Evan Gershkovich, giornalista statunitense del Wall Street Journal, rimarrà in carcere a Ekaterinburg, in Russia, dopo essere stato arrestato per presunto spionaggio. Lo ha stabilito martedì una sentenza del tribunale di Mosca, nell’udienza di appello. È stata anche la prima occasione in cui Gershkovich è apparso in pubblico dal giorno del suo arresto, lo scorso 29 marzo. 

Gli Stati Uniti hanno reiterato la richiesta di immediato rilascio del reporter, ingiustamente detenuto. Posizione ribadita anche dal segretario di Stato americano, Antony Blinken, al termine del vertice del G7 in Giappone. 

Le accuse

Era dai tempi della Guerra fredda che in Russia non veniva arrestato un giornalista con sospetto di spionaggio. Mosca ha accusato Gershkovich di aver provato a ottenere informazioni su una fabbrica di armi russe. Le accuse sono state respinte dal reporter, dal suo capo e dal governo statunitense, che ne hanno richiesto l’immediato rilascio. 

I legali di Gershkovich hanno offerto una cauzione di 613mila dollari per la sua liberazione, ma il tribunale di Mosca ha respinto l’offerta. L’avvocata Maria Korchagina ha spiegato: «Abbiamo suggerito al tribunale di prendere in considerazione la scelta di misure preventive non legate all'isolamento dalla società, compresi gli arresti domiciliari o il divieto di determinate azioni, o una cauzione per un importo di 50 milioni di rubli». 

Il giornalista americano è apparso in tribunale, chiuso in una gabbia di vetro, ed è sembrato calmo. 

Gershkovich è detenuto nella prigione di Lefortovo, simbolo di massima repressione in Russia. 

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