto ondate di calore accompagnate da una siccità senza precedenti, hanno piuttosto favorito promesse di medio raggio e reso evidenti tensioni a livello amministrativo. A livello nazionale, il partito al potere, il Bjp, nel suo manifesto ha menzionato l’obiettivo emissioni zero entro il 2070, la transizione verso fonti energetiche non fossili, l’incremento della salubrità dei fiumi, la nascita di una National Atmospheric Mission per l’aria e l’aumento della resilienza ai disastri. La sua opposizione principale, il Congress, ha promesso il raggiungimento di un’Autorità indipendente per la protezione dell’ambiente e un Green New Deal per le energie rinnovabili, oltre che fondi per la transizione verde e un obiettivo zero emissioni.

Probabilmente, però, gli eccessi legati a cambiamento climatico renderanno in futuro le promesse più stringenti, perché la questione sarà sempre più scottante. Nel vero senso della parola.

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