Washington tratta in segreto con il regime di Teheran su scambi di prigionieri, soglie massime sulla produzione di uranio arricchito e sblocco dei fondi congelati dalla sanzioni. Un ritorno della diplomazia americana nell’area dopo che Pechino ha mediato la normalizzazione dei rapporti diplomatici fra Iran e Arabia Saudita
- La Casa Bianca ha cercato di recuperare il terreno perduto con l’Iran senza arrivare a un Trattato che non verrebbe mai approvato dai Repubblicani. Si tratta di un accordo limitato per uno scambio di prigionieri, soglie massime sulla produzione di uranio arricchito e uno sblocco dei fondi iraniani congelati dalla sanzioni Usa.
- L’operazione ha il tacito assenso di Israele, che non ha mai negato di essere pronto a tutto pur di evitare che l’Iran acquisisca l’arma nucleare.
- Il punto è che i religiosi al potere e la Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, sono ormai consapevoli che le loro fortune politiche dipendono dall'affrontare le proteste sociali non solo con la forza della repressione, ma anche con qualche apertura politica all’occidente che riduca la pressione sul paese.
Khomeini, il leader della rivoluzione teocratica del 1979, definiva gli Stati Uniti il “Grande Satana”. Quarantaquattro anni dopo gli assalti all’ambasciata americana, i tentativi falliti di liberazione degli ostaggi, le tensioni politiche, le sanzioni economiche e i tentativi di riavvicinamento, qualcosa si muove. Soprattutto dopo il clamoroso accordo siglato tre mesi or sono tra Iran e Arabia saudita con la mediazione della Cina del presidente Xi Jinping, l’America di Joe Biden torna fretto



