Negli ultimi giorni sta avendo grande risalto la morte di Mahak Hashemi, una ragazza di 16 anni morta in Iran la scorsa settimana. Secondo diversi media e account social, Hashemi sarebbe stata uccisa a colpi di manganello dalle forze di sicurezza del regime nel corso delle proteste in corso da mesi nel paese.

Della vicenda si sta parlando molto anche in Italia. Secondo un articolo pubblicato sulla prima pagina della Stampa di oggi, Hashemi sarebbe stata uccisa dopo essere uscita di casa indossando un cappello da baseball, un gesto che compiva da giorni in solidarietà con le proteste.

La polizia iraniana, però, sostiene che Hashemi sia morta in un incidente e ha pubblicato alcune fotografie dell’auto ribaltata a bordo della quale si sarebbe trovata la ragazza. Lo stesso affermano alcuni account social che sostengono di appartenere a membri della sua famiglia. I grandi media internazionali, per ora, trattano la vicenda con prudenza e alcuni hanno anche cancellato i riferimenti pubblicati alla storia nei giorni scorsi.

La vicenda

La notizia della morte di Hashemi sembra che sia stata pubblicata per la prima volta il 27 novembre dall’account twitter Iran human rights society (non affiliato alle più note Ong Ihr e Hrana). La storia ha immediatamente iniziato a circolare moltissimo. Il calciatore iraniano Ali Karimi ha condiviso la storia sul suo profilo Instagram (finendo criticato dall’agenzia delle Guardie rivoluzionarie del regime) e migliaia di utenti hanno twittato messaggi in suo ricordo. Un utente di TikTok ha postato un collage di video che sostiene siano di Hashemi.

Secondo le principali Ong vicine all’opposizione iraniana, nelle proteste iniziate lo scorso 16 settembre sono morte almeno 400 persone, tra cui molti giovani e giovanissimi che soprattutto nei primi giorni della rivolta sono stati i principali animatori della protesta.

Dopo essere circolata nei network di attivisti, la storia è stata ripresa da due testate internazionali in lingua iraniana che sostengono di aver parlato con testimoni a conoscenza della vicenda. Voice of America in persiano sostiene che un testimone abbia visto il corpo di Hashemi con il volto tumefatto. La polizia lo avrebbe restituito alla famiglia in cambio del pagamento di una grossa somma di denaro e avrebbe imposto loro il silenzio sul caso. Voice of America precisa che in realtà «non si sa molto di Hashemi» e riporta un tweet in cui viene riferito che Hashemi era nota nella comunità dei giocatori di Free fire, un videogioco per smartphone molto diffuso in Iran. 

Il sito Iranwire, un progetto portato avanti da un gruppo di giornalisti iraniani della diaspora, scrive che, secondo una persona informata sui fatti, la madre di Hashemi sarebbe morta quattro anni fa di tumore. La ragazza, uscita di casa nel fine settimana, sarebbe sparita per due giorni. La famiglia avrebbe poi ricevuto una telefonata in cui gli veniva chiesto di identificare il corpo in ospedale.

I dubbi

La storia di Hashemi non è stata ripresa da alcuni dei principali gruppi per i diritti umani in Iran, come ad esempio Hrana, che pubblica una lista costantemente aggiornata di persone scomparse, ferite o uccise nelle proteste.

Radio Farda, parte del network Radio Free Europe/Radio Liberty finanziato dal governo americano, ha prima pubblicato un tweet sulla vicenda per poi rimuoverlo senza spiegazione. La versione persiana di Bbc, in un articolo in cui cita altri casi di persone uccise nelle proteste, si è limitata a riferire la versione della polizia, per poi aggiungere che «precedenti versioni» parlavano di morte avvenuta in seguito a percosse.

Un account Twitter che sostiene di appartenere a un familiare di Hashemi scrive che la ragazza è morta in un incidente e che sul suo conto sono state diffuse notizie false. Un account Instagram che sostiene di appartenere allo zio di Hashemi ha postato diverse storie in cui chiede di cessare con i “pettegolezzi” sulla sorte della ragazza.

Una persona che sostiene di essere lo zio di Hashemi ha postato una storia Instagram in cui chiede di cessare i «pettegolezzi» sulla sorte della nipote

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