A Vladivostok, nell’estremo oriente russo, si stanno così intrecciando i fili di una complessa trama internazionale che vede Mosca impegnata sempre più verso l’Indo-Pacifico per risolvere il conflitto europeo in Ucraina.

È uno spostamento del baricentro politico della Federazione russa da ovest verso est. Vladivostok diventa così la nuova capitale russa che guarda al Pacifico, l’area più dinamica del pianeta a pochi chilometri dalla Cina, Corea del Nord, Giappone e Corea del Sud. Costruire una nuova capitale a Vladivostok può apparire una provocazione ma ci sono molti motivi per vedere la Russia scivolare verso oriente dopo aver tagliato i ponti economici e politici con l’Europa.

Il nuovo baricentro

Solo suggestioni, dunque? Non proprio. L’idea non è nuova ed è stata lanciata qualche tempo fa sul quotidiano statale Rossiskaya Gazeta da Sergei Karaganov, preside della facoltà dell'economia mondiale e degli affari internazionali alla Scuola superiore di economia di Mosca, dove ha suggerito che la Russia, vista la sua enorme estensione ha bisogno di tre capitali: Mosca, San Pietroburgo e Vladivostok. La terza città sarebbe una nuova capitale economica per la Russia.

Un progetto audace ma non privo di intriganti conseguenze. Naturalmente Vladivostok non dovrebbe sostituire completamente Mosca ma prenderne alcune funzioni più economiche e commerciali per poterle realizzare in un’area che è diventata il fulcro del dinamismo mondiale.

Vladivostok è un porto sul Pacifico che guarda al Giappone e il punto di arrivo della linea ferroviaria trans siberiana, una città in grado di sfruttare la sua posizione strategica alle porte dei vivaci mercati dell'Asia e dell'estremo oriente.

Ora è percepita come periferia estrema dell’impero, il limes orientale, ma potrebbe diventare il nuovo baricentro per l’Indo-Pacifico piuttosto che la capitale della Siberia, come è stata vista finora. Così come San Pietroburgo fu fondata nel 1703 sotto il regno di Pietro il Grande, con l'obiettivo di creare una città che facesse da "ponte" tra Russia ed Europa, così Vladivostok potrebbe diventare la vetrina russa per l’estremo oriente una volta che i sogni di far rivivere il neo imperialismo zarista sarà rimesso negli archivi della storia.

AP

Estremo oriente

Una città dunque con alcune funzioni di una capitale ma collocata nell’estremo oriente. Un progetto che avrebbe potuto apparire come una suggestione di Vladislav Surkov, controverso spin doctor di Vladimir Putin poi caduto in disgrazia come accade spesso ai consiglieri dello zar. Un personaggio a cui si è ispirato Giuliano da Empoli come ce lo ha raccontato nel libro unico nel suo genere Il mago del Cremlino.

Ciò che rende intrigante la proposta di Kuraganov è che la nascita di una nuova capitale ad est renderebbe Vladivostok una città con alcune delle funzioni di una capitale ma collocata nell’estremo oriente e «questa decisione potrebbe rendere la Russia parte del mondo in crescita». Un porto che ospita la flotta russa del Pacifico e il capolinea della ferrovia transiberiana.

L’idea di Kuraganov è di ripartire i poteri: sulla sua mappa l’establishment politico, difensivo e diplomatico del governo rimarrebbe a Mosca, San Pietroburgo sarebbe la sede della cultura e la “Nuova Vladivostok” la base economica così come Washington è la capitale politica, New York quella finanziaria e culturale e Chigago è quella dei mercati delle commodities. La provocazione intellettuale è che se Pietro il Grande, il fondatore di San Pietroburgo, vivesse oggi costruirebbe la capitale non sul Baltico ma sull’Oceano Pacifico.

Come a tutti i progetti, però, servono i mezzi finanziari e Mosca dovrebbe quindi convenire che con le sanzioni economiche occidentali i margini di manovra per sviluppare nuovi progetti sono esauriti. La Nuova Vladivostok potrebbe voler dire anche mettere in soffitta i sogni imperialisti zaristi e riprendere il dialogo con l’occidente.


 

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