Un rapporto commissionato dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite certifica quello che già anticipavano le autorità ucraine: in sette mesi di conflitto sono stati commessi crimini di guerra.

A dirlo è Erik Møse membro della commissione di inchiesta: «Sulla base delle prove raccolte, la Commissione ha concluso che in Ucraina sono stati commessi crimini di guerra», ha detto.

L’ex giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo ed ex presidente del Tribunale penale internazionale per il Ruanda non ha specificato i nomi di chi abbia commesso i crimini ma ha detto che il lavoro della commissione si è concentrato su aree dell’Ucraina occupate dalle forze russe nelle regioni di Kiev, Chernihiv, Kharkiv e Sumy.

Le violazioni

AP Photo/Emilio Morenatti

«Siamo rimasti colpiti dal gran numero di esecuzioni nelle aree che abbiamo visitato. La commissione sta attualmente indagando su queste morti in 16 città e insediamenti», ha detto Møse.

Gli investigatori della commissione, istituita a marzo dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, hanno visitato 27 luoghi e intervistato più di 150 vittime e testimoni.

Sono state trovate un gran numero di esecuzioni nelle aree visitate, tra cui corpi con mani legate, gole tagliate e ferite da arma da fuoco alla testa. Gli investigatori hanno anche identificato vittime di violenza sessuale di età compresa tra i quattro e gli 82 anni. I bambini sono stati violentati, torturati e confinati illegalmente, ha concluso la commissione d’inchiesta.

La posizione russa

Mosca ha sempre negato e definito come diffamatorie le accuse delle autorità ucraine che a Bucha, Irpin e altre città rientrate sotto il controllo di Kiev avevano denunciato numerose violazioni dei diritti umani e crimini di guerra. Non sorprende se, come riporta la Reuters, la Russia non si è presentata alla riunione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni unite che aveva chiamato i funzionari di Mosca a rispondere alle accuse della commissione d’inchiesta.

L’ambasciatrice statunitense presso il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite, Michele Taylor, ha accusato la Russia di aver deportato con la forza tra i 900mila e 1.6 milioni di ucraini.

I membri della commissione d’inchiesta

Gli esperti della commissione che ha redatto il rapporto sono tre: Erik Møse (Norvergia), Jasminka Džumhur (Bosnia ed Erzegovina, Pablo de Greiff (Colombia). Il primo è stato ex giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo, ha ricoperto il ruolo di giudice nella Corte suprema norvegese e quello di presidente del Tribunale penale internazionale per il genocidio in Ruanda.

Jasminka Džumhur è stata membro del Comitato delle Nazioni Unite per la protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, di cui è stata anche vicepresidente. In Bosnia è il garante dei diritti umani del paese. Pablo de Greiff è stato direttore del Centro internazionale per la giustizia di transizione e dal 2014 è Senior Fellow e direttore del programma di giustizia transitoria presso il Centro per i diritti umani e la giustizia globale della School of Law della New York University.

Il ruolo della Corte penale internazionale

Da mesi una squadra di investigatori della Corte penale internazionale sta raccogliendo prove di crimini di guerra commessi dall’esercito russo. Lo stesso procuratore capo Karim Khan si è recato a Kiev dove ha incontrato le autorità ucraine e ha annunciato l’apertura di un fascicolo di indagine sul caso. Diversi stati europei, tra cui Italia e Francia, ha inviato in Ucraina una squadra di investigatori scientifici di supporto nella raccolte del materiale probatorio.

Anche i procuratori ucraini stanno portando avanti le indagini e ad oggi hanno raccolto decine di migliaia di casi e testimonianze da vagliare. Lo scorso 23 maggio si è concluso il primo processo per crimini di guerra a Kiev, in cui è imputato il 21enne Vadim Shishimarin, un soldato russo che si è dichiarato colpevole di aver ucciso, il 28 febbraio, un civile disarmato nella regione di Sumy. Gli ha sparato eseguendo l’ordine di un superiore. La vittima, Oleksandr Shelipov, aveva 62 anni e, quando è stata raggiunta dai colpi dell’arma automatica, era a bordo della sua bicicletta, poco distante da casa, nel villaggio ucraino nord-orientale di Chupakhivka. Vadim Shishimarin è stato condannato all’ergastolo.

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