La popolazione bielorussa sembra aver risposto positivamente all’appello allo sciopero generale lanciato da Svetlana Tikhanovskaya, leader dell’opposizione al regime dell’attuale contestato presidente del paese, Aleksandr Lukashenko, al governo dal 1994. Tikhanovskaya aveva, infatti, chiesto ai bielorussi di iniziare uno sciopero generale se Lukashenko non si fosse dimesso entro ieri, 25 ottobre. Da questa mattina, 26 ottobre, sono molti i filmati che riprendono studenti fuori dalle università e lavoratori che abbandonano le fabbriche per scendere in piazza a manifestare contro il governo. 

Le manifestazioni erano già iniziate domenica sera quando migliaia di persone avevano marciato nel centro di Minsk, la capitale del paese, contro Lukashenko. Secondo i dati forniti dall’addetta stampa del ministero dell’Interno, Olga Chemodanova, sono 523 gli arrestati nel paese dall’inizio delle proteste, di questi 324 sono ancora detenuti.

Una protesta che dura da agosto

Le proteste nel paese sono iniziate subito dopo le elezioni del 9 agosto di quest’anno che hanno visto la vittoria di Lukashenko. L’opposizione ha però accusato l’esecutivo di brogli, una critica ripresa anche dal mondo occidentale tanto che anche l’Unione europea ha detto di non riconoscere il successo elettorale del dittatore bielorusso e ha anzi approvato all’inizio di ottobre alcune sanzioni contro quaranta esponenti del suo regime. Nonostante le proteste interne e internazionali, il politico ha deciso comunque di proclamarsi presidente in una cerimonia blindata a Minsk a fine settembre. Il regime bielorusso continua inoltre a reprimere duramente il dissenso tanto da costringere all’esilio in Lituania la leader dell’opposizione, Svetlana Tikhanovskaya.

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