Sanzioni e dichiarazione dello stato di emergenza. È questa la strategia adottata dall’Ucraina per rispondere a Vladimir Putin e fare in modo che il mondo intero non si dimentichi di Kiev.

Dopo il riconoscimento delle auto proclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, il parlamento ucraino ha approvato ieri sanzioni contro 351 cittadini russi, dopo quelle già imposte da Stati Uniti e Unione europea.

Oltre alle sanzioni, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato un decreto che prevede l’arruolamento in servizio dei riservisti dai 18 ai 60 anni, e ha chiesto ai circa tre milioni di cittadini ucraini che vivono in Russia di lasciare il paese.

Allerta invasione

Ancora una volta, come già annunciato nei giorni scorsi, secondo la Casa Bianca l’invasione russa è imminente. «Il presidente dell’Ucraina è stato avvertito che la Russia molto probabilmente inizierà un’invasione entro 48 ore sulla base dell’intelligence statunitense», ha detto ieri a Newsweek un funzionario americano. Aspetterebbero solo l’ordine di agire secondo alcuni ufficiali delle forze armate americane. Affermazioni che troverebbe riscontro anche nelle parole del primo ministro della Lettonia, Arturs Krišjanis Karinš, che alla Cnn ha detto: «Secondo le informazioni a mia disposizione, Putin sta spostando ulteriori forze e carri armati nei territori occupati del Donbass».

Già nei giorni scorsi il presidente russo ha firmato un decreto con cui ha approvato lo stanziamento di truppe per una missione di “peacekeeping” nelle aree di Donetsk e Luhansk dove ci sono i separatisti. Nel Donbass la situazione continua a rimanere molto tesa. L’agenzia Interfax riporta che Kiev ha annunciato la morte di un altro soldato durante un bombardamento avvenuto nell’area. Ma il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, davanti all’Assemblea delle Nazioni unite ha detto che le sue forze armate non hanno pianificato nessuna offensiva militare nel Donbass.

Nel 2022 la guerra non si combatte solo con le armi e sul terreno. Il ministro ucraino per la trasformazione digitale ha affermato che diversi cyberattacchi hanno preso di mira i siti web del governo e quelli di alcune banche, come già accaduto settimana scorsa.

Nello specifico gli attacchi informatici hanno colpito i siti internet del parlamento, del gabinetto e del ministero degli Esteri ucraini, oltre ad aver provocato ritardi e interruzioni sulle pagine web del ministero della Difesa e degli affari interni.

L’assemblea dell’Onu

Nella giornata di ieri si è riunita anche l’Assemblea generale delle Nazioni unite. Hanno preso parola il ministro degli Esteri ucraino e il rappresentante permanente della Russia all’Onu. Il ministro degli Esteri Kuleba ha detto che «il futuro di milioni di persone in Europa e in tutto il mondo si basa sulle regole che la Russia cerca di distruggere».

Davanti all’Assemblea riunita a New York Kuleba ha voluto ricordare la situazione in cui vivono i cittadini ucraini nel Donbass. Circa 64mila di loro hanno dovuto lasciare il paese per paura di persecuzioni o discriminazioni, mentre a Donetsk è attiva la nota prigione di Izolyatsia, che Kuleba ha sottoposto centinaia di persone a lavori forzati e torture. «Continua a funzionare come un campo di concentramento letterale, nell’Europa del Ventunesimo secolo», ha detto il ministro ucraino che ha aggiunto come il suo paese sta difendendo non solo la sicurezza globale ma anche i principi fondamentali del diritto internazionale. Il rappresentante russo Vassily Nebenzia ha diretto un discorso contro il Segretario generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres che «ha rilasciato diverse dichiarazioni su ciò che sta accadendo nell’est dell’Ucraina l’altro giorno e oggi, che non sono in linea con il suo mandato e i suoi poteri ai sensi della Carta delle Nazioni unite».

Nel suo intervento di ieri Guterres ha detto: «Gli ultimi sviluppi riguardanti l’Ucraina sono motivo di grave preoccupazione, e comprendono rapporti di aumento delle violazioni del cessate il fuoco attraverso la linea di contatto, e un rischio reale di ulteriore escalation sul terreno». Un conflitto militare potrebbe creare fino a cinque milioni di sfollati, avverte la rappresentante Onu degli Stati Uniti, Linda Thomas-Greenfield, che davanti hai delegati ha detto: «La storia ci dice che guardare dall'altra parte è alla fine il percorso più costoso».

Ma oltre alla guerra mediatica di questi giorni c’è la percezione del mondo reale. Alle manifestazioni per la pace dei giorni scorsi, oggi se ne aggiunge un’altra organizzata a Roma dall’Associazione cristiana ucraini in Italia.

La partecipazione prevista è di circa 50 persone, chissà se anche loro credono al rischio di un conflitto imminente.

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