Sono mesi che il destino di uno dei più grandiosi programmi trasformativi del Partito democratico di Joe Biden, il Build Back Better (Bbb), un programma di trasformazione energetica, climatica e infrastrutturale, è in mano a un singolo senatore, Joe Manchin della West Virginia.

Un intero schieramento di analisti politici da mesi cerca di interpretare ogni sua uscita mediatica come un segno della sua decisione. Frasi come “sono pronto a discuterne” ma anche “ci stiamo lavorando” sono state dissezionate per capire le sue intenzioni.

Domenica Manchin è apparso nel programma Fox News Sunday, il segmento del mattino della rete più seguita dei conservatori americani. Un’occasione d’oro per il nuovo conduttore, Bret Baier, di ottenere la tanto sospirata risposta alla domanda “Manchin salverà il Bbb” con il suo voto?

Ricevuta la notizia che Manchin sarebbe andato alla Fox, dalla Casa Bianca hanno tentato di raggiungere il senatore anche ad altissimo livello, secondo un retroscena pubblicato da Politico, ma il senatore della West Virginia avrebbe rifiutato le chiamate. Fin quando non è arrivata da lui stesso la notizia che non sostiene il piano di Biden così com’è.

L’inflazione

Accompagnata da una lunga introduzione narrativa che descrive un attento senatore che intende fare tutto il possibile per trovare un’intesa in tutte le parti dello spettro politico sul Bbb.

Poi però arriva l’antitesi: c’è l’inflazione, che è sempre altissima e sta rendendo difficile la vita agli abitanti della West Virginia, con l’aumento del costo della vita, delle bollette e della benzina.

Infine, un grande classico del conservatorismo americano: il debito, che sarebbe cresciuto alla cifra record di 29mila miliardi di dollari. Nella dichiarazione, pubblicata anche sul suo sito, ricorda un’audizione del capo di stato maggiore Mike Mullen del 2007, dove ammoniva sulla crescente minaccia del debito, da allora raddoppiato.

Ecco la frase decisiva: «Non posso sostenere questa legislazione, non saprei come spiegarla alle persone della West Virginia». Quindi è un no il suo, gli ha chiesto Baier? Sì, lo era eccome.

Il diniego fa collassare sia il pezzo più ambizioso del programma bideniano sia la coalizione democratica al Senato. Le reazioni sono esplose: da una parte i repubblicani moderati hanno cantato vittoria, confermando che il loro voto favorevole al disegno di legge sulle infrastrutture non ha aperto la strada al più radicale Bbb.

I progressisti della Squad, dal canto loro, possono affermare che la loro idea di legare insieme i due disegni di legge fosse corretta.

Confondere e rimandare

Manchin però, cosa pensava davvero? Il senatore ha adottato multipli registri comunicativi. In una dichiarazione al programma radiofonico Talkline di Hoppy Kercheval, decano dei giornalisti della West Virginia, il senatore ha dichiarato che non è colpa del presidente, ma dello staff della Casa Bianca, che lo ha convinto a votare no.

Nella stessa dichiarazione però ha anche aggiunto che non era d’accordo sin dall’inizio con la legge, ma ha comunque lasciato che i democratici negoziassero. Nelle sue parole però non si capisce se voterebbe la legge in diversi pezzi. Un percorso ancora più difficile.

Una tattica dilatoria che ricorda da vicino quella dei democratici sudisti nel cercare di stroncare qualsiasi legge anti linciaggio ai tempi della segregazione razziale. Il tema dell’inflazione però, è vero.

Parte dell’impopolarità del presidente Biden nella West Virginia (che pure secondo un sondaggio del Data Progress Center dello scorso agosto vorrebbe approvare il Bbb con il 68 per cento dei consensi) deriva anche da questo.

Avvenne lo stesso durante gli anni di Jimmy Carter, tanto che lui nominò alla Federal Reserve un noto falco come Paul Volcker che fece politiche monetarie molto rigide per contenere il fenomeno, a costo di una pesante recessione che venne sfruttata favorevolmente da Ronald Reagan, che la usò in uno slogan per le presidenziali: «Recessione è quanto tu perdi il lavoro, ripresa è quando Jimmy Carter perde il suo».

Una prospettiva contro la quale David Dayen, direttore di The American Prospect, magazine vicino alla sinistra progressista, aveva messo in guardia con un editoriale dai toni molto accesi.

Democratici spaccati

D’altra parte era difficile che Manchin accettasse di allinearsi, lui che proviene da uno stato dove, pur in dimensioni ridotte, l’industria estrattiva del carbone gioca ancora un ruolo.

Lo scorso settembre un’inchiesta di Intercept aveva messo in luce i profondi interessi della famiglia del senatore nel settore.

Che fare, quindi? I dem ora si interrogano. Chuck Schumer, leader della maggioranza al Senato, ha sfidato il senatore a votare in modo apertamente contrario, sperando magari in qualche assenza provvidenziale tra le file repubblicane.

Una strategia improvvisata che però conferma il momento di grandissima difficoltà della Casa Bianca e del presidente Joe Biden, che disattende quella che è stata non solo la promessa più ambiziosa dell’intera presidenza, ma anche un collante tra un’ala progressista sempre più disillusa e i moderati che temono di non venire rieletti per aver sostenuto politiche troppo radicali.

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