Dall’inizio della guerra più di un milione di persone è scappato all’estero, per paura dell’arresto o di andare al fronte. Ora l’esodo al contrario, fra povertà e disillusione: una matrioska di anime scomposte e senza un destino in comune
Lungo strada Gogol ad Almaty, nei dintorni della catena di negozi di dischi Meloman, in uno dei bar più hipster della città, Igor sorseggia il terzo caffè della giornata. Quando la guerra contro l’Ucraina è cominciata ed è scappato dalla sua città, Mosca, pensava che il suo “passaggio kazako” sarebbe durato solo qualche mese. Oggi il compositore – il cognome, per ragioni di sicurezza, non vuole che venga diffuso – si accorge che ha trascorso qui, tra le vetrate colorate e i tavoli di legno lacca



