Il cardinale Peter Turkson, del Ghana, ha rotto il tabù sull’omosessualità come male sociale da estirpare, ampiamente diffuso fra gli episcopati africani, compresi i vescovi del suo paese d’origine.

Turkson, che attualmente è Cancelliere della pontificia accademia delle scienze e fino al 2021 ha guidato il dicastero per lo sviluppo umano integrale (ha ricevuto la porpora nel 2003 da Giovanni Paolo II), intervistato dalla Bbc, ha osservato che «le persone lgbtq non possono essere criminalizzate perché non hanno commesso alcun crimine».

Quindi ha aggiunto: «È ora di cominciare a educare per aiutare le persone a capire cos'è questa realtà, questo fenomeno. Abbiamo bisogno di molta educazione per convincere le persone a fare una distinzione tra ciò che è crimine e ciò che non lo è».

Il cardinale ha fatto anche riferimento al fatto che in una delle lingue del Ghana, l'Akan, esiste l'espressione «uomini che si comportano come donne e donne che si comportano come uomini». Ha quindi sostenuto che questa è un'indicazione del fatto che l'omosessualità non è un'imposizione dall'esterno rispetto alla vita del paese, non è insomma stata "importata” dall’occidente.

«Se culturalmente abbiamo determinate espressioni – ha aggiunto Turkson – significa solo che non è completamente estranea alla società ghanese».

10 anni di carcere

La presa di posizione del porporato arriva del resto in un momento delicato: il parlamento del Ghana, infatti, sta discutendo da tempo un disegno di legge che non solo criminalizza le relazioni omosessuali, ma anche i sostenitori dei diritti lgbtq, con la possibilità che la persecuzione giudiziaria possa essere estesa anche ai giornalisti a causa di ciò che la proposta in discussione chiama «promozione» di questi temi.

Inoltre, si attribuisce ai cittadini un «dovere di denuncia», incoraggiando le persone a denunciare persone sospette di appartenere alla comunità lgbtq, alla polizia o ad altre autorità. Sebbene il disegno di legge sia in parlamento da due anni, ora l’iter legislativo sembra arrivato alle fasi finali, dopo essere stato sottoposto a una seconda lettura nel luglio scorso.

In pratica l’identificazione come persona lgbtq è punibile con una pena detentiva di tre anni, quanti si battono per i diritti lgbtq rischiano anche fino a 10 anni di carcere, infine la proposta punta a cessare di offrire i servizi sanitari alla comunità gay, compresi i farmaci per l’Hiv.

Valori religiosi

Nell’agosto scorso, i vescovi cattolici del Ghana, insieme ad altre chiese cristiane, hanno preso posizione a favore della proposta di legge e contestando le affermazioni dell’ambasciatrice degli Stati Uniti in Ghana, Virginia Palmer, la quale aveva affermato che l’eventuale approvazione della normativa anti gay, avrebbe allontanato gli investitori americani dal paese africano perché si trattava di una norma fortemente discriminatoria; al contrario, spiegava, «il Ghana è una società molto accogliente e tollerante, con una forte armonia interreligiosa e interetnica, e questo è ciò che rende il Ghana forte, stabile e attraente per gli investimenti», «spero che rimanga così per quanto riguarda la comunità lgbt», aveva aggiunto.

Il Ghana è una nazione accogliente, hanno risposto i leder cristiani, ma la «la nostra tolleranza non è illimitata». «Proprio come gli Stati Uniti e gli altri paesi cosiddetti sviluppati hanno i loro valori culturali che informano ciò che è accettabile e/o inaccettabile all’interno delle rispettive giurisdizioni – si affermava nel comunicato - anche il Ghana, in quanto nazione sovrana, ha valori culturali e religiosi che guidano, informano e garantiscono il sostentamento, l’armonia e la coesione delle nostre comunità e non intendiamo compromettere tali valori per gli investitori Lgbtq».

Nel febbraio del 2021, i vescovi del Ghana, prendevano ufficialmente posizione contro l’omosessualità affermando che si tratta «di una pratica abominevole», e invitavano governo e parlamento a non approvare leggi favorevoli ai diritti delle persone lgbtq e a non «legalizzare l’omosessualità in Ghana».

Le aperture del papa

Il dibattito in corso interessa da vicino la chiesa in Africa e non solo; di recente, infatti, all’inizio di ottobre, li Dicastero per la dottrina della fede, rendeva note le risposte date dal papa ai “dubia” di 5 cardinali conservatori, fra le questioni poste c’era quella sulla liceità delle benedizioni delle coppie omosessuali.

Francesco rispondeva mantenendo salda la differenza fra queste unioni e il matrimonio fra uomo e donna, tuttavia apriva alla possibilità delle benedizioni «perché non possiamo essere giudici che solo negano, respingono, escludono».

Ancora, all’inizio di novembre, un nuovo pronunciamento del Dicastero per la dottrina della fede, affermava che «Non c’è nulla nella vigente legislazione canonica universale che proibisca ad una persona transessuale di essere testimone di un matrimonio», allo stesso modo «non c'è nulla che proibisca ad una persona omoaffettiva e che convive di essere testimone di un matrimonio». I transgender, spiegava la nota del dicastero, possono fare anche da padrini e madrine ai battesimi.

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