Fra i momenti più iconici degli ultimi anni di vita della regina Elisabetta II ci sono stati i suoi discorsi di Natale, in particolare nei giorni più bui del Covid, quando il Regno Unito era alle prese con le peggiori ondate di infezione in Europa. Così, a quasi quattro mesi dalla morte della madre, re Carlo aveva un appuntamento difficile con la tradizione, sapendo che ad attenderlo c’era un paragone così difficile.

Lo ha fatto in dieci minuti di discorso molto istituzionale, con qualche punta di maggiore empatia. E non poteva essere diversamente nell’introduzione al discorso, quando Carlo ha ricordato la regina: «Sono qui, nella splendida cappella di San Giorgio del castello di Windsor, vicino al luogo in cui la mia amata madre, la defunta regina, riposa insieme al mio caro padre», ha detto.

«Mi tornano in mente le lettere, i biglietti e i messaggi profondamente toccanti che tanti di voi hanno inviato a me e a mia moglie e non potrò mai ringraziarvi abbastanza per l'amore e la simpatia che avete dimostrato a tutta la nostra famiglia. Il Natale è un momento particolarmente toccante per tutti coloro che hanno perso i propri cari».

«Nella canzone O Little Town Of Bethlehem cantiamo di come “nelle tue strade buie risplende la luce eterna”. La fede di mia madre nel potere di quella luce era una parte essenziale della sua fede in Dio, ma anche della sua fede nelle persone ed è una fede che condivido con tutto il cuore. È una fede nella straordinaria capacità di ogni persona di toccare, con bontà e compassione, la vita degli altri e di illuminare il mondo circostante. Questa è l'essenza della nostra comunità e il fondamento stesso della nostra società».

Al servizio degli altri

Re Carlo ha poi reso omaggio alle forze armate e agli operatori sanitari, agli insegnanti e a «tutti coloro che lavorano nel servizio pubblico, la cui competenza e impegno sono al centro delle nostre comunità». «Desidero in particolare rendere omaggio a tutte quelle persone meravigliosamente gentili che così generosamente donano cibo o denaro, o il bene più prezioso di tutti, il loro tempo, per sostenere coloro che li circondano nelle necessità più grandi, insieme alle numerose organizzazioni di beneficenza che fanno un lavoro straordinario nelle circostanze più difficili».

Carlo ha riconosciuto che è un «momento di grande ansia e difficoltà, sia per coloro che nel mondo affrontano conflitti, carestie o disastri naturali, sia per coloro che in patria trovano il modo per pagare le bollette e far mangiare le loro famiglie e mantenerle al caldo». Ha elogiato «l'umanità delle persone» che «rispondono così prontamente ai problemi degli altri».

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