Dopo essere stata il primo paese a stabilire un lockdown drastico per porre un argine alla diffusione del Covid-19 a marzo, oggi l’Italia si trova pressoché circondata da nazioni dove sta montando la seconda ondata di contagi. Ogni governo sta provando a gestire l’emergenza a modo suo, ma dei 31 milioni di casi nel mondo ormai un sesto, 5,3 milioni, sono in Europa. I morti sono 230mila rispetto ai 962mila nel mondo.

Si sta concretizzando un picco di contagi soprattutto nella parte orientale del continente, dove si è superato il milione di casi. La situazione è simile anche nei Balcani, dove si contano più di 1,04 milioni di contagi. In Montenegro, dove si registra l’incidenza più alta di casi per 100mila abitanti nella regione, non si esclude un nuovo lockdown, che sarebbe l’esito finale di una serie di misure sanitarie che il governo sta già valutando. Il primo ministro Dusko Markovic aveva dichiarato il paese libero dal Covid-19 il 25 maggio scorso. In ogni caso, la situazione europea non è in nessun modo paragonabile con quella del continente americano, dove i casi sono 15,6 milioni e i morti 532mila. Oltre agli Stati Uniti, la situazione è molto grave anche in Brasile, dove si sono ormai superati i 4,5 milioni di contagi e i 137mila morti.
 


Israele

Il governo israeliano è stato il primo a indire un lockdown in tutto il paese per limitare l’aumento dei contagi dovuto alla seconda ondata. L’andamento è più aggressivo di quello che aveva avuto luogo in primavera e dopo che negli ultimi giorni sono stati registrati 3-4mila nuovi casi al giorno il presidente Benjamin Netanyahu ha annunciato in un discorso televisivo il divieto di allontanarsi di più di 500 metri dalla propria abitazione per motivazioni non essenziali. Il lockdown per ora è previsto per le prossime tre settimane, per coprire la festività dello Rosh Hashanah, il capodanno ebraico, per cui è uso fare grandi feste con i parenti. Durante questo periodo rimarranno chiuse anche le scuole e le attività economiche non essenziali.

Le autorità sono molto preoccupate soprattutto per le conseguenze economiche della misura, come riferisce Haaretz, che stima il costo della chiusura a sette miliardi di shekel, pari a circa due miliardi di dollari. Anche il commissario per la pandemia Rommi Gamzu, che aveva dichiarato che il «trauma socioeconomico» conseguente all chiusura fosse maggiore dell’impatto positivo sulla situazione sanitaria, ha cercato fino all’ultimo di evitare l’ipotesi di una nuova chiusura. Le misure restrittive arrivano infatti nel mezzo di una recessione che ha portato la disoccupazione oltre il 25 per cento. Sembra che invece non verranno toccate dalla misura le manifestazioni pacifiche contro Netanyahu, durante le quali ormai da molte settimane le persone chiedono le dimissioni del presidente.

Regno Unito

Londra, dopo che il paese ha superato quota 400mila casi, ha emanato nei giorni scorsi una stretta sulle norme anti Covid-19. Il governo non ha escluso che le nuove norme possano essere prolungate anche per sei mesi, e che in caso di necessità possano essere ulteriormente acuite. Le nuove regole prevedono l’obbligo per i conducenti di taxi di indossare mascherine, come anche per gli staff dei ristoranti, che in ogni caso devono chiudere alle 22. Alle celebrazioni non potranno partecipare più di quindici persone e le multe arriveranno a duecento sterline anche per chi trasgredisce per la prima volta. Di fronte alla richiesta di chiarimenti sulle diverse incidenze del virus in Europa, il premier Boris Johnson ha spiegato che la pandemia ha colpito in maniera più grave il Regno Unito rispetto a Italia e Germania perché i britannici amano particolarmente la libertà ed è molto difficile imporre loro regole.

Spagna

Anche in Spagna lunedì sera è stato emanato un mini lockdown per i quartieri meridionali di Madrid, dai quali non è più possibile uscire se non per motivi legati a lavoro o studio. Le misure riguardano oltre 850mila persone, che rappresentano il 13 per cento della popolazione della regione ma il 24 per cento dei contagi. Nella capitale sono stati registrati un terzo dei casi nel paese, per una quota d’incidenza di 746 contagi per 100mila abitanti, 2,6 volte la media del paese. Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha incontrato lunedì scorso la governatrice della regione del Partito popolare Isabel Díaz Ayuso e ha stabilito con lei le nuove regole per la città: la gestione delle misure sanitarie è infatti in mano ai governi locali. Sanchez è arrivato anche a offrire a Ayuso i poteri speciali entrati in vigore durante l’emergenza in primavera, ma per ora la governatrice ha rifiutato.

Francia

Il governo francese ha creato delle zone rosse locali, nelle regioni sudoccidentali e soprattutto in singole città come Nizza, Lione, Marsiglia e Tolosa. Il livello di attenzione è salito anche in Bretagna. Le nuove norme prevedono l’obbligo di utilizzo della mascherina, l’introduzione di un limite agli orari d’apertura e il divieto di celebrare feste e serate con più di dieci invitati. Al torneo di tennis del Roland-Garros a Parigi potranno partecipare soltanto 5mila spettatori invece dei 20mila annunciati, poi ridotti a 11.500. L’altra questione al centro dell’attenzione è la condizione degli anziani nelle case di riposo, in cui si sono creati già 121 focolai. Il ministro della Sanità ha perciò raccomandato di diminuire i contatti con le persone più a rischio, ma il presidente Emmanuel Macron ha promesso di non lasciar sole le persone avanti negli anni.

Germania

In Germania si stanno imponendo limitazioni locali per i viaggiatori provenienti dai cosiddetti hotspot, ossia le zone in cui l’incidenza dei contagi negli ultimi sette giorni supera i 50 casi per 100mila abitanti. La maggioranza dei contagi si registra in Baden-Württemberg e in Baviera: è sotto osservazione in particolar modo Monaco, dove il governo locale ha imposto ulteriori misure restrittive. La città ha introdotto l’obbligo di utilizzare la mascherina in alcune piazze pubbliche e le feste private possono coinvolgere massimo 25 persone in spazi chiusi e 50 all’aperto. Di fronte all’aumento dei casi in tutto il paese, però, l’accademia scientifica Cesarea Leopoldina di Halle ha chiesto al governo federale un’uniformazione delle norme in tutto il paese e ribadito che la difesa migliore restano distanziamento, igiene e utilizzo delle mascherine.

Stati Uniti

Il presidente americano Donald Trump ha definito il superamento di quota 200mila morti per Covid-19 «una vergogna», ma ha spiegato che agendo diversamente il numero di morti sarebbe stato «sostanzialmente più alto». Nel paese, nonostante il continuo aumento dei casi, c’è una forte avversità alla prospettiva di un lockdown: il procuratore generale William Barr l’ha definito «la più grande intrusione nelle libertà civili di sempre». Anche il presidente, che dall’inizio della pandemia interviene nel dibattito pubblico con messaggi contrastanti e definisce il suo un «phenomenal job», un ottimo lavoro, continua a non voler imporre un obbligo di utilizzo della mascherina in tutto il paese. Osservatori scientifici hanno anche giudicato insufficiente l’impegno nella realizzazione di un’infrastruttura per i test, mentre Trump continua a insistere che il vaccino arriverà a settimane, ancora prima delle elezioni presidenziali di novembre.

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