Il bilancio dell'ultimo disastro climatico dell'era Biden è ancora tutto da valutare, per ora sono state evacuate 150mila persone, 10mila edifici sono stati distrutti, dieci persone sono morte. I roghi hanno divorato già oltre 14mila ettari e scatenato una guerra politica. Il 2024 è stato l'anno più caldo da quando esistono i dati
Questa settimana di eventi climatici è stata tragica per l'impatto umano e ambientale, ma anche pregna di simboli. La contea di Los Angeles sta affrontando il più distruttivo incendio nella sua storia proprio mentre su scala globale è uscito un rapporto che certifica come il 2024 sia stato ufficialmente l'anno più caldo dall'era pre-industriale, nonché il primo a essere trascorso stabilmente sopra la soglia considerata di sicurezza dalla scienza di aumento delle temperature: +1.5°C.
Cosa significhi da un punto di vista pratico vivere e resistere in un mondo così caldo lo stanno sperimentando sul campo i vigili del fuoco e gli abitanti delle aree di Los Angeles assediate dagli incendi che si sono scatenati a causa della combinazione di siccità estrema, infiammabilità della vegetazione e venti con velocità da uragano nella California meridionale.
Le giuste discussioni sulla gestione forestale e dell'acqua, sulla prevenzione e le tecniche di spegnimento non possono far dimenticare il fatto che in queste condizioni climatiche il fuoco è semplicemente inarrestabile.
Il bilancio dell'ultimo disastro climatico dell'era Biden è ancora tutto da valutare, per ora sono state evacuate 150mila persone, 10mila edifici sono stati distrutti, dieci persone sono morte, gli incendi ormai sono cinque, di cui il Palisades è già il più grande mai visto a Los Angeles.
I roghi hanno divorato già oltre 14mila ettari e scatenato una guerra politica tra il governatore democratico Gavin Newsom, l'amministrazione uscente e quella entrante, che hanno approccio radicalmente diversi sulla questione climatica.
Intanto il governatore ha imposto il coprifuoco e Biden ha disposto l'invio di rinforzi ai vigili del fuoco in campo, che sono stremati e senza strumenti efficaci contro un fuoco troppo intenso e troppo veloce per essere contrastato.
Il laboratorio trumpiano
Il disastro di Los Angeles è anche un laboratorio per capire cosa cambierà nell'approccio di Trump alle questioni ambientali. Le teorie del complotto scatenate dal presidente eletto sul fatto che la scala del disastro sia stata causata dagli sforzi di protezione per gli osmeridi del fiume Sacramento sono un buon saggio di quello che ci aspetta nei prossimi quattro anni.
Non un buon viatico per gli Stati Uniti, che nel 2024 hanno avuto quattro dei dieci eventi estremi più costosi al mondo, con un impatto da 180 miliardi di dollari. Newsom ha richiamato Trump dicendo: «Smettetela con questi giochetti politici. C'è uno spazio e un tempo per fare queste cose e non è ora. Ora dobbiamo evacuare le persone». Le frasi di Newsom sono frutto di una doppia esasperazione: nei confronti dei repubblicani ma anche della potenza del fuoco, che ora lascia alle autorità due sole opzioni: scappare e sperare che si plachi il vento.
Affrontare eventi estremi in un contesto di crisi climatica è anche uno sforzo di comprensione del contesto più ampio, capire le connessioni di una tragedia locale con uno scenario globale.
Un 2024 “da record”
Los Angeles brucia all'inizio del 2025 anche perché il 2024 è stato l'anno più caldo da quando esistono i dati. Lo ha certificato ieri ufficialmente il servizio Copernicus dell'Unione Europea, con il rapporto Global Climate Highligths 2024, che esce ogni anno all'inizio di gennaio ma in questo momento è la migliore spiegazione possibile di quello che sta accadendo in California.
Secondo Copernicus, gli ultimi dieci anni sono tutti finiti nella serie dei dieci anni più caldi globalmente da quando abbiamo le serie storiche. Il 2024 ha battuto ogni record (superando il 2023), e avuto una temperatura media globale di 15.10°C. Vuol dire +1.6°C rispetto ai livelli pre-industriali.
Ogni mese da gennaio a giugno è stato il più caldo nella sua categoria, agosto ha pareggiato i livelli del 2023, mentre gli altri sono stati «solo» al secondo posto. Ci sono state tre intere stagioni da anomalia termica assoluta, tutte nell'emisfero boreale, e in particolare l'inverno, la primavera e l'estate.
Giorno da ricordare, il 22 luglio, con la temperatura media della Terra più alta mai registrata su un singolo giorno: 17.16°C. Undici mesi e il 75 per cento dei giorni dell'anno sono stati superiori alla soglia di sicurezza di +1.5°C. Il rapporto di Copernicus è la fotografia di un pianeta che è sempre più vicino alla soglia di non ritorno.
Il 2024 è stato un anno da record per ogni continente a parte Asia e Antartide. Secondo gli scienziati, questa anomalia è sicuramente in parte l'effetto del fenomeno ciclico di riscaldamento oceanico di El Niño, che porta a un aumento delle temperature.
Il problema è che El Niño aveva raggiunto il suo picco nella seconda parte dell'anno scorso, quindi le temperature avrebbero dovuto piano piano normalizzarsi e invece non lo hanno fatto, segno che abbiamo sopravvalutato l'impatto di El Niño e, ancora una volta, sottovalutato quello delle emissioni antropiche di gas serra. Inoltre,
El Niño 2023-2024 è stato più debole di quelli del 2015-2016, 1997–1998 e 1982–1983. Quindi il suo avvento non può sicuramente giustificare da solo tutte queste anomalie.
Il riscaldamento globale ha ormai preso ritmo: dagli anni '70 il trend aveva visto un aumento medio di 0.19°C per decennio, negli ultimi anni i gradini della scala sono diventati più ripidi e verticali, passando a +0.24°C per decennio. Difficile sapere come andranno i prossimi anni; secondo il Decadal Climate Update dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale possiamo aspettarci nel futuro a breve termine anche un anno di 1.9°C più caldo dell'era pre-industriale. Sarebbe uno sbalzo incredibile da osservare negli anni '20.
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