Il Cremlino: «Siamo in guerra con la Nato». Ufficiali Usa all’esercitazione bielorussa

«La Nato è in guerra con la Russia. Questo è ovvio e non richiede ulteriori prove». Parola del portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov: «La Nato fornisce supporto sia indiretto che diretto al regime di Kiev. Pertanto, possiamo affermare con assoluta certezza che la Nato è in guerra con la Russia». Il paradosso è che – mentre il Cremlino usava parole bellicose verso la Nato – il ministero della Difesa bielorusso ha annunciato questo lunedì la presenza di ufficiali dell’esercito degli Stati Uniti all’esercitazione Zapad 2025, una manovra congiunta delle forze armate russe e bielorusse in cui viene simulato un conflitto aperto con la Nato, in corso in questi giorni proprio in Bielorussia. Gli ufficiali americani sono presenti in qualità di osservatori, insieme ai delegati di altri 23 paesi, tra cui anche un paese Ue e Nato – l’Ungheria – e la Turchia, che fa parte dell’Alleanza. L’esercitazione Zapad aveva causato allarme in diversi paesi al confine con Russia e Bielorussia poiché il suo inizio ha coinciso con lo sconfinamento di 19 droni nei cieli polacchi. Proprio questo lunedì, il comandante delle forze armate finlandesi, Janne Jaakkola, aveva detto che dalle manvore erano possibili «svolte inattese». La presenza di militari americani sembra inserirsi nel processo di distensione in corso tra Minsk e Washington, che la scorsa settimana ha cancellato le sanzioni contro la compagnia di bandiera Belavia, in cambio del rilascio di 52 prigionieri politici di Minsk. Negoziati e sanzioni L’inaspettata presenza di osservatori Usa alle esercitazioni non cancella il fatto che in questi giorni i progressi nel negoziato di pace sull’Ucraina appaiano più lontani che mai. A credere nella possibilità di un incontro tra Putin e Zelensky sembra essere rimasto solo Trump, che questo lunedì ha ribadito: «Che lo si chiami vertice o incontro non importa, ma probabilmente dovrò convincerli, perché si odiano così tanto che quasi non riescono a parlare». Il presidente Usa sembra anche aver trovato una nuova scusa per non mettere in atto le nuove sanzioni alla Russia che minaccia ormai da quasi sei mesi: «L’Europa sta comprando petrolio dalla Russia. Non voglio che comprino petrolio», ha detto. «Io sono disposto a imporre sanzioni, ma gli europei dovranno inasprirle in modo proporzionale a quello che io sto facendo». Insomma: nuove sanzioni solo se l’Europa farà altrettanto. Trump però sa benissimo che i paesi che comprano ancora quantità significative di petrolio dalla Russia, Ungheria e Slovacchia in testa, non solo sono guidati da due politici suoi alleati, Viktor Orbán e Robert Fico, ma fino a ora hanno bloccato qualsiasi espansione delle sanzioni europee in tal senso. La Commissione Ue sta comunque preparando il 19esimo pacchetto di sanzioni che potrebbe includere una restrizione ai visti di ingresso per i cittadini russi nell’Ue; un portavoce della Commissione ha detto che in ogni caso una modifica al regime dei visti con la Russia sarà proposta entro la fine del 2025. Si tratta di una mossa soprattutto simbolica e duramente criticata dagli oppositori russi di Putin, secondo i quali finirà con l’ostacolare la fuga di chi non vuole avere a che fare con il regime di Putin e alimenterà la narrazione del Cremlino di un’Europa russofoba. Obiettivi a rischio Intanto proseguono gli attacchi russi in Ucraina. Nella notte tra domenica e lunedì i russi hanno colpito con 84 droni e sei missili in tredici località del paese. Ma gli ucraini temono che il peggio debba ancora arrivare. Si teme possano essere colpite le centrali e le reti elettriche ucraine e il porto di Odessa. Questo lunedì Ukrenergo, la società pubblica dell’energia ucraina, ha annunciato che la rete elettrica è pronta ad assicurare una stagione invernale senza tagli al riscaldamento, ma solo se la Russia non lancerà attacchi «sistemici» alle centrali energetiche del paese. Intanto sul fronte di terra gli ucraini annunciano la liberazione del villaggio di Pankivka, nella regione di Donetsk, l’ennesimo contrattacco di successo nella zona dove nel mese di agosto i russi erano riusciti a penetrare di sorpresa per oltre 15 chilometri nelle linee ucraine. Sul resto del fronte la situazione per Kiev rimane difficile. Il comandante in capo delle forze armate, Oleksandr Syrsky, ha licenziato due comandanti di corpo responsabili della difesa nel settore di Zaporizhzhia e Dnipropetrovsk, due regioni dove nel corso dell’estate le truppe russe sono avanzate in maniera significativa. Nel fine settimana sono arrivate cattive notizie anche dal fronte settentrionale, con le truppe russe che sono riuscite a entrare nella città di Kupiansk, situata in una posizione strategica nella regione di Kharkiv.