Donald Trump ha abituato alle sue espressioni iperboliche ai comizi a sostegno dei suoi fedeli. Durante un evento a Dayton, in Ohio, a sostegno di Bernie Moreno, in corsa per le primarie per un seggio al Senato, Trump ha lanciato un avvertimento dicendo che, se non vincerà a novembre, ci sarà un «bagno di sangue».

I toni autoritari sono stati stemperati da alcuni membri dello staff che hanno affermato che ci si riferiva all’economia, linea interpretativa rimarcata dall’ex presidente con un post sui social. Quello che però preoccupa gli analisti e gli strateghi democratici che Trump non è nuovo a questa doppiezza riguardante suoi effettivi progetti. E questa volta c’è un mondo dietro di lui che ha idee ben precise su una trasformazione in senso post-liberale della democrazia americana.

Uno di questi, il senatore J.D. Vance, era sul palco alle spalle dell’ex inquilino del presidente. In una lunga conversazione con il magazine Politico, Vance, già noto al grande pubblico per essere l’autore del memoir autobiografico Hillbilly Elegy ambientato sui Monti Appalachi devastati dall’abuso di oppiacei, ha delineato un’idea di America che per salvare la sua anima deve anche ricorrere a misure anticostituzionali per dare “veramente” la voce al popolo. Ovviamente solo una parte di popolo: Vance ha sottolineato che esistono sindacati “buoni” e “cattivi”.

Questi ultimi ovviamente sono quelli che sostengono il campo progressista e i democratici. Il cuore del ragionamento di Vance però è che lui o qualcun altro andranno oltre la visione Maga di Trump. L’ex stratega trumpista Steve Bannon ha usato un paragone neotestamentario: Vance può essere il San Paolo di Gesù-Trump e diffondere più in profondità questo messaggio social-nazionalista.

Se la visione apocalittica del senatore risente del suo background di scrittore, c’è una parte consistente di questo mondo che viene definito della “Nuova Destra” che ha stilato un piano dettagliato di 900 pagine chiamato “Project 2025”. A capo di questo progetto, destinato al «prossimo presidente conservatore» (prevedendo quindi la possibilità della sconfitta di Trump, sia pur in modo implicito), c’è la Heritage Foundation, think tank che ha fornito una forte copertura intellettuale al trumpismo negli anni della sua ascesa, dopo essere stata dietro a ogni trasformazione del partito repubblicano sin dai tempi della rivoluzione reaganiana a cavallo tra anni ’70 e ’80. Ci sono altre decine d’associazioni, comprese le Moms4Liberty che portano idee ultraconservatrici nei consigli scolastici e l’Institute of Energy Research legato al magnate della chimica Charles Koch.

Il piano comincia da un punto fondamentale per l’istituzione di un nuovo tipo di governo: si inizierebbe dalla cancellazione di una legge risalente al 1883, il Pendleton Act, che stabilisce che i dipendenti federali debbano essere scelti in modo meritocratico e non più tra i fedelissimi del partito vincitore delle elezioni.

Ovviamente ciò avverrebbe dopo che il partito repubblicano sia stato “ripulito” dai moderati fedeli a un’idea di libert più tradizionale. A quel punto scatterebbe una nuova fase da “180 giorni” per trasformare ogni singola agenzia federale, a cominciare da quelle che si occupano di clima: via tutti coloro che scelgono di seguire il consenso scientifico sul cambiamento climatico, dentro chi invece «vuol promuovere i combustibili fossili». Seguirebbero anche l’eliminazione dei sussidi ambientali e delle regolamentazioni in materia di sostenibilità ambientale. Sul tema dei diritti civili, nessuna mediazione: cancellazione a livello federale del diritto d’aborto e libertà di discriminare le persone Lgbtq+. Infine la giustizia: si tagliano radicalmente i fondi all’Fbi e del dipartimento di giustizia, che andranno sostituiti da nuove strutture occupate da militanti «appositamente formati».

Più molti altri progetti che includono anche la diplomazia e le forze armate. Sicuramente l’implementazione di questo progetto avrebbe molte resistenze provenienti dalla società civile, dal sistema giudiziario e persino dal Congresso, ma è significativo che, per citare lo stesso Vance, si pensi con una «prospettiva decennale».

Tradotto in parole povere: il partito repubblicano non tornerà più quello di prima, anche dopo la parabola di Trump.

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